La Sacra Scrittura di domenica 2 ottobre

Il commento di don Michele Mosa. «Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio. Tieni viva la passione per il Signore»

L’esperienza di fede ebraica – e quindi anche quella cristiana – è legata alla capacità e alla pratica della memoria. «Noi ebrei – scriveva Martin Buber nel 1938 – siamo una comunità basata sul ricordo. Il comune ricordo ci ha tenuti uniti e ci ha permesso di sopravvivere». E memoria significa famiglia, comunità. O per dirla con il linguaggio della Scrittura “di generazione in generazione”. La fede è innanzitutto e soprattutto una catena di trasmissione da uomo a uomo, di padre in figlio. Appunto “di generazione in generazione”. Basta che si rompa un anello e non c’è più la catena. La memoria si atrofizza, il ricordo sbiadisce fino a scomparire del tutto. Ricordare però è più che non dimenticare. Non è un appunto sul calendario o una nota sull’agenda: è una ferita nel cuore. È un volto nella mente. Dunque, Timoteo ricorda. Ricorda innanzitutto che ciò che sei è dono: dei tuoi genitori, della tua famiglia, del tuo villaggio, della tua Chiesa, di Dio. Tu sei un dono non hai soltanto ricevuto doni. Tu sei, Timoteo, dono che ogni giorno lo Spirito fa nuovo. Non dimenticarlo. Appunto, ricorda. Perché nella memoria prima delle cose da fare fiorisce la passione per le persone che ti sono affidate. E per Colui che quel dono ti ha fatto. Quel dono viene da Dio attraverso di me – ricorda Paolo a Timoteo –, cioè Dio passa attraverso le persone che incontri: da loro ricevi e a loro doni. Primavera dopo primavera rischiamo di dimenticarlo: il dono diventa qualcosa di acquisito, un diritto, una proprietà. Primavera dopo primavera la gratuità scopare e prevale il “do ut des”. Primavera dopo primavera il Vangelo lascia il posto al buon senso. E tu ripeti gesti di cui non conosci il sapore: si è sempre fatto così. “Ravviva il dono di Dio che è in te” è come dire tieni vivo il fuoco, la passione per il Signore. Perché la passione per il Signore: questa è decisiva. Anche se vissuto con toni diversi – un conto è a 20 anni, un conto a 50, un altro conto a 80 – la passione per il Signore, il fuoco che arde nel cuore, quello sì che è decisivo. Ricordati di non farlo spegnere. Il fuoco dello Spirito.

 Don Michele Mosa