La Sacra Scrittura di domenica 18 febbraio

Il commento di don Michele Mosa. “Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano”

Di Don Michele Mosa

 

Due verbi. Due scene. E la vita è tutta qui. Difficoltà e gioie. Momenti di scoraggiamento e delusione, occasioni di festa. Il buio e la luce. Semplice. Forse addirittura facile, così facile che spesso lo dimentichiamo. E di fronte a una difficoltà ci arrendiamo senza combattere o cerchiamo il nemico da sconfiggere, nella felicità diventiamo superuomini per non dire dei e regaliamo consigli e suggerimenti. Ma la vita non è tutta qui. Non è lo scontro tra la formica e la cicala. Non è la saggezza di chi non si abbatte nella tristezza e non si esalta nella prosperità. La vita è…Qualcuno dice una sfida, altri un segno, altri ancora un viaggio…La vita. Più ci penso e più cresce in me la confusione: cos’è la vita? Niente risposte filosofiche o teologiche. Nessuna spiegazione scientifica. Per carità tutte cose utili, perfino necessarie, ma non sufficienti: ti lasciano sulla soglia della vita. Io invece voglio vivere, non mi basta sapere cosa sia la vita. Perché in definitiva la vita sono io: nel deserto con le bestie selvatiche e gli angeli che mi servono. Nello scorrere dei giorni fra amici e nemici. Fra chi canta le mie lodi e chi non perde occasione per criticarmi. La vita è questo lasciarsi buttare dallo Spirito nella mischia: e ciò che conta non il risultato finale ma l’essere passato attraverso il deserto. Perché solo chi conosce il deserto sa la fatica del vivere. E nel deserto non ci vai mai tua iniziativa: sarebbe solo una bella vacanza. Ma la ita non è per i turisti. Nel deserto ci vieni buttato. Dallo Spirito, se credi. Dalla vita, tutti noi. Nessuno vi sfugge. Nemmeno Dio. Non facciamo allora poesia su questo Gesù catapultato nel deserto. Non riduciamo questo momento a un paniere di consigli morali. O pseudospirituali. Facciamone tesoro per la vita: e viviamo fino in fondo le bestie selvatiche e gli angeli. Come ricorda Alda Merini: «Io la vita l’ho goduta tutta, a dispetto di quello che vanno dicendo sul manicomio. Io la vita l’ho goduta perché mi piace anche l’inferno della vita e la vita è spesso un inferno…. per me la vita è stata bella perché l’ho pagata cara». C’è la mia fede in queste parole: dalla croce agli inferi. Dal buio alla luce. Dagli amici ai nemici. Dal manicomio al successo. C’è la fede perché c’è la vita.