La Sacra Scrittura di domenica 12 novembre

Il commento di don Michele Mosa. "Perchè lo sposo tardava"

Questione di tempo. Sei in stazione e il treno non arriva mai: è sempre in ritardo. Sei intrappolato nel traffico e il tempo passa troppo veloce: quando arrivi in stazione il treno è partito. Lo sposo tardava: pensiero delle spose. Chissà cosa era successo allo sposo? Ci aveva ripensato? Aveva avuto un contrattempo, un banale contrattempo? Forse c’era traffico, forse aveva dimenticato a casa il telefonino, forse – l’emozione a volte gioca brutti scherzi – aveva mal di pancia ed era dovuto andare in bagno. Qualunque fosse il motivo, il dato di fatto è il ritardo evidenziato soprattutto dal fatto che la sposa è in anticipo ed è lì che aspetta. Qui però si incunea una domanda: perché il ritardo indispettisce la sposa? Ha dei dubbi sull’amore dello sposo per lei? Teme di aver sbagliato o mancato in qualcosa tanto da far cambiare idea allo sposo: il ritardo è segno del fatto che non verrà all’appuntamento, ci ha ripensato e il matrimonio non si farà. Trema perché immagina che allo sposo sia accaduto una disgrazia: forse sta male, ha avuto un incidente, sarà ferito… Il ritardo dello sposo apre la porta alla paura. Paura per l’altro: cosa sarà capitato?, paura per me: cosa avrò fatto di male? Ma la paura uccide la fede. E siamo vergini stolte, spose che decidono di andarsene. Di rimediare da sole alle proprie mancanze. Di tornare indietro: perché solo tornando indietro si possono risolvere i problemi di oggi. Salvo poi scoprire che indietro non si va e ci si ritrova non nel futuro ma fuori dal tempo: e la porta resta chiusa. (…) Il ritardo genera l’attesa e l’attesa dilata il cuore. Scriveva Agostino: «Facendoci attendere, intensifica il nostro desiderio, col desiderio dilata l’animo e, dilatandolo, lo rende più capace. Cerchiamo, quindi, di vivere in un clima di desiderio perché dobbiamo essere riempiti». Paura o desiderio: quale delle due mi accompagna verso l’incontro con lo sposo (dando per scontato ormai che per noi Cristo sia lo Sposo!). Perché tutto si gioca qui, credo: vado davanti a un giudice o davanti all’altare? Cosa mi attendo? (…) L’olio è il desiderio di festa, il bisogno di comunione perché «non è bene che l’uomo sia solo». Ho bisogno di far festa «perché – scrive Ermes Ronchi – dal momento che mi mette in vita Dio mi invita alle nozze con lui. Il Regno è un olio di festa: credere che in fondo ad ogni notte ti attende un abbraccio». O, per dirla con Benedetto Calbi: «Dio è un bacio. Caduto sulla terra a Natale».

Don Michele Mosa