La Sacra Scrittura di domenica 2 luglio

Il commento di don Michele Mosa. «Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà»

“TuxTutti”: lo slogan che accompagna questo tempo di Grest che coinvolge le nostre parrocchie e i nostri Oratori. Sullo sfondo della parabola del “Buon Samaritano” e con il riferimento alla mitica storia di Robin Hood ci apriamo al nostro prossimo: per condividerne la felicità, per alleviarne e sostenerne la fatica e i momenti bui. Così ci concentriamo sul Tutti: prossimo è ogni uomo e donna, senza se e senza ma. Quello che invece vorrei richiamare – ed è stato il nostro leit-motiv della settimana – è il Tu, cioè l’IO che diventa un TU quando e se non si chiude. Un IO che si difende, che fa troppi calcoli, che guarda l’altro è un IO destinato alla morte: non ha sbocchi vitali, non ha respiro… e chi non respira muore. Pensate a un sub: quanto resistere sott’acqua senza respirare? Può provare, e magari riuscirci, a fare il record e vincere la medaglia d’oro ma dovrà comunque tornare a respirare. È la legge della vita: se non espiri non puoi inspirare. Se non dai non puoi accogliere. Non è difficile da capire: è la legge base della creazione. “Come produsse Dio il mondo, come lo creò? Come un uomo trattiene il respiro, e si contrae in se stesso, in modo che il poco possa contenere il molto, così anche Dio contrasse la sua luce di una spanna, e il mondo rimase come tenebre”. Questo brano del XIII secolo contiene un idea che sarà fondamentale nell’intera storia della mistica ebraica: quella della contrazione o ritiro (“tzimtzum”) di Dio, un movimento all’interno della divinità – simile a un respiro cadenzato – che sarebbe più originario della stessa creazione. Trattenere per sé è morte, donare è vita. Dal principio dei tempi.

 

Don Michele Mosa