La Sacra Scrittura di domenica 26 febbraio

Il commento di don Michele Mosa. «Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo»

Il cerchio si chiude e io posso finalmente andarmene. Senza farmene una colpa: e questo è di vitale importanza. Soprattutto per chi, educato nella religione cattolica, decide che è ora di diventare adulto. Cioè di guardare in faccia la realtà, togliere la maschera e affrontare la vita a due mani. Basta con i comandamenti, basta con le prediche: adesso decido io. Tanto, se faccio il bene è Dio che opera in me, se faccio il male è responsabilità mia. Adesso caro Dio, o se preferisci caro Gesù Cristo ti lascio nel deserto e vado per la mia strada. O così almeno pensavo. Anzi, per dirla tutta, così è avvenuto: Cristo è rimasto nel deserto, ma Satana è venuto con me. E ha cominciato a spianarmi la strada. A suggerirmi scappatoie e scorciatoie. A farmi gustare il piacere del successo – che poi vuol dire tutti ai tuoi piedi e tu fai quello che vuoi. Senza mai pagare. O anche no?! Perché succede un giorno che hai fame, puoi comprarti quello che vuoi ma è tutto chiuso. Sciopero generale? Pandemia? Di fatto mica puoi mangiare l’oro? E ti accorgi che tutto può diventare oro ma non puoi trasformare l’oro in pane. E l’oro non si mangia. O succede che vorresti fare una grande festa con mille invitati – però per una volta non vuoi avere intorno leccapiedi, finti inchini, yesman – ma tu non hai più amici. E non hai nemmeno una famiglia. Sei solo, più solo di quel Cristo che hai lasciato nel deserto. Ed è come se ti fossi buttato giù dal Pirellone senza paracadute: ti sei spiaccicato al suolo. Allora la grande domanda: e se tornassi sui miei passi? Se riconoscessi di aver sbagliato strada? Se il deserto non fosse un luogo di morte ma un vivaio di piante novelle? Grazie a Dio c’è la Quaresima.

Don Michele Mosa