La Sacra Scrittura di domenica 19 giugno

Il commento di don Michele Mosa. «Voi annunciate la morte del Signore, finché Egli venga»

 Celebrare l’Eucaristia, cioè vivere in un costante paradosso: morte che dona la vita. Tomba che apre al futuro. Sarà per questo che non riusciamo a cogliere il significato, l’intensità, la profondità dell’Eucaristia? Perché è celebrazione di una morte, non solo annunciata ma capace di orizzonti d’infiniti. Morte per me – e credo per tutti noi – è presagio di oscurità. È memoria di passato non profumo di futuro. Non è sogno ma incubo, semmai. Le indagini demoscopiche e i sondaggi dicono di cristiani che non credono più alla risurrezione – oggi è di moda la reincarnazione, concetto peraltro negativo –; a me piacerebbe sapere chi crede ancora nella morte del Figlio di Dio. Non nella morte di Dio, intesa alla maniera di Nietzsche. Nella morte di Cristo sulla croce. Qualcuno dice che siamo gli uomini e le donne della croce per cui siamo tristi e seminiamo tristezza. A me pare il contrario: semina tristezza chi non crede nella croce di Cristo. Era forse triste Francesco d’Assisi? Era triste Filippo Neri? Era triste Tonino Bello o Madre Teresa di Calcutta? Siamo tristi noi perché non ci lasciamo abbracciare dal mistero del Crocifisso per divenire davvero apostoli del Vangelo. La tristezza non scaturisce dalla croce ma da una morte senza senso, da una morte che pretende di essere il punto alla fine della frase. L’Eucaristia porta chi la celebra nell’orizzonte della morte di quel Cristo che apre le porte del futuro e riempie la vita di gioia. L’Eucaristia è la tavola della condivisione e del sogno. È il momento in cui i figli e le figlie, i fratelli e le sorelle condividono i loro sogni e li raccontano al Padre. Non è sangue versato l’Eucaristia, è sangue donato. E il dono è per la vita. Paradosso dell’essere cristiano: annunci la morte del Signore, celebri la vita, regali futuro. Quanto siamo lontani dall’esperienza religiosa che piace agli uomini. Quella che placa Dio e rassicura le coscienze degli uomini. L’Eucaristia è il parto di Dio. Chissà se nasceremo anche noi!

 

Don Michele Mosa