La Sacra Scrittura di domenica 23 gennaio

Il commento di don Michele Mosa. «Ora voi siete corpo di Cristo»

Più cerchi di allontanarlo, più si rende presente. Più elabori teorie che squalificano la materia e cancellano il corpo, più lo Spirito ti mette di fronte alla “carne”: «si fece carne». In-carn-arsi: cuore del cristianesimo perché verità del Cristo di Dio. «Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato» (Eb 10, 5). Dobbiamo per prima cosa partire sempre – non dimentichiamolo mai – dalla realtà: il nostro corpo. Quel corpo che è diventato tempio dello Spirito e che ci fa tutt’uno con Cristo e in Cristo. Non si tratta dunque di un’unione simbolica o “spirituale”: siamo il corpo di Cristo. A dire il vero, lo sappiamo tutti. E molto bene. Ed è molto di più del famoso apologo di Menenio Agrippa, console di Roma nel 503 a.C., mediatore nella grande lotta fra patrizi e plebei che minacciava l’unità dello Stato. Ai plebei divenuti secessionisti sull’Aventino, Menenio raccontò che una volta le membra umane, considerando il ventre ozioso, litigarono con esso e si misero d’accordo affinché le mani non portassero cibo alla bocca, e la bocca non lo prendesse e i denti non lo afferrassero (…) Credo che Paolo l’avesse intuito da subito, nelle parole con le quali Cristo l’aveva fermato sulla via di Damasco: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? […] Io sono Colui che tu perseguiti» (Atti 9,5; 22,6; 26,15). In realtà Paolo stava mettendo in atto una feroce persecuzione non contro Gesù, ma contro i suoi discepoli, divenuti Ecclesìa, Chiesa. «Già da allora – commenta Papa Francesco – l’apostolo aveva compreso l’inseparabile unità tra Cristo e il corpo della Chiesa. Da questa chiara visione di Chiesa Paolo trae alcune conseguenze importanti: ogni cristiano può e deve fare la sua parte in perfetta armonia con gli altri». A partire dall’Eucaristia che non è a mio uso e consumo personale, non è lì per la mia devozione ma, come diceva De Lubac, fa la Chiesa ed è fatta dalla Chiesa. Capo e Corpo, Corpo e Capo. Dobbiamo, a mio parere, ripartire proprio da qui: le nostre Eucaristie generano Chiesa? Le nostre Chiese celebrano l’Eucaristia? Quanto è cerimonia, quanto è dovere, quanto è abitudine e quanto è fede viva che genera vita? Più che corpo risorto di Cristo, mi sembra che siamo il suo cadavere chiuso nel sepolcro.

 

Don Michele Mosa