La Sacra Scrittura di domenica 10 ottobre

Il commento di don Michele Mosa. «La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio»

Ce lo dimentichiamo troppo spesso e la trattiamo come una parola morta, come un oggetto di studio. Non ci provoca, non ci ferisce in alcun modo. Spesso è davvero lettera morta. La Parola di Dio nelle nostre mani racconta di una fede stanca, triste e senza speranza: la leggi e la commenti ma nel tuo cuore sai che non produrrà alcun effetto. Chi crede ancora che basta una parola divina per essere salvati? Oh sì, lo diciamo a Messa ma è poco più di una frase imparata a memoria (per chi ancora la dice, naturalmente). Poi raccontiamo episodi legati alla vita dei santi, aneddoti che edificano l’anima tuttavia, usciti di chiesa o finita la riunione, neppure chi li ha raccontati ci crede. E così cerca la mediazione di quella persona influente, chiede l’aiuto a questa fondazione, si scaglia contro il disinteresse della collettività. E la Parola langue ai margini delle nostre strade o nei lezionari delle nostre chiese. La Parola, ci ricorda oggi la Lettera agli Ebrei, è viva. E taglia tutto ciò che incontra. La prima sensazione che provo è proprio legata al mondo ebraico, alle nostre dimenticate radici che hanno proprio nella Parola di Ihwh e nell’ascolto il loro nutrimento. È acqua che dà vita, la Parola. «In religioso ascolto della Parola di Dio»: atteggiamento sine qua non della missione e dell’annuncio. O per dirla con Tommaso d’Aquino: annuncia ciò che hai contemplato. O, più prosaicamente: se la Parola non ti ha ferito cosa può annunciare? Forse solo favole. O sventure. Non la vita irrigata dall’amore di Dio. L’apostolo, il missionario, il cristiano non può dimenticare che la Parola di Dio è viva e che ascoltare fa sanguinare il cuore.

Nel XXXI Canto del Purgatorio Dante incontra Beatrice e questa così gli si rivolge:

«“O tu che se’ di là dal fiume sacro”,

volgendo suo parlare a me per punta,

che pur per taglio m’era paruto acro,

ricominciò, seguendo sanza cunta».

La donna porta la Parola di Dio: la sua parola “umana” ferisce proprio come una spada e spinge alla conversione. Il sangue è vita. Se, dopo aver ascoltato la Parola, non sanguini, forse sei già cadavere.

 

Don Michele Mosa