La Sacra Scrittura di domenica 18 ottobre

Il commento di don Michele Mosa. «Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo…»

Siamo di fronte al testo più antico del Nuovo Testamento: la Lettera ai Tessalonicesi è infatti il primo scritto di Paolo. Sono gli Atti degli Apostoli (17, 1-10) a raccontarci della nascita di questa comunità cristiana, nel 51, per opera di Paolo stesso e di Silvano e Timoteo. In questi pochi versetti l’Apostolo, rincuorato dalle notizie ricevute da Timoteo, ringrazia Dio per come la comunità ha accolto e vive il Vangelo e sembra quasi ricordare a chiunque leggerà – sappiamo che le Chiese si scambiavano gli scritti degli apostoli – che, se la Parola di Dio si diffonde grazie alla potenza dello Spirito, corre però sulle gambe degli uomini e risuona nelle loro parole e nella loro vita. Mi piace immaginare Paolo assorto nella sua stanza, immerso nei ricordi, snocciolare ai due compagni di viaggio i nomi e i volti dei Tessalonicesi, ricordare alcuni momenti vissuti insieme e, forse, asciugarsi qualche lacrima. Niente di astratto: ringraziare – fare eucaristia, soprattutto alla domenica – è un gesto molto concreto: ha bisogna di presenza e partecipazione (quanto sofferenza nei mesi del lockdown e quanta sciatteria in certe “web celebrazioni”). Il solo celebrante non basta: non si tratta di rappresentare qualcuno, ma di vita vera ricevuta e donata al Padre. «L’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza»: ecco la vita della Chiesa, locale e universale. Diocesi e parrocchia. Comunitaria e personale. Fede che genera opere, carità che non esalta il volontario ma ne racconta l’adesione a un disegno più grande e una speranza che non scivola nell’ottimismo ma si esprime nella costanza di una prossimità e nella vicinanza di una intercessione che abbraccia anche chi materialmente non raggiungi. Tutto questo perché chiamati dal Padre, scelti e raggiunti non per nostro merito o titolo: è la sua misericordia che ci ha aperto le porte della Chiesa e ci ha fatto commensali al banchetto di nozze del Figlio. La vocazione è dono. Dono per tutti. Come lo accogli? Paolo dice che i cristiani di Tessalonica (oggi Salonicco) lo fanno con convinzione; a me alle volte sembra di farlo per tradizione o per abitudine. E tu?

 

Don Michele Mosa