La Sacra Scrittura di domenica 19 ottobre

Il commento di don Michele Mosa. “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”

Di Don Michele Mosa

“Troverà la fede sulla terra?” (Lc 18,8). La domanda di Gesù è più che un interrogativo: è una ferita aperta nel cuore del Vangelo. Non è un rimprovero, ma un’invocazione. È come se dicesse: troverò ancora qualcuno disposto a fidarsi, a credere nella promessa anche quando il cielo sembra muto? La fede non è un concetto, ma un respiro. Non si misura in formule, ma nel modo in cui abitiamo la vita. Il Credo che recitiamo la domenica non è un elenco di verità astratte: è la mappa di una relazione viva. Dire “Credo in Dio” significa scommettere su una presenza che non si vede tuttavia si riconosce nei gesti quotidiani: nella fedeltà, nel perdono, nella cura di chi soffre. È credere che la storia non è un caso, ma un cammino in cui Dio si lascia incontrare nella fragilità dell’uomo. La fede è passare dal “dire” al “vivere”. È attraversare la distanza tra il cuore e le mani. È facile proclamare “Credo”, più difficile è incarnarlo nel tempo, nei rapporti, nel lavoro, nelle scelte. Un cristiano non si distingue per ciò che afferma, ma per ciò che trasmette con la sua vita. Già sant’Ignazio di Antiochia aveva detto: “È meglio essere cristiani senza dirlo, piuttosto che dirlo senza esserlo”. La fede autentica non grida: illumina. È come una lampada: non fa rumore, ma permette di vedere.

Viviamo in un tempo che chiede prove, efficienza, risultati immediati. La fede, invece, è l’arte di restare quando tutto invita ad andarsene. È credere che la vita vale, anche quando non conviene. È la pazienza di chi semina senza sapere se vedrà i frutti. È la forza mite di chi non cede alla logica della paura. La fede cresce nella relazione: non è un possesso individuale, è piuttosto un dono condiviso. Si impara guardando chi crede con semplicità: una nonna che recita il rosario, un volontario che serve in silenzio, un giovane che sceglie la coerenza invece del successo facile. La fede vera si trasmette per contagio, non per imposizione.

Dal Credo alla vita: questo è il cammino. Non basta conoscere Dio, occorre lasciarsi conoscere da Lui. La fede non elimina il dubbio, lo trasforma in ricerca. È come una corda tesa tra terra e cielo, che regge solo se la teniamo viva. Chi crede non è chi possiede risposte, ma chi non smette di camminare. Forse quando Gesù tornerà, non cercherà teologi o predicatori, ma uomini e donne che hanno creduto nell’amore più che nella paura. La fede che salverà la terra sarà quella che ha saputo diventare compassione, giustizia, fraternità. Sarà la fede dei piccoli gesti quotidiani: un bicchiere d’acqua dato, un perdono offerto, una preghiera detta sottovoce. Dal Credo alla vita, il Vangelo diventa carne. E allora sì: sulla terra ci sarà ancora fede, perché ci sarà ancora chi ama fino in fondo, chi spera contro ogni evidenza, chi continua a dire con la vita: “Credo in Te, Signore, anche quando non ti vedo”.