La Sacra Scrittura di domenica 7 settembre

Il commento di don Michele Mosa. “Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa”

 Di Don Michele Mosa

 

Gesù non fa lezione di architettura. Non parla di mattoni o di cemento armato. Parla di vita, e lo fa con un’immagine che tutti capiscono: un cantiere abbandonato. Una torre iniziata e lasciata a metà è uno schiaffo al paesaggio. È vergogna, è ridicolo. E dice: “Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolare la spesa?”

La provocazione è tagliente: siamo tutti bravissimi a iniziare ma incapaci a finire. Ci piace il gusto delle novità: corsi, progetti, persino conversioni improvvise. Ma quante torri incompiute costellano le nostre vite? Quanti propositi lasciati a metà? Quanti cantieri spirituali mai conclusi?

Pensiamo alla classica promessa di Capodanno: “Da gennaio andrò a correre ogni mattina.” Comprare le scarpe nuove è facile, correre a gennaio sotto la pioggia lo è molto meno. Stesso copione con la fede: un campo scuola, un incontro che ti accende, un pellegrinaggio e subito proclami: “Da oggi prego ogni giorno!” Dopo due settimane la Bibbia è già ricoperta di polvere. Torre incompiuta.

Oppure guardiamo alle nostre parrocchie. Quanti “progetti di rinnovamento” lanciati con slogan ed entusiasmo… e poi morti soffocati dalla burocrazia o dalla pigrizia. Si inaugura, si annuncia, si scrive sui giornalini: ma dopo un anno resta solo un cartello sbiadito. Cantieri aperti e mai portati a termine. Fondamenta senza edificio.

Gesù è spietato: “Sedetevi e calcolate.” Non illudetevi. Non basta l’entusiasmo del primo giorno. La sequela non è una fiammata: è un fuoco che deve ardere a lungo. E questo ha un costo. Non in denaro; in tempo, in libertà, in relazioni messe in discussione. Seguire Cristo significa riorganizzare tutta la vita, accettare che certe sicurezze saltino, che certe comodità vadano bruciate.

E noi? Spesso firmiamo il contratto della fede come si clicca “accetto i termini e condizioni” online: senza leggere. Poi, quando arriva il primo ostacolo, molliamo. La torre resta a metà. Ecco allora la derisione: non solo quella degli altri, ma soprattutto quella della nostra coscienza che ci rinfaccia l’incoerenza.

Gesù però non dice “lasciate perdere”. Non ci scoraggia. Al contrario: ci tratta da adulti. Ci invita a progettare, a costruire sul serio. Non vuole baracche provvisorie, vuole torri solide. Non tollera cristiani “usa e getta”, da fuoco di paglia, che iniziano e non finiscono.

Il vero scandalo non è cadere: è illudersi che si possa seguire Cristo a costo zero. Che basti un entusiasmo passeggero. Gesù ci smonta le scuse: se vuoi costruire, paga il prezzo. Ogni giorno. Ogni mattone. Non c’è scorciatoia, non c’è sconto. La torre la devi tirare su tu, con fatica e costanza.

La domanda allora brucia: vuoi davvero costruire o preferisci vivere circondato da ruderi? Vuoi la coerenza di un progetto che sale verso il cielo o insuccesso di cantieri eternamente a metà?

Solo chi osa costruire fino in fondo lascia una torre che resiste.

Gli altri lasciano polvere e derisione.