Di Don Michele Mosa
Mano che difende.
Mano che protegge.
Mano che accarezza.
Mano nella mano: la mano del Padre, la mano del Figlio.
Mano che stringe senza tenere prigionieri.
Mano non catena.
Il Cardinal Martini era morto da poco. Nella cappella della casa dei Gesuiti di Gallarate si celebrava una Messa in suo suffragio con poche persone, fra le quali Silvia Giacomoni, giornalista de “La Repubblica” e moglie di Giorgio Bocca. Commovente la sua testimonianza: “L’ultimo giorno, arrivai a Gallarate che era morto da poco. Lo stavano vestendo. Scesi alla cappella del secondo piano dove quattro preti, che lo avevano variamente sostenuto nella malattia, celebravano una Messa per quanti erano stati presenti nelle ultime ore: gli infermieri, i parenti, qualche amico. Senza alzarsi dal banco, il padre Silvano Fausti, suo confessore, fece una brevissima omelia. Raccontò che durante una passeggiata nella bergamasca avevano superato un pastore, sdraiato sul prato a guardare il cielo mentre le pecore pascolavano tranquille. Martini disse: ‘Lo vedi il buon pastore? Non fa nulla. Lascia che le pecore bruchino l’erba’ ”.
Immagino quel pastore sorreggersi il capo con le mani, ripararsi dal sole con la mano. Raccogliere le sue pecore con la mano. Far sentir loro la sua vicinanza lasciandole libere. Il pastore, anzi il Bel Pastore, lascia che le pecore bruchino l’erba. Nelle parole del Cardinale lo splendore della nostra libertà. Per la quale il pastore bello non esitò a dare la vita. Purché fossimo liberi.
Liberi, perché l’amore non ama le costrizioni. Amare è sdraiarsi sull’erba e osservare le pecore che pascolano. Richiamarle – perché conoscono la voce del pastore – e far sentire loro la carezza della tua mano. Voce e mano: pecore che brucano l’erba, libere e protette.
Scrivo e non so ancora chi sarà il nuovo Papa ma forse chi legge già lo sa: preghiamo per lui perché sia per tutti noi come il Bel Pastore, pastore con l’odore delle pecore: voce che guida e mano che accarezza. Avendo il coraggio di sdraiarsi al sole mentre le pecore brucano l’erba.
Non ci serve un condottiero che avanza lancia in resta. Abbiamo bisogno di un padre. Di un fratello maggiore. Di chi sa guidarci senza metterci la museruola o le catene.