La Sacra Scrittura di domenica 13 luglio

Il commento di don Michele Mosa. “Gesù gli disse: ‘Va’ e anche tu fa’ così’ “

 Di Don Michele Mosa

 

Cerchiamo di non trasformare la parabola in una favola di Esopo: non è una questione di morale spicciola. Nessuna lezione da insegnare. Proviamo a leggerla in chiave più moderna: forse capiremo meglio la complessità della parabola stessa e, di conseguenza, la nostra superficialità nel leggerla. A volte fino alla banalità. Un giorno, un uomo stava viaggiando da Milano a Napoli in macchina, lungo l’autostrada. Era tardi, faceva buio, e a un certo punto si fermò in un’area di servizio per un caffè. Appena uscito, fu aggredito da una banda: lo picchiarono, gli rubarono il portafoglio, il telefono, e lo lasciarono lì, mezzo svenuto, in un angolo del parcheggio. Passò poco dopo un prete, diretto a un convegno ecclesiale a Roma. Vide l’uomo, rallentò, ma pensò: “È pericoloso – qualche giorno prima un suo amico che si era fermato a soccorrere un ferito era caduto in un’imboscata e l’avevano rapinato di tutto – e poi sono in ritardo. Qualcun’altro chiamerà i soccorsi”. E tirò dritto. Poco dopo passò un importante politico cristiano, di quelli che parlano spesso di valori e famiglia. Vide anche lui quell’uomo a terra, ma pensò: “Non posso rischiare che qualcuno mi filmi: domani sarei sui giornali. E poi magari è un tossico, o un immigrato”. E se ne andò anche lui. Infine passò… completate voi ora la parabola, tanto il finale lo sapete. Anzi no… lasciatela senza finale. Piuttosto mettetevi nei panni del prete e del politico: tu, sinceramente, tanto non ti sente nessuno, cosa avresti fatto? Meglio: cosa fai? Perché di feriti ne incontri ogni giorno. Prendo ad esempio la notizia di questi giorni: il suicidio di don Matteo. Oggi sono tutti psicologi, tutti padri, tutti amici. Ieri dov’erano? Nessuno si era accorto del suo disagio: né il vescovo, né il parroco, né i ragazzi dell’Oratorio, né la sua famiglia. Nessuno: possibile? Facile fare il buon Samaritano a parole e commentando la parabola. Difficile è accorgersi della sofferenza e del malessere del prossimo. Abbiamo mille (buoni) motivi per non fermarci, forse prima di tutto e soprattutto il nostro disagio e le nostre sofferenze. Che Dio ci doni un padre e/o una madre che ci sappiano ascoltare, un fratello e/o una sorella che ci sappia custodire, un/a amico/A che ci sappia consolare. Che lo Spirito ci avvolga nel suo amore. Siamo in deficit di olio. Abbiamo bisogno di vino.