La Sacra Scrittura di domenica 22 giugno

Il commento di don Michele Mosa. “Tutti mangiarono a sazietà”

Di Don Michele Mosa

 

Spazi aperti. Vento che scompiglia i capelli. Prati verdi. Di questo ha bisogno il mistero. Di questo ha bisogno l’Eucaristia. Di questo abbiamo bisogno noi tutti. Celebrare in chiesa, chiusi fra quattro mura corriamo il rischio di dimenticarci dei prati. O forse siamo in pochi proprio perché in chiesa si soffoca, manca l’aria. Mancano l’erba verde e i fiori di campo. E soprattutto manca l’aria di festa. Eucaristia nel cuore di Dio è festa. È convivialità. È comunione. Per noi invece è diventata sacralità. Rito ingessato. Nel migliore dei casi celebrazione, quasi sempre cerimonia. Ciò che nacque per essere mangiato, oggi è solo una “cosa” da adorare. O, come diceva la mia nonna, guardare e non toccare. “Strana cena” dunque quella in cui non c’è aria di famiglia. Dove – cosa che non accade neppure in una mensa aziendale o al McDonald – ognuno mangia chiuso in se stesso. Strana – e non stupitevi se uso questo aggettivo. Pensate alle nostre Messe: nessuno vede il suo vicino. Ognuno pensa a se stesso. È questa una cena? È questo il pranzo della festa? Strana cena perché quanto più sei devoto tanto più cancelli il tuo vicino, quasi tu sia lì da solo. Invece nel testo evangelico si mangia a gruppi: prima fai comunità, poi arriva il pane. E addirittura ne avanzi. Come a dire: coinvolgi nella festa, fai partecipe della tua cena anche chi non ha potuto essere qui. Un’ultima osservazione. Il lezionario purtroppo oggi ha omesso la frase introduttiva all’episodio, là dove si parla di Gesù che accoglie le folle. Ecco il punto: “accogliere” è il verbo. Il pane è il segno di un Gesù, che accoglie ciascuno di noi, nella sua totalità. Prendere il pane del Signore, il pane dell’accoglienza, vuol dire aprirci ad accogliere l’altro, non per un pezzo d’anima, ma come persona, nella sua totalità. “Accoglietevi gli uni gli altri – scrive Paolo ai Romani – come Cristo ha accolto voi” (Rm 15,7). E se oggi il pranzo della festa fosse vissuto come un picnic? Pensiamoci.