La Sacra Scrittura di domenica 20 giugno

Il commento di don Michele Mosa. «Non guardiamo più nessuno alla maniera umana»

Gli occhi. Organo della vista. Che permettono di guardare e allo stesso tempo di essere guardati. Ce lo ricorda Gesù: «La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso». Gli occhi: abisso in cui puoi anche annegare. Scrive Alda Merini: «Paura dei tuoi occhi,/ di quel vertice puro/ entro cui batte il pensiero». Affasciante mistero lo sguardo. Credo che Gesù abbia operato più “miracoli” con gli occhi che con le mani e le parole. Non c’è interlocutore, infatti, che non abbia sentito su di sé la dolcezza e la tenerezza di quegli occhi: ti avvolgevano d’amore non ti giudicavamo. Però, forse, ha ragione Alda Merini facevano paura perché leggevano in te e si lasciavano leggere. (Ricordo gli occhi azzurri del Cardinal Martini: bellissimi). Guardare con occhi divini, non alla maniera umana. Accogliendo non giudicando. Illuminando ciò che incontri non incutendo terrore. Se davvero potessimo anche noi guardare così! Gli occhi come due fari che illuminano. Quanti occhi portiamo nel cuore. Quanti sguardi ci hanno cambiato la vita. Mi vengono i brividi ogni volta che leggo il racconto della Creazione: tutto nasce dalla parola ma vive solo nel momento in cui Dio guarda. E il suo vedere è scoperta di bellezza. «E Dio vide che era bello». L’uomo addirittura «bellissimo». Gli stessi brividi mi vengono quando guardo qualche opera di Modigliani: il suo modo di dipingere così unico. Le sue figure tipicamente stilizzate, allungate, erano spesso dipinte con occhi vuoti, senza iridi. Il motivo? Era assolutamente convinto che gli occhi racchiudessero l’interiorità degli individui. «Quando conoscerò la tua anima dipingerò i tuoi occhi», ripeteva. Ci riuscì solo con l’amatissima Jeanne, anche lei artista e pittrice: questa giovane donna gli aveva permesso di conoscerne davvero il cuore. Amedeo Modigliani, l’ebreo che come Paolo aveva scoperto il segreto dello sguardo. L’artista e il viaggiatore. Come Dio: artista di strada. Non da studio. Quanto mi piacerebbe assomigliare a Paolo e a Modigliani. Quanto mi piacerebbe saper leggere con gli occhi e negli occhi come loro. E come l’ebreo Gesù di Nazareth.

 

Don Michele Mosa