“Il Vangelo dalla finestra” di domenica 30 novembre

Il commento di don Michele Mosa. “Nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo”

Di Don Michele Mosa

 

Carissimo don…,

immagina la scena. Io, l’ateo del paese (quartiere) – quello che passa davanti alla chiesa con le mani in tasca e l’aria distratta: è la strada più breve per andare a comprare le sigarette –  entro in sacrestia con un foglietto spiegazzato. “È il Vangelo di domenica”, ti dico. E tu sorridi pensando alla solita ironia. Ma questa volta non è ironia: è una piccola sfida. Ho letto Matteo 24,37-44. L’ho letto senza particolare attenzione, con la luce fioca della cucina e il rumore della moka (perché a me piace il caffè della moka non quello in cialde). E mentre leggevo di ciò che accadde ai giorni di Noè, di quella gente che viveva come se niente potesse cambiare, ho pensato alla tua comunità. Non a me. Io non pratico, non ho rituali da difendere. Loro invece sì. Forse troppi. Voi dite spesso che la fede è attesa, vigilanza, apertura. Ma qui Gesù parla di una vita che ti coglie di sorpresa, di un futuro che arriva senza bussare. E mi domando se non siate diventati troppo esperti nel prevedere tutto, nel programmare tutto. Papa Francesco diceva spesso che la Chiesa rischia di trasformarsi in una “dogana” dove si controllano i passaggi invece di aprire vie nuove. E credo pensasse proprio alla tentazione di addormentarsi nella gestione dell’ordinario. Poi arriva quella scena drastica: “uno preso, uno lasciato”. Non la leggo come giudizio divino. La leggo come descrizione cruda della vita: qualcuno è sveglio, qualcuno no. Qualcuno si accorge di ciò che conta, qualcuno scivola nel rumore di fondo. E quello che mi colpisce è che voi, dentro la parrocchia, spesso parlate di “essere pronti” ma sembrate i primi a vivere come se tutto continuasse identico, anno dopo anno, celebrazione dopo celebrazione. E allora arriva il ladro. L’immagine più bella e più spiazzante. Un ladro non si annuncia, entra dove trova un varco. Papa Francesco affermava che Dio ama stupire, rompe le convenzioni e sceglie il rischio invece della tranquillità. Ma se arriva davvero come un ladro, non potete continuare a trattarlo come un ospite d’onore con orario fisso e posto riservato in prima fila. E qui la provocazione nasce da sola. Io, che non credo, leggo questo brano e sento una scossa, un invito a non vivere con il pilota automatico. Voi lo leggete tutte le volte che gira il calendario liturgico… e lo fate scorrere come acqua sulle pietre. Forse, caro don…, questo ladro che arriva nella notte non vuole entrare nelle case dei fedeli. Vuole entrare nella vostra abitudine, nella vostra sicurezza, nelle vostre liturgie troppo ben oliate. Per ricordarvi che il Vangelo, prima di essere pregato, dovrebbe essere preso sul serio. Anche quando graffia. Anche quando disturba. Anche quando a leggerlo è un ateo. L’aspetto se vuole fare due chiacchiere e bere un caffè. Tanto sa dove abito.