“La Pasqua, festa della vita e della speranza”

L'editoriale del Vescovo di Pavia, Mons. Corrado Sanguineti, sull'ultimo numero de "il Ticino"

Di Mons. Corrado Sanguineti (Vescovo di Pavia)

 

 

In questi ultimi mesi si moltiplicano segni di morte, che generano incertezza e paura del futuro, interrogativi su quale mondo vogliamo costruire e lasciare alle prossime generazioni. Prosegue la guerra nella “martoriata Ucraina”, aggredita e invasa dalla Russia da più di due anni, e pochi giorni fa in un teatro di Mosca si è consumata una strage di civili, per mano di terroristi di gruppi fondamentalisti islamici. Si è riacceso il conflitto tra ebrei e palestinesi, con l’attacco efferato di Hamas a Israele, lo scorso 7 ottobre, segnato da una violenza inumana contro donne e bambini e dal rapimento di numerosi ostaggi civili, e con la reazione militare d’Israele nella striscia di Gaza che, per eliminare i militanti di Hamas, si abbatte su un’intera popolazione, costretta alla fuga e minacciata dalla miseria e dalla fame. Continuano nell’indifferenza del mondo, guerre e violenze in vari Paesi dell’Africa, e si aggiungono gli attentati nel Mar Rosso alle navi occidentali, da parte di formazioni jihadiste, che provocano bombardamenti sullo Yemen da parte di Stati Uniti e dell’Inghilterra, mirati alle basi dei terroristi, ma con vittime tra i civili.

Nel Mediterraneo, trovano ancora la morte, stipati su gommoni e fragili barconi, uomini, donne, bambini che emigrano da terre colpite da povertà e violenza, e finiscono per affidarsi a trafficanti e scafisti senza scrupoli, e spesso non trovano soccorso nel mare, abbandonati a se stessi da un’Europa miope ed egoista, nell’indifferenza generale.

Poche settimane fa nella laica e moderna Francia, il Parlamento ha votato il ricorso all’aborto come diritto legato alla libertà delle donne: una scelta che, comunque accada, è una tragedia e una sconfitta per tutti, un atto che rappresenta la soppressione di una vita umana innocente e che impedisce a milioni di nascituri nel mondo di non vedere la luce, è considerato un “diritto” costituzionale che dovrebbe essere riconosciuto dall’intera Unione Europea. Vinta la sua battaglia per l’aborto, Macron ha iniziato quella che dovrebbe portare a rendere assolutamente legale l’aiuto al suicidio, sotto la denominazione ipocrita di “legge di fraternità”, perché sarebbe un atto fraterno aiutare una persona nella scelta di togliersi la vita.

Certo non tutti si rassegnano all’ineluttabilità della guerra, come strumento di risoluzione dei conflitti: mentre Papa Francesco alza la sua voce per la pace, non mancano uomini e donne, di differente ispirazione ideale, impegnati a sostenere percorsi che possano condurre alla pace. Consapevoli che, per non diventare una parola vuota, la pace deve essere fondata sulla giustizia, sul rispetto dei diritti delle persone e dei popoli, sulla libertà dei soggetti e delle formazioni sociali, sulla verità dell’uomo, sull’amore che promuove il bene.

Così come, di fronte al fenomeno delle migrazioni, che chiede d’essere affrontato con uno sguardo attento al bene delle persone, molti si attivano non solo per soccorrere chi rischia la vita nelle traversate per mare e per terra, ma per realizzare esperienze positive di accoglienza e d’integrazione, anche nel nostro territorio, che facciano percepire la risorsa e la ricchezza di queste presenze nel nostro Paese e nel nostro continente, segnati dal drammatico calo delle nascite e da una preoccupante rinuncia ad abitare il presente e il futuro con speranza.

Inoltre di fronte all’aborto sbandierato come un diritto e alla promozione del suicidio assistito o di forme sottili d’eutanasia, di fronte ai toni retorici di chi parla di nuove “conquiste di civiltà”, si alzano voci fuori dal coro: il Papa spesso ricorda che la vita deve sempre prevalere sulla sua soppressione, i Vescovi francesi hanno ribadito che non esiste il diritto a sopprimere una vita (o ad aiutare a morire), anche in campo laico si manifestano interrogativi e timori su questa china di morte, che sembrano prendere le nostre società del benessere. Ci sono esperienze belle, anche tra noi, di accoglienza della vita nascente, di accompagnamento di madri in difficoltà, di cura e di sostegno a persone in condizione di fragilità o di solitudine.

Se non chiudiamo gli occhi davanti a queste sfide, noi cristiani, proprio celebrando la Pasqua di morte e di risurrezione di Cristo, riscopriamo il compito e la passione di un grande lavoro educativo, per testimoniare e annunciare instancabilmente il primato della vita sulla morte, della pace sulla logica disumana della guerra, dell’amore che accoglie sull’indifferenza che esclude.

Siamo testimoni di un seme di bene che è già stato piantato, definitivamente, nel mondo, di germogli di vita che crescono silenziosamente e tenacemente: Gesù è il Dio della vita e non della morte. E’ talmente il Dio della vita che è addirittura risorto e ora vive. Buona Pasqua a tutti!