Pavia, nuova tecnica al San Matteo per il trattamento del diverticolo di Zenker

Per la prima volta al Policlinico è stata eseguita una procedura endoscopica mininvasiva

Per la prima volta al Policlinico San Matteo di Pavia è stata eseguita una procedura endoscopica mininvasiva per il trattamento del diverticolo di Zenker, un’estroflessione sacciforme che si viene a creare nella parete posteriore dell’esofago cervicale, ed interessa maggiormente gli uomini.
La procedura è già stata eseguita, con ottimi risultati su tre pazienti, dalla gastroenterologa Laura Rovedatti, insieme ad una qualificata equipe infermieristica della SC di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva.
L’implementazione di questa procedura all’interno del San Matteo è stata possibile grazie all’attivazione da parte della Struttura di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva, diretta dal Dottor Andrea Anderloni, di una collaborazione con la Professoressa Roberta Maselli dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, esperta internazionale della metodica.
“Sono molto soddisfatto che anche al San Matteo sia possibile offrire un trattamento mininvasivo, sicuro ed efficace per una patologia che può presentarsi come fastidiosa ed invalidante – commenta Andrea Anderloni, direttore della SC Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva -. La collaborazione con un istituto prestigioso come l’Humanitas di Rozzano sommata all’approccio multidisciplinare di pazienti affetti da diverticolo di Zenker, che coinvolge anche il professor Marco Benazzo e il professor Andrea Pietrabissa, direttori di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Generale 2, ha permesso di inserire la settotomia endoscopica nello spettro delle possibilità terapeutiche che la Fondazione offre per il trattamento di questa patologia: un’alternativa mininvasiva all’avanguardia di rapida esecuzione e con un altissimo profilo di sicurezza”.
Fino a qualche anno fa l’unico trattamento possibile era quello chirurgico, con approccio dall’esterno (mediante un’incisione a livello del collo praticata dal chirurgo generale) o dalla bocca (in questo caso l’otorinolaringoiatra accede al diverticolo manovrando un endoscopio rigido). Entrambe le procedure richiedono un’anestesia generale e, in particolare, la seconda è eseguibile solo previa iperestensione del collo del paziente; una manovra non sempre possibile in soggetti anziani o fragili.
Da alcuni anni, invece, è stata introdotta una terza metodica, mininvasiva e con accesso transorale mediante endoscopio flessibile chiamata “settotomia endoscopica” (flexible endoscopic septum division, FESD). Quest’ultimo approccio, rispetto ai precedenti, presenta alcuni vantaggi: può essere proposto ad ogni tipo di paziente, indipendentemente dalle dimensioni del diverticolo e dalle condizioni cliniche del soggetto, risultando così eseguibile anche in pazienti non candidabili a chirurgia.
La procedura, infatti, può essere eseguita in sedazione profonda, senza la necessità di un’intubazione orotracheale, è di breve durata, con una rapida risoluzione dei sintomi e una ripresa dell’alimentazione già il giorno successivo all’intervento. Può essere eseguita in regime di day-hospital o con un breve ricovero, nel caso di soggetti particolarmente fragili o con plurime comorbidità. Inoltre, la FESD può anche essere effettuata in caso di fallimento di un precedente trattamento (sia esso chirurgico o endoscopico).