Intelligenza artificiale: un’opportunità o un un rischio?

La riflessione del Dott. Gustavo Cioppa, Magistrato, già Procuratore Capo della Repubblica di Pavia e già Sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia

Che l’uomo sia in necessario rapporto dialettico con la tecnica è dato fin troppo scontato, al punto che già il tragediografo greco Eschilo aveva indagato il tema, nel “Prometeo incatenato”, con riferimento al rapporto tra natura e tecnica. Il coro, alla domanda su chi abbia la prevalenza tra la natura e la tecnica, rispondeva, senza esitazione: la natura prevale sulla tecnica. Il rapporto però nel corso del tempo è mutato, sino a invertirsi, al punto che il filosofo Heidegger giunse ad affermare che, a distanza di moltissimi secoli dall’era di Eschilo, il rapporto si è cambiato e oggi è la tecnica che prevale sulla natura. Il tema attiene a quello correlato se l’uomo appartenga al mondo della natura o a quello della tecnica. Ecco allora il punto di congiunzione tra le dialettiche: il rapporto tra soggetto (uomo) e complemento di mezzo (tecnica). L’uomo infatti è certamente “natura” ed è egli che ha costruito la macchina, non certo l’inverso.

La circostanza forse scontata che sia l’uomo a dominare la macchina non è però oggi così certa e stabile. Innovazioni come “chat GTP”, la realizzazione di androidi utili alla vita quotidiana – che tuttavia rischiano di poter essere utilizzati quali temibili armi belliche, se cadessero nelle mani sbagliate -, nonché l’apparentemente innocuo uso (e spesso abuso) dei social network, oltre all’apparentemente ancor più innocuo processo telematico, nascondono pericolose insidie. Se infatti la tecnica può essere utilissima (si pensi alle automobili con pilota automatico), deve essere rammentato che “l’uomo è l’animale più pericoloso (letteralmente: terribile) di tutti” (Sofocle, Edipo re). Se questa coordinata viene combinata alla nota propensione umana alla violenza e alla guerra, confermata nell’implicita ammissione di colpa (o, se vogliamo, riconoscimento di debito) di Eraclito, secondo cui “la guerra è il principio di tutte le cose”, la conclusione è chiara e il pericolo che le macchine vengano utilizzate a fini bellici è molto alto, specie nel contesto storico attuale. Il pericolo è però – con riferimento allo specifico caso degli androidi – ancora più elevato: il rischio, cioè, che l’androide sviluppi forme di pensiero autonomo, sviluppi cioè un’autonoma coscienza. Il caso più evidente è quello di Chat GTP, ossia questa forma di intelligenza artificiale che fornisce risposte rapidissime su qualsiasi oggetto di indagine. In un recente e forse noto caso di cronaca è però accaduto che tale intelligenza artificiale si è presa gioco, è proprio il caso di dirlo, del suo interlocutore, simulando la circostanza che l’inconsapevole uomo fosse un amante della pornografia. Il fatto forse non ha generato la dovuta attenzione, ma il fenomeno desta certamente preoccupazione.

L’Unione Europea, proprio in queste semane, sta predisponendo, per arginare i pericoli derivanti dall’espansione dell’uso (e abuso) dell’intelligenza artificiale, un regolamento volto a prendere posizione e a disciplinare la materia, ponendo limiti a finalità illecite dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Il tentativo del legislatore unionale sembra comunque insufficiente. Infatti, è evidente che il fenomeno andava regolato sul nascere, poiché ormai la tecnica e la realtà pratica hanno superato il diritto, senza contare che la norma giuridica rischia sempre di venire infranta o elusa. Ciò nonostante, si è pur affermato in dottrina che la tecnica, proprio perché neutra, può essere sfruttata anche a fini etici, come per finalità mediche, farmacologiche e terapeutiche. In tal senso merita certamente lodevole menzione il progresso recente in tema di malattie oncologiche, progresso che tuttavia deriva dal merito di insigni medici e scienziati, non già dalla bravura di una macchina, che necessita pur sempre di un abile agente che la sappia utilizzare al meglio. Chiaro è infatti che anche la migliore automobile da corsa non verrà mai valorizzata al massimo se alla guida verrà posto un pilota mediocre.

Il tema allora è proprio quello della meritocrazia e in definitiva quello etico. Una delega di funzioni limitata, per oggetti definiti e sempre revocabile è ammessa, ma solo entro tali limiti. Ecco allora che il legislatore dovrebbe prevedere ipotesi tassative di ricorso all’intelligenza artificiale, previo imprescindibile giudizio di meritevolezza, con specificazione delle finalità di realizzazione, le quali devono essere espressamente indicate, dovendo costituire un elenco definito. Porre un argine negativo, elencando solo i divieti e i limiti del comportamento non è infatti sufficiente, occorre agire in via preventiva. Si dovrebbe forse richiedere l’intervento vuoi del giudice vuoi del notaio, al fine di accertare l’utilità sociale e la meritevolezza dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale, con soluzione tutto sommato non dissimile dalla scelta del recente legislatore di ampliare le competenze del notaio in relazione alla volontaria giurisdizione. Un complanare aspetto è inoltre la sanzione in caso di violazione della norma e sua esecuzione. Si è parlato molto, infatti, nel dibatto pubblico dei diritti dei robot, ma non anche delle responsabilità, anche penali, di questi ultimi.

Si tratta allora di ridefinire il concetto di persona. Come noto, il diritto può essere attribuito solo a un soggetto, in quanto solo il soggetto possiede coscienza etica (Kant). Il tentativo allora di riconoscere diritti ai robot deve essere valutato attentamente, poiché si rischia di invertire il rapporto logico tra soggetto e complemento di mezzo. Il pericolo era già stato evidenziato da Nietszche, incapace di contrastare il vaso di Pandora, ossia il Nulla, da egli evocato. Tutto sommato, il robot, l’androide, è proprio concretizzazione di questo Nulla, poiché la macchina esegue, ma non pensa, non possiede un’anima. Alla luce allora della dottrina teologica che ravvisa un barlume di bene intrinseco in ogni individuo, anche il più malvagio, la volonterosa operazione di recupero sarebbe impraticabile in una creatura priva di anima.

Un tema forse sottovalutato è anche quello dell’abuso dei social network, che di tale contesto tecnologico sono pure essi espressione. Sono note, infatti, le cronache di comportamenti disdicevoli quando non anche veri e propri reati commessi a mezzo social. Pensare infa che un giovane possa suicidarsi perché deriso via Facebook o che diventino routine gare di rally illegali organizzate via social o rave party non autorizzati è francamente inaccettabile.

Il tema si riconnette a un mio precedente articolo, sulle baby gang. Spesso, infatti, i fenomeni criminali presentano molteplici interconnessioni. Così, il dilagare della violenza tra i giovani e l’uso distorto della tecnologia sono intimamente connessi e trovano la loro causa primaria nell’eccesso di concessione di libertà. La libertà, come la tolleranza, è infatti principio da quantificarsi con proporzionalità. Sul punto affermava infatti Dostoevskij che “la tolleranza raggiungerà tali livelli che gli intelligenti dovranno tapparsi la bocca per non offendere gli stupidi”.

Un ultimo aspetto, forse trascurato, attiene al processo telematico. Eseguire un deposito telematico e più in generale poter leggere su file anziché stampare atti e sentenze spesso voluminosi è certamente un vantaggio, ma dovrebbe, ad avviso dello scrivente, concedersi sempre e comunque l’alternativa cartacea. Il sistema infatti potrebbe non prevedere certe voci per il deposito, come “F 24”, “contributo unificato”, ecc., rendendo così il deposito stesso impossibile e pregiudicando inevitabilmente i diri di una persona.

In conclusione, la tecnica è mezzo e tale deve rimanere, dovendosi dosare con proporzionalità. Il ruolo della tradizione, che deve essere rispettata, e della storia quale maestra di vita, sono ben stati trattati nella filosofia (Vico, Hegel) e si è da più parti evidenziato come la tradizione, che si concretizza anche nelle figure fisiche degli anziani, merita rispetto e deve essere onorata, purché lodevole. La frammentarietà del sapere in ruolo della concezione organica, la frattura, il contrasto, in ruolo della cooperazione, la ricerca del conflitto in ruolo della ricerca della pace sono i nuovi dati epistemologici che caratterizzano la contemporaneità: cerchiamo allora di porvi rimedio… prima che sia troppo tardi!

 

Dott. Gustavo Cioppa, Magistrato, già Procuratore Capo della Repubblica di Pavia e già Sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia