Eitan: la zia paterna Aya è già arrivata in Israele

A comunicarlo, dalla villetta di Travacò Siccomario (Pavia), è stato lo zio Or

Questa mattina, domenica 19 settembre, si attendeva di vederla uscire all’alba dalla villetta di Travacò Siccomario (Pavia) per raggiungere l’aeroporto di Malpensa, per salire su un volo per Israele. Ma Aya Biran, zia paterna e tutrice legale di Eitan (il bimbo di 6 anni, unico superstite della tragedia del Mottarone, portato la scorsa settimana da Pavia in Israele dal nonno paterno Shmuel Peleg) era già in Israele probabilmente da ieri.
A dare la notizia, poco prima delle 13 di oggi è stato Or Nirko, marito di Aya. Lo zio paterno poi nel pomeriggio ha diffuso un comunicato della famiglia con il quale conferma l’avvenuto arrivo della moglie in Israele, in attesa dell’udienza fissata per il 23 settembre (6 giorni prima della data inizialmente prevista).
.”La dott.ssa Aya Biran-Nirko, tutore legale del bambino Eitan Biran, è arrivata di recente in Israele e sta ora completando il suo obbligo di isolamento – è precisato nella nota -. La dott.ssa è arrivata in Israele accompagnata da fonti diplomatiche, a seguito del sequestro illegale di Eitan per il quale è stata aperta un’indagine penale in Italia per sospetto di rapimento aggravato. Il trasferimento è dovuto oltre alla volontà di riportare Eitan a casa, anche dalla necessità di dover seguire in prima persona l’indagine penale in Israele contro i sequestratori del minore ed i vari procedimenti relativi alla convenzione sui minori dell’Aia”.
“La dott.ssa Aya Biran – prosegue il comunicato – è molto turbata dai rapporti sulla condizione psicologica e mentale di Eitan e da ciò che è stato fatto dai suoi rapitori mentre era già nelle loro mani. La casa di Eitan, infatti, è in Italia. L’obiettivo della dottoressa Aya Biran è quello di riportare Eitan a casa serenamente senza indugio, in modo che possa continuare gli studi di prima elementare iniziati circa una settimana prima del rapimento. Il minore attendeva e preparava ormai da molto la ripresa della socialità scolastica interrotta dal tragico evento.
Inoltre erano in corso, fina al giorno del rapimento, i suoi percorsi riabilitativi (motori e psicologici) seguiti scrupolosamente dalla tutrice a seguito di quanto stabilito di medici italiani che lo hanno avuto in cura. I suoi compagni di classe, gli amici, il personale terapeutico e riabilitativo che lo aveva in cura e l’intera comunità ebraica, tutti aspettano con impazienza il ritorno del piccolo Eitan alla routine e alla vita più stabile possibile che in questa delicata fase di recupero lento e doloroso è così importante potergli garantire. Inutile dire che i suoi nonni paterni, zii, cugine e cugini sono impazienti di poterlo riabbracciare in Italia. La tutrice e la famiglia Biran-Nirko intera chiede ai media di non pubblicare foto a viso scoperto del minore Eitan, per il bene della sua dignità e privacy”.
Nel frattempo si allarga l’inchiesta della Procura di Pavia per il rapimento di Eitan, che ha già coinvolto il nonno paterno Shmuel Peleg, indagato per sequestro di persona aggravato, e la nonna Esther Athen Coen, accusata di aver partecipato al piano. C’è infatti un terzo indagato: è un 56enne israeliano che era alla guida dell’auto su cui viaggiavano Shmuel Peleg e il bambino per raggiungere l’aeroporto di Lugano, in Svizzera, per salire sul volo privato che li ha portati a Tel Aviv. Nonno, nipote e autista erano stati fermati per un controllo e poi identificati dalla polizia svizzera, nei pressi dell’aeroporto di Lugano. Il terzo indagato potrebbe essere la stessa persona che il giorno prima aveva affittato l’auto, una Golf blu, a Malpensa. (FOTO ANSA)