La Sacra Scrittura di domenica 19 settembre

Il commento di don Michele Mosa. «Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere»

Dalle stelle alle stalle.

Stavolta sto davvero uscendo dal sentiero.

Forse, no!

Il desiderio infatti ha a che fare con le stelle: le porta nel nome: sidera, le stelle di Cicerone. E di Pilato.

Il desiderio però è segno di lontananza: guardo dal basso e misuro la distanza che mi separa dal cielo.

Questo fatto non allarga il cuore e nemmeno lo sguardo, tutt’altro.  Dice che il desiderio non ha nulla di sentimentale: non è la declinazione romantica dell’amore atteso, sospirato. Sognato.

Desiderio dice al contrario di assenze, di sedie vuote. Dice che è meglio distogliere lo sguardo dal cielo perché da lì non viene nulla. Le stesse non hanno auguri o auspici da darci.

De-sidera: le stelle si allontanano.

Manca qualcosa che sarebbe bello ci fosse.

Allora – concluderebbe Buddha – se vuoi star bene, smetti di desiderare. Svuota la tua vita dei desideri. Passa “indifferente” lungo le strade: niente desideri, nessuna sofferenza.

Giacomo ci propone invece di pulire lo sguardo, di bagnare gli occhi con la grazia: la gratuità che è il segreto di Dio. Alza gli occhi al cielo non per possedere ma riempirti di luce.

Cerca fra le stelle e inebriati con «la sapienza che viene dall’alto anzitutto (che) è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera».

Non smettiamo di desiderare.

La lontananza dalle stelle non è un abisso incolmabile: «il cielo – cantava Ungaretti – prepara oasi ai nomadi di amore». Per questo anch’io canto con il profeta: «Se tu squarciassi i cieli e discendessi» (Is 63,19)!

Il desiderio di Dio è stato compiuto da Gesù Cristo «che è Dio sceso sulla terra come un bacio, come una carezza sulla terra e sul cuore» (p. Benedetto Calati).

 

Don Michele Mosa