Al Cinema Teatro Politeama di Pavia (nella foto), dal 16 ottobre fino al 19 febbraio, è in programma la rassegna “LALTROTEATRO – Arte e Marginalità”. Cinque spettacoli, cinque storie, un filo invisibile che le unisce: la capacità dell’essere umano di resistere, di trasformare la sofferenza in arte, di fare della marginalità una forza. Il Teatro Fraschini di Pavia presenta una rassegna di cinque spettacoli che esplorano la complessità dell’animo umano attraverso storie di solitudine, abbandono, coraggio e creatività. Il cartellone si muove tra figure emblematiche dell’arte e della storia e personaggi dimenticati, proponendo al pubblico riflessioni profonde sul limite, sulla resilienza e sul potere della voce e dell’arte come strumenti di liberazione.
“Il filo rosso di questa rassegna, che abbiamo costruito con grande senso della collettività – commenta Francesco Nardelli, direttore generale del Teatro Fraschini -, sono fragilità, forza e memoria. Crediamo infatti fortemente nell’idea che l’arte sia capace di dare voce a chi la storia dimentica, di trasformare la solitudine e il dolore in forza espressiva. Dal pittore marginale al malato mentale, dall’artista donna del Seicento alle Letizie del Novecento fino alla ribelle americana, il pubblico attraversa un percorso emotivo e culturale che unisce memoria, resilienza e bellezza. Ogni spettacolo diventa così un’occasione per riflettere sull’umanità, sul coraggio e sulla capacità di creare arte anche nelle circostanze più difficili”.
Il primo appuntamento, giovedì 16 ottobre è con Un Bès – Antonio Ligabue. Storia di un bacio mai ricevuto. Mario Perrotta, Premio UBU 2013 come miglior attore protagonista, con la collaborazione alla regia di Paola Roscioli, porta in scena Un Bès, spettacolo pluripremiato che ha ottenuto tra gli altri il Premio Hystrio-Twister 2014 come Miglior spettacolo dell’anno a giudizio del pubblico. Il testo racconta Antonio Ligabue, pittore geniale e uomo marginale, sospeso tra rifiuto sociale e bisogno di affetto. Perrotta restituisce la fragilità e la forza del pittore, con la sua solitudine estrema e il desiderio di un solo bacio: un simbolo di amore e di riconoscimento mai ricevuti. Lo spettacolo diventa così un viaggio intimo nel confine tra dolore e bellezza. In Un Bès, il teatro diventa specchio dell’anima di un artista ai margini, sospeso tra rifiuto e talento. La storia è semplice e struggente: Ligabue non ha mai ricevuto un bacio, per questo, in scena, lo elemosina, lo cerca, lo immagina. In questa ricerca si rivela la profondità del genio e la fragilità umana. Lo spettacolo intreccia comicità e poesia visiva, trasformando la marginalità in pura bellezza artistica.






