25 Aprile a Pavia: l’intervento del sindaco Michele Lissia

Lo storico Giuseppe Filippetta: "infinita contemporaneità della Resistenza"

“L’infinita contemporaneità della Resistenza è un compito da assumere, per realizzare un autentico programma di liberazione ed emancipazione. Altro che riforme costituzionali!”. Lo ha sottolineato oggi lo storico Giuseppe Filippetta che ha tenuto l’orazione ufficiale in piazza Italia a Pavia per la cerimonia del 25 Aprile, nell’80esimo anniversario della Liberazione, seguita da oltre 1.500 persone (nella foto il momento della deposizione delle corone in memoria dei Caduti).

” ‘Ora e sempre Resistenza’ sono quattro parole che hanno percorso come un vento di speranza i momenti più difficili della storia repubblicana – ha aggiunto Filippetta -. La Resistenza è molto più di una guerra civile; è una rivoluzione che abbatte il regime regio-fascista, ponendo le basi per la Costituzione repubblicana. Qualcuno ha cercato di spacciare come patrioti i ‘vinti di Salò? Patrioti di cosa? Sono stati servi dei nazisti e, dopo la guerra, di nuovi servi delle trame anti-italiane nella strategia della tensione”.

Luca Casarotti, presidente della sezione di Pavia dell’Anpi, ha invitato a “riportare la Resistenza al suo contenuto storico: così potremo vedere la sua luce proiettata in avanti. Non dimentichiamo che la Resistenza ha sperimentato nuove forme di autogoverno anche prima della Costituzione repubblicana”.

 

IL DISCORSO DEL SINDACO MICHELE LISSIA

 

Molto applaudito l’intervento  del sindaco Michele Lissia, che ha anche invitato tutti i presenti ad osservare un minuto di silenzio in memoria di Papa Francesco. Ecco il testo integrale del discorso del sindaco Lissia:

 

Care cittadine, cari cittadini,

il 25 aprile siamo chiamati a fare memoria, come momento di riflessione, come sussulto di coscienza  come atto di responsabilità. Siamo chiamati soprattutto a ricordare e esprimere il nostro senso di gratitudine alle persone che si sono sacrificate per la libertà, con la loro vita e spesso con quella delle persone a loro care.

Oggi celebriamo l’ottantesimo anniversario della Liberazione dal Nazifascismo, una ricorrenza che resta un’eredità in cammino nei volti e nelle scelte di chi si rifiuta di restare indifferente, di chi si mette in gioco per difendere i valori che ci tengono insieme: l’uguaglianza, la pari dignità sociale di fronte alla legge, il pluralismo culturale, la giustizia, la libertà e la democrazia.

Pavia ha vissuto la Resistenza. Ha conosciuto la paura e il coraggio. Ha perso donne e uomini che hanno scelto di non voltarsi dall’altra parte dando il loro esempio esempio che anocora oggi ci riguarda: mentre vediamo crescere intorno a noi nuove forme di intolleranza, nuove disuguaglianze, menefreghismo nei confronti delle istituzioni, nuovi tentativi di riscrivere la storia con parole più comode e con racconti di comodo.

Non possiamo permettere che la memoria diventi un’abitudine. Se Hannah Arendt, ricordava che “il male non è radicale, è banale” e si insinua nei piccoli gesti, nel silenzio, nel disinteresse e nell’apatia, il 25 aprile invece richiede presenza, lucidità, coscienza civile e identità democratica perché scegliere di ricordare è sempre una scelta politica, nel senso più alto e nobile del termine.

Nel giorno in cui ricordiamo la Liberazione, permettetemi anche un pensiero di rispetto per la scomparsa di Papa Francesco. Un uomo che ha sempre testimoniato valori universali di pace, dialogo, giustizia solidarietà sociale: valori siano scolpiti anche nella nostra Costituzione.

Da cittadino di 43 anni, che teme che la storia recente rischi di sfumare, sento ancora più forte il bisogno esserci, di condividere questo momento, di rimettere la storia della Resistenza al centro affinché la memoria non diventi un atto rituale. Deve viceversa restare viva, inquieta, generativa. Deve porci domande, anche scomode. E deve spingerci, ogni giorno, a chiederci da che parte stare. Da che parte stiamo quando la democrazia è sotto attacco? Da che parte stiamo quando tornano linguaggi e simboli che pensavamo consegnati alla storia? Da che parte stiamo quando si alzano nuovi muri, si escludono i fragili, si cancellano i diritti?

Noi, oggi, stiamo dalla parte della libertà, della giustizia sociale e dell’uguaglianza. Della Costituzione. Di chi ha lottato per un Paese più giusto, più umano, più civile.

Siamo dalla parte di Giovanni Cazzamali, partigiano pavese ucciso nei pressi del Cravino da un plotone tedesco; siamo dalla parte del tenente della Guardia di finanza Francesco Lillo freddato dai miliziani repubblichini; siamo dalla parte di Ferruccio Ghinaglia, giovane studente comunista ucciso a Pavia da una squadraccia di fascisti; siamo dalla parte di Luchino dal Verme, nobile e cattolico che in Oltrepò condusse la resistenza alla guida della divisione Antonio Gramsci; siamo dalla parte di Dina Croce e delle migliaia staffette partigiane che hanno lottato tutti i giorni nelle file della resistenza. Siamo a ricordare con il cuore colmo di gratitudine tutte le donne e gli uomini che hanno scelto di stare dalla parte giusta, con la schiena dritta contro il nazifascismo.

E allora celebriamo, sì, con gioia questo 25 aprile. Ma facciamolo guardando avanti. Con la consapevolezza che non basta ricordare. Bisogna anche continuare a scegliere, ogni giorno. Chi ritiene lo faccia con sobrietà, ma tutte e tutti facciamolo con la schiena dritta.

Viva la liberazione, viva la democrazia, viva la costituzione repubblicana e antifascista.

 

Michele Lissia (sindaco di Pavia)

 

SUL PROFILO INSTAGRAM DE “IL TICINO” POTETE VEDERE UN PASSAGGIO DELL’INTERVENTO DI MICHELE LISSIA, SINDACO DI PAVIA, ALLA CERIMONIA DEL 25 APRILE