Policlinico di Pavia, trapianto con un cuore rimasto in arresto per 40 minuti

E' la prima volta che l'intervento viene realizzato al San Matteo

All’ ospedale San Matteo di Pavia è stato eseguito, per la prima volta, un trapianto utilizzando un cuore che era rimasto in arresto per 40 minuti. Il muscolo cardiaco è stato rivalutato in circolazione extracorporea, una tecnica che consente di facilitare la ripresa dell’organo e salvaguardarne la funzionalità, e poi trapiantato. In tutta Italia, ad oggi, sono poco più di una ventina gli interventi di questo tipo; a giudizio degli esperti rappresentano una frontiera trapiantologica valida che permette di accrescere il numero delle donazioni, utilizzando organi che, altrimenti, andrebbero persi. La donazione multiorgano da donatore a cuore fermo, resa possibile grazie alla collaborazione tra San Matteo e l’Asst dei Santi Paolo e Carlo di Milano, ha permesso all’équipe del Policlinico di Pavia di prelevare il cuore e successivamente trapiantarlo in un paziente 50enne affetto da uno scompenso cardiaco acuto grave e irreversibile, che ormai necessitava di un supporto cardiocircolatorio extracorporeo per restare in vita. Per lui non restava che un’unica strada percorribile: la sostituzione del cuore malato.

L’equipe che ha eseguito il trapianto di cuore era composta dai cardiochirurghi Stefano Pelenghi, Carlo Pellegrini e Filippo Amoroso, dalla cardioanestesista Elisa Milanesi, dagli strumentisti Alessandro Malaterra, Gaetano Mammana, dagli infermieri Michele Di Cataldo, Daniele Coluccia, dai perfusionisti Cecilia Ragno e Claudio Pompei, dagli operatori socio sanitari Giuseppe Cartafalsa e Giovanni Turco. Carlo Pellegrini è anche il cardiochirurgo che ha prelevato il cuore supportato da un’equipe composta dal cardiochirurgo Antonio Sciortino, dal medico in formazione specialistica Riccardo Sansonetti, dalla cardioanestesista Chiara Dezza, dai perfusionisti Antonella Degani e Alessio Biglia, dal responsabile del centro coordinamento donazione organi Andrea Bottazzi e dalla coordinatrice infermieristica Aurelia Campaci.

Il prelievo del cuore ha avuto la particolarità di essere stato il primo in Lombardia eseguito in un ospedale privo di cardiochirurgia, il secondo caso in assoluto in Italia.