Un mosaico di tradizione, immaginazione e ricerca contemporanea, così il Teatro Fraschini firma la propria Stagione di Danza. Un viaggio che attraversa scuole storiche, compagnie internazionali e nuove voci della scena coreografica europea, con un fulcro artistico di grande rilievo: la nuova produzione del Teatro Fraschini, Lo Schiaccianoci, firmata da Oliviero Bifulco, una rilettura poetica e radicalmente attuale del capolavoro di Čajkovskij.
“Con questa stagione di danza il Teatro Fraschini” – commenta Francesco Nardelli, Direttore Generale del Teatro Fraschini – “compie un passo decisivo: accanto alle grandi compagnie internazionali, presentiamo una nostra nuova produzione che rilegge un classico come Lo Schiaccianoci con sensibilità contemporanea e con l’ambizione di offrire al pubblico un lavoro capace di emozionare, sorprendere e parlare al presente. È un investimento culturale importante, che nasce dal desiderio di affermare il ruolo del Fraschini come luogo di creazione oltre che di ospitalità, un teatro che valorizza il talento, la ricerca e la qualità artistica”.
L’eccellenza della danza italiana va in scena domenica 30 novembre, alle 20.30, con il primo appuntamento della Stagione Danza, patrocinato e sostenuto dalla Fondazione Monte di Lombardia: la Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala. Fondata nel 1813, la Scuola è la più antica istituzione italiana dedicata alla formazione di danzatori professionisti e una delle più riconosciute a livello internazionale, culla di generazioni di étoile e di interpreti che oggi calcano i palcoscenici dei maggiori teatri del mondo. Sotto la guida del direttore Frédéric Olivieri, figura di riferimento della pedagogia e della cultura coreutica europea, la Scuola presenta al Fraschini un programma composito, che attraversa storia, linguaggi e tecniche, restituendo la ricchezza e la duttilità della formazione scaligera. L’evento è concepito come un trittico narrativo in cui convivono tradizione, neoclassicismo e contemporaneo, offrendo allo spettatore un raro sguardo interno sul percorso professionale di giovani danzatori già straordinariamente maturi. L’apertura è affidata alla Suite da Paquita, uno dei capisaldi del repertorio ottocentesco, rielaborato da Petipa per il Balletto Imperiale Russo. È una prova di altissima scuola, basata su virtuosismi, equilibri, variaciones solistiche e un’impeccabile geometria d’insieme. Per gli allievi scaligeri, Paquita rappresenta un passaggio obbligato verso la professionalità: l’opera che più di ogni altra mette alla prova controllo, musicalità, purezza del gesto, rigore del corpo accademico.
Secondo tassello del programma è Rossini Cards, celebre lavoro di Mauro Bigonzetti, tra i coreografi italiani più influenti degli ultimi trent’anni. La creazione si inserisce nel filone neoclassico più brillante: un mosaico dinamico ispirato alla musica di Rossini, dove ironia, teatralità e inventiva si intrecciano a un uso estremamente musicale del corpo. Per gli allievi, significa confrontarsi con un linguaggio diverso: meno formale, più scenico, più vicino alla sensibilità contemporanea del pubblico.
La rappresentazione si chiude con Bolero X, lavoro di Shahar Binyamini, artista israeliano formatosi con Ohad Naharin e portatore del linguaggio Gaga, uno dei più innovativi del panorama coreografico globale. Su una partitura ritmica e pulsante, i giovani danzatori affrontano un repertorio di movimento completamente diverso dai codici classici. Bolero X è danza come energia pura, come fisicità condivisa, come rito contemporaneo. La scelta di includerlo nel programma testimonia la volontà dell’Accademia di formare interpreti completi, capaci di muoversi tra codici differenti e di comprendere la creatività coreografica del presente. Un unico evento, tre mondi: la firma dell’Accademia.






