C’è un filo che unisce la cura scientifica e la cura poetica: la capacità di riparare. È questo il tema che attraverserà la nuova edizione di “Un anno al San Matteo”; la serata, aperta alla cittadinanza, che ogni anno racconta alla città l’impegno, i risultati e le storie della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo. L’appuntamento è per lunedì 24 novembre alle ore 21, al Teatro Fraschini di Pavia. Nel corso della serata, il direttore generale Vincenzo Petronella e il direttore scientifico Vittorio Bellotti offriranno uno sguardo sull’anno trascorso tra clinica e ricerca, ripercorrendo risultati, sfide e innovazioni che confermano il San Matteo come centro di eccellenza e di umanità. Un momento speciale sarà dedicato alla Oncoematologia Pediatrica, con l’intervento di Marco Zecca e Margherita Volpini, dal titolo “Dalla terapia genica all’orto-terapia. Il modello di cura della Oncoematologia Pediatrica”.
Un racconto che attraversa la frontiera della scienza — con la terapia genica come strumento di riparazione molecolare e clinica — e la dimensione simbolica della cura, rappresentata dal giardino ortobotanico nato grazie all’Associazione Per Arianna Cooke, in memoria di una giovane paziente scomparsa per leucemia. Un luogo dove la natura diventa spazio di incontro e di sollievo per piccoli pazienti e famiglie, simbolo concreto di una cura che continua anche oltre la scienza. Là dove la medicina ripara il corpo, la natura e la bellezza aiutano a riparare l’anima.
A seguire, “Il Gruppo Teatro” porterà in scena “Le parole e la cura: la poesia riparativa”. Le poesie di Seamus Heaney, interpretate da Franco Branciaroli e Nigel Cook, con l’introduzione di Elena Cotta Ramusino, daranno voce a quella forma di guarigione che solo la parola poetica può offrire: un linguaggio che consola, riunisce, ricompone. Perché la poesia, come la medicina, ha la forza di ricomporre ciò che il dolore frantuma.
“Un anno al San Matteo” è così molto più di un resoconto annuale: è un momento di riflessione collettiva sul senso profondo della cura. Perché curare, in fondo, significa riparare con la scienza, con la bellezza, con la parola.






