Il 24 maggio del 2014 il fotoreporter pavese Andy Rocchelli (nella foto) veniva ucciso nel Donbass mentre documentava le condizioni dei civili travolti dal conflitto russo-ucraino. Undici anni dopo il mondo sembra ancora più lontano dalla pace. Partirà da qui l’incontro in programma giovedì 22 maggio nell’aula magna del Collegio Cairoli di Pavia dal titolo “La libertà di stampa sotto attacco. Ricordando Andy Rocchelli”.
Appuntamento alle 18, in un incontro aperto alla cittadinanza. Ingresso libero. Interverranno: Francesco Carante, socio fondatore delle Volpi Scapigliate, l’associazione voluta dagli amici di Andy, Anna Dichiarante, firma de L’Espresso, e Gabriele Micalizzi, socio fondatore (assieme a Andy) del collettivo fotografico Cesura. A moderare il dibattito Giacomo Bertoni, giornalista, già inviato di Ossigeno per l’informazione al processo sull’uccisione di Andy Rocchelli. Alla tavola rotonda interverrà in collegamento anche Mario Calabresi, giornalista e scrittore, già direttore de La Stampa e La Repubblica. L’evento fa parte della rassegna “Incontri con la scuola”, curata da Costantino Leanti e proposta ogni anno alla città.
Così Costantino Leanti: «Oggi si assiste con impotenza al massacro di Gaza e alla guerra di logoramento condotta dalla Russia in Ucraina. Un elemento allarmante che caratterizza tutti i conflitti è l’aggressione sistematica ai danni dei giornalisti, mal sopportati dagli Stati coinvolti. È in questo contesto di libertà di stampa minacciata, e quindi di democrazia in pericolo, che va inquadrata la storia di Andrea Rocchelli. Andy, fotoreporter pavese, è stato ucciso insieme al suo interprete Andrej Mironov nel 2014 da un attacco deliberato dell’esercito ucraino, mentre cercava di documentare le storie della popolazione civile del Donbass sotto il fuoco delle milizie di Kyev. È seguito un complicato iter giudiziario che ha portato alla luce una verità processuale confermata da tre gradi di giudizio, ma non ha potuto punire i responsabili per un vizio di forma, tra l’aperta ostilità e i tentativi di insabbiamento da parte delle istituzioni ucraine. È una storia che è importante far conoscere, perché da un lato mostra il valore della libera informazione e l’effetto che fa: Andy ha portato le vite dei civili ucraini davanti ai nostri occhi. Dall’altro ne mostra il prezzo: la verità può disturbare il potere, che tante volte tenta di silenziarla con la forza. Difenderla è una battaglia di tutti noi, perché la verità è ciò che ci può salvare in questi tempi bui. Non possiamo restare in silenzio».