L’intervento del Vescovo Sanguineti al consiglio comunale di Pavia

Un invito a rivolgere attenzione alle famiglie, alla sfida educativa delle giovani generazioni e ai soggetti più fragili

Di Mons. Corrado Sanguineti (Vescovo di Pavia)

Gentile Signor Sindaco, cari membri del Consiglio Comunale di Pavia,

Ringrazio innanzitutto della possibilità che mi è stata data d’incontrare il vostro Consiglio che rappresenta l’intera comunità civile di Pavia: ritenevo importante, nel programma della visita pastorale alle comunità cristiane della nostra città, avere un momento di ascolto e di dialogo con voi. Dopo aver incontrato lo scorso 27 marzo la Giunta Comunale, stasera sono qui e ci tengo ad ascoltare ciò che vorrete comunicarmi circa i problemi e le prospettive che toccano la nostra città.

Sono qui come vescovo della Chiesa che vive in Pavia e, pur avendo una missione distinta dalla vostra, abbiamo tutti a cuore il bene delle persone e delle famiglie che abitano nella nostra città, e vogliamo collaborare in tutti quei campi in cui ciò è possibile, per servire il bene dell’uomo. Voi come rappresentanti dei cittadini che vi hanno eletto, nella giusta ed equilibrata dialettica e collaborazione tra esponenti della maggioranza che ora governa e delle minoranze, chiamate a dare un contributo positivo, anche con le loro critiche e interpellanze, svolgete il prezioso servizio dell’amministrazione della cosa pubblica, e siete così chiamati a dare volto alla prima e fondamentale attività politica: il servizio alla polis, alla città degli uomini.

Questo chiede a tutti voi e a coloro che operano nel campo dell’amministrazione comunale un grande senso di responsabilità, una vigilanza attenta contro ogni forma di illegalità e contro ogni prassi inappropriata o scorretta, e il senso di un compito alto perché ci sia davvero una cura della città, dei luoghi di vita quotidiana, del suo patrimonio storico, culturale e artistico, delle persone e famiglie che vivono situazioni di fragilità, di povertà, di emarginazione.

Pavia è una città che ha delle potenzialità ancora da valorizzare, non solo per la sua ricca eredità storica e culturale, ma per ciò che vive nel presente, per ciò che la caratterizza, come città di cura e di ricerca nel campo medico e sanitario, come città di formazione e di studio grazie alla sua università e al mondo dei collegi, come città ricca di una viva sensibilità sociale, con tante forme di volontariato, con luoghi di accoglienza e di vita per soggetti fragili (la Casa del Giovane, la Lega del Bene, la Casa Santa Benedetta Cambiagio, le case realizzate dall’associazione Anfass, i centri diurni del Comune per disabili, la struttura del Dosso Verde per bambini e ragazzi autistici, le case pensate come “dopo di noi”, promosse dagli stessi familiari che hanno figli in condizioni di grave disabilità o affetti da patologie permanenti).

Pavia è una città che, come popolazione residente, sta invecchiando, per ragioni differenti, come il problema dei prezzi troppo alti delle case, soprattutto nella zona del centro, la scomparsa e la riduzione di grandi imprese industriali, negli scorsi decenni, l’attrattività sul piano economico e lavorativo della vicina Milano, ma allo stesso tempo è una città che vede un altissimo numero di giovani, che qui studiano, come universitari, dottorandi, specializzandi, e che rappresentano una ricchezza umana e sociale di grande valore.

Ricordo che in occasione della visita pastorale della città, il Servizio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro, con l’aiuto di persone competenti, ha pubblicato due agili libretti che possono essere d’aiuto alla comunità cristiana e a quella civile per leggere e individuare le risorse, le problematiche, le sfide che ci attendono nel presente e nel prossimo futuro: “Spunti di discussione sul futuro della città di Pavia“, curato da Marta Cusa e Andrea Zatti (Edizione CdG dicembre 2023) e “Idee per Pavia. Una scrittura collettiva per il bene comune“, frutto di un gruppo di lavoro nell’ambito Scuola di Cittadinanza e Partecipazione della Diocesi (Edizioni CdG aprile 2024), che fu consegnato ai candidati nelle scorse elezioni comunali.

Vi rimando a questi due testi, perché offrono vari spunti di riflessione e di proposta e fanno già intravvedere sintonie possibili tra l’opera delle comunità cristiane in Pavia e l’opera propria di chi è impegnato nell’attività amministrativa e di chi rappresenta i nostri concittadini.

Mi permetto solo di richiamare tre aspetti che ritengo essenziali per lo sviluppo della nostra città, inserita nel suo territorio e nella regione lombarda, e chiamata sempre più a leggere e a vivere la vicinanza con il capoluogo di Milano, non come un problema, ma come un’opportunità e una sfida da accogliere. Le attenzioni che offro a tutti voi sono proprio quelle sulle quali è già in atto una collaborazione tra la comunità ecclesiale e quella civile, in particolare tra la diocesi con la sua rete di parrocchie e di servizi in città, e l’amministrazione comunale e chi rappresenta la cittadinanza sui banchi di questo Consiglio.

L’attenzione alle famiglie che sono il soggetto fondamentale della vita sociale ed ecclesiale: questo significa concretamente dare priorità a tutto ciò che si fa e si mette in campo per sostenere e valorizzare la vita delle famiglie, la loro primaria responsabilità educativa, e l’attivazione delle condizioni di base per fare famiglia. Come il lavoro dignitoso, la casa accessibile, la presenza capillare di asili nido, l’offerta formativa delle scuole di ogni ordine grado, con il pieno riconoscimento e sostegno anche di quelle paritarie, che svolgono un servizio pubblico, al pari delle scuole comunali e statali, il sostegno alle famiglie in difficoltà e in povertà. Tutto ciò anche per contrastare la grave crisi demografica che, oltre alle sue ripercussioni economiche e sociali, rappresenta un impoverimento nel tessuto delle nostre comunità e della nostra città.

L’attenzione alla sfida educativa delle giovani generazioni: ci sono segni inequivocabili di crescenti forme di disagio e di fragilità che coinvolgono bambini, ragazzi, adolescenti e giovani e soprattutto chi opera nell’ambito scolastico, spesso con grande dedizione e non adeguate risorse, segnala la povertà educativa di non poche famiglie, il vuoto di valori e di senso che vivono molti adolescenti, l’esigenza d’incontrare presenze adulte significative, che sappiano ascoltare il vissuto dei ragazzi e dei giovani, che li guardino come un bene e non come un problema, che sappiano risvegliare le risorse buone della loro umanità. Lo sappiamo, è un campo immenso di lavoro, eppure il primo investimento di forze e di persone dovrebbe essere quello che avviene nell’educazione e nella formazione dei più giovani. Qui si possono attivare alleanze e collaborazioni più intense e più strutturate tra soggetti differenti: il Comune con i suoi servizi, le scuole, le parrocchie con i loro oratori, le società sportive, l’università e i collegi. Certamente, come Chiesa, ci sta a cuore la vita dei più piccoli, degli adolescenti e dei giovani, e avvertiamo anche noi che occorre fare di più, investire e pensare di più, valorizzare il dono della loro umanità, provando ad ascoltare e a interpretare quello che esprimono, come desideri, come istanze, come bisogni, anche quando li manifestano in forme disordinate, scomposte, provocatorie, rendendoli protagonisti nell’ambito dello studio, della ricerca e del lavoro, e nella proposta di esperienze belle di servizio, di condivisione, di socialità, dove sanno dare il meglio di sé e dove mettono in gioco le loro competenze, i loro talenti, scoprendo i loro limiti e le loro risorse.

L’attenzione ai soggetti più fragili, a coloro che rischiano di rimanere ai margini e di diventare vittime della “cultura dello scarto”: il grado di umanità di una società, di una civiltà si vede proprio dallo sguardo e dalla cura che sa manifestare verso le persone che, in vario modo, vivono situazioni di povertà, di sofferenza, di malattia, d’inabilità. A titolo d’esempio: le famiglie in povertà, con ricadute soprattutto sui figli piccoli e in età scolastica, gli immigrati che faticano a essere accolti e integrati, i senza tetto e i soggetti più fragili sul piano anche psichico, gli anziani soli e gli ospiti delle strutture di cura e di accoglienza, le mamme che vivono gravidanze difficili, favorendo forme d’aiuto e di sostegno alla vita nascente, i detenuti del nostro carcere, sia quando stanno scontando la loro pena, sia nel loro reinserimento, i malati in cura nelle nostre strutture sanitarie e i loro familiari, che spesso non trovano dove abitare, anche per lunghi periodi di degenza di qualche loro parente. Una folla di volti, di storie, di bisogni che interpellano la città e la Chiesa che ne è parte viva: esiste una rete di solidarietà, sono attive molte realtà che provano ad affrontare questo mare immenso e multiforme di dolore e di disagio. Questo è un campo decisivo per la forma che vogliamo dare alla nostra città, qui già sono attive forme stabili di collaborazione tra la comunità cristiana, nelle sue differenti espressioni di carità e d’iniziativa sociale, altre forme e opere di diversa ispirazione ideale, e gli enti pubblici. Più cresciamo in questa sinergia di attenzioni e di attività, più daremo un volto bello, ospitale alla nostra città.

Vi ringrazio ancora per il vostro ascolto e mi scuso se mi sono dilungato forse troppo: ci tenevo a dirvi ciò che più mi sta a cuore e a rinnovarvi la piena disponibilità della Chiesa che è in Pavia a essere presente nella vita della città e a collaborare positivamente con tutti voi, membri di questo Consiglio, con le forze che rappresentate e con tutta l’Amministrazione Comunale, guidata da Lei, gentile Sindaco.

SUL PROFILO INSTAGRAM DE “IL TICINO” POTETE VEDERE UN PASSAGGIO DELL’INTERVENTO DEL VESCOVO CORRADO SANGUINETI AL CONSIGLIO COMUNALE DI PAVIA