“Quando i ragazzi si sentono ascoltati davvero e capiscono che non li si vuole ingannare, ma anzi li si vuole aiutare a rileggere insieme la loro storia, si risveglia in loro una coscienza. Da lì nasce la capacità di scegliere il bene e di cambiare”. Lo ha sottolineato don Claudio Burgio, cappellano dell’istituto penale per minorenni “Cesare Beccaria” di Milano, intervenendo la sera di lunedì 13 gennaio a Pavia a un incontro organizzato in occasione della festa di San Mauro. L’evento, ospitato alla cappella del Sacro Cuore, aveva come significativo titolo “Non esistono ragazzi cattivi, Come accompagnare i giovani nel cammino verso il compimento della loro umanità”.
Don Burgio, dialogando con don Franco Tassone (direttore della Caritas diocesana di Pavia), ha offerto uno sguardo sul mondo dei giovani che affollano il carcere minorile Beccaria. Ha descritto una realtà complessa e variegata: da minori stranieri non accompagnati con progetti migratori fragili, a ragazzi di seconda e terza generazione, spesso in bilico tra origini culturali e integrazione italiana. Non mancano giovani provenienti da contesti agiati, che manifestano un disagio esistenziale legato alla mancanza di senso e prospettive per il futuro.
Don Burgio ha sottolineato come molti giovani siano emotivamente fragili e incapaci di affrontare temi fondamentali come il dolore e la morte, che spesso emergono in modo drammatico attraverso comportamenti criminali. Ha anche messo in dubbio l’efficacia delle pene severe come deterrente, affermando che molti ragazzi finiscono in carcere in totale incoscienza, senza la capacità di valutare le conseguenze delle loro azioni. La soluzione, secondo don Burgio, non risiede nel mero inasprimento delle norme, ma in un approccio basato sull’ascolto profondo e sul dialogo.
(Nella foto, da sinistra, Mauro Ceroni, moderatore dell’incontro, don Franco Tassone e don Claudio Burgio)
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