La dichiarazione del Vescovo di Pavia sul ddl Zan sull’omofobia

Stupisce che nella grave situazione che il paese sta vivendo, dopo un anno di un’epidemia ancora in corso, con gravissime urgenze sociali ed economiche e un logoramento evidente della vita di famiglie, anziani, ragazzi e giovani, vi sia, da parte di alcune forze politiche, la tenace intenzione di portare all’esame del Senato il disegno di legge sull’omofobia, approvato alla Camera quattro mesi
fa, con il rischio di produrre fratture e tensioni nell’attuale governo di unità nazionale, nato per affrontare l’emergenza del Covid 19, promuovendo un piano efficace di vaccinazione e sostenendo la progressiva e piena ripresa delle attività sociali, culturali e lavorative in Italia.
Come cittadino e come vescovo, spero che la Commissione Giustizia del Senato oggi non autorizzi il passaggio del ddl in Senato, in un momento così critico per la vita della nazione, e riconfermo le perplessità e gli interrogativi, espressi già nel Comunicato della CEI dello scorso 10 giugno, su un provvedimento che, in nome della giusta lotta contro le discriminazioni – che non sono solo quelle
legate all’orientamento sessuale che una persona può assumere – di fatto rischia di introdurre una legge liberticida, che lede il diritto alla libera espressione del proprio pensiero e delle proprie convinzioni, e tende a sostenere un “pensiero unico” su questioni antropologiche decisive per il presente e il futuro dell’uomo.
Ricordo solo un passaggio del Comunicato della CEI: «Non solo non si riscontra alcun vuoto normativo, ma nemmeno lacune che giustifichino l’urgenza di nuove disposizioni. Anzi, un’eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide, per cui – più che sanzionare la discriminazione – si finirebbe col colpire l’espressione di una legittima opinione, come insegna l’esperienza degli ordinamenti di altre Nazioni al cui interno norme simili sono già state introdotte. Per esempio, sottoporre a procedimento penale chi ritiene che la famiglia esiga per essere tale un papà e una mamma – e non
la duplicazione della stessa figura – significherebbe introdurre un reato di opinione. Ciò limita di fatto la libertà personale, le scelte educative, il modo di pensare e di essere, l’esercizio di critica e di dissenso».
Di tutto l’Italia ha bisogno in questo momento, ma non certo di una legge ideologica: nulla di significativo è stato cambiato nel testo approvato alla Camera e ora proposto al Senato. Permane intatto il rischio della deriva liberticida e di favorire forme d’indottrinamento delle teorie del Gender definite da Papa Francesco «uno sbaglio della mente umana».
Mi auguro che i nostri rappresentanti politici, delle differenti formazioni, soprattutto se cattolici o comunque amanti dell’autentica libertà di pensiero, sappiano assumere decisioni sagge e illuminate.

Pavia, 30 marzo 2021

+ Corrado Sanguineti
vescovo di Pavia