La Sacra Scrittura di domenica 9 febbraio

“Solus Christus. Et Crucifixus”. Penso che molti fermandosi su queste parole abbiano davanti agli occhi Martin Lutero: è infatti uno dei cinque “Sola” che riassumono, per così dire, la Riforma Protestante. In realtà – basta fermarsi un attimo – è il pilastro del Cristianesimo. Lo ripeto: del Cristianesimo, senza alcuna declinazione confessionale: non puoi dirti cristiano se non credi in Cristo, in Cristo Crocifisso (e Risorto). Non guardo a Lutero; apro i documenti del Vaticano II: «Cristo è la luce delle genti, “Lumen gentium cum sit Christus”». Qualcuno sostiene – tesi poco difendibile, in realtà – che sia Paolo l’inventore del cristianesimo: se prendiamo sul serio le parole che oggi ci rivolge potremmo dire di sì. Infatti il Cristo Crocifisso è il cuore dell’esperienza del discepolo (di ogni discepolo) così come è il nucleo del messaggio dell’Apostolo (di ogni apostolo): è la “theoria, lo spettacolo” scritto, diretto e recitato da Dio. È in Croce che Dio si mostra. Si rivela. È la Croce che fa cadere il velo che impedisce di contemplarlo nel suo essere. Profezia: «guarderanno a colui che hanno trafitto» (Zac 12, 10) che si compie sul Calvario: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto» (Gv 19, 37). Mi piacerebbe che in questa settimana trovaste alcuni minuti per fermarvi davanti alla Trinità di Masaccio (vedi foto in pagina, ndr): Maria invita i discepoli a contemplare Cristo che, ricolmo dello Spirito Santo, muore appeso a una croce sostenuta dal Padre. Scriveva Dietrich Bonhoeffer, il teologo martire dei nazisti: «Dio non ci salva per la sua onnipotenza, ma per la sua impotenza manifestata in Cristo crocifisso». E padre Silvano Fausti spiegava che davanti al Crocifisso: «L’uomo finalmente ritrova la sua identità. Di persona amata infinitamente: di Figlio. Ed è l’essenza del cristianesimo. Ciò che diversifica da qualunque religione e che sbilancia qualunque ateismo, che è sempre la negazione di una religione». La Croce non è il simbolo della sofferenza; tutt’altro. È la manifestazione della gloria di Dio. È – sono ancora parole di padre Fausti – «il Cantico dei cantici». Comprendiamo allora perché Paolo dice di non sapere altro che Cristo crocifisso. Annunciare il Crocifisso significa farsi testimoni del Dio-Amore.

Don Michele Mosa