L’inaugurazione dell’anno accademico 2019-2020: il discorso del rettore Francesco Svelto

La Comunità accademica pavese si accinge a celebrare l’inaugurazione del 1195-mo anno accademico dall’editto di Lotario e 659-mo dall’istituzione dello Studium Generale. Abbiamo l’onore di un ospite di eccezione, il premio Nobel per la Fisica nell’anno 2018 il Prof. Gérard Albert Mourou. A sottolineare quanto noi tutti siamo orgogliosi della sua presenza, unitevi a me nel tributargli un caloroso applauso di benvenuto. È anche la mia prima inaugurazione. Sento una genuina emozione, in parte dovuta alla grande fiducia che questo Ateneo la scorsa primavera mi ha voluto accordare. È la prima occasione solenne che si presenta e ne approfitto per ringraziare di cuore tutti: studenti, docenti e personale amministrativo e tecnico. Grazie anche alla Fondazione Teatro Fraschini ed al suo Direttore generale – l’Ing. Francesca Bertoglio – per l’ospitalità in questa sede bellissima e accogliente. Un ringraziamento speciale va poi a chi mi ha preceduto: il collega e amico Fabio Rugge, con cui ho condiviso tante giornate di lavoro come ProRettore alla Terza Missione. Grazie Fabio! L’emozione è poi dovuta alla grande responsabilità che avverto al pensiero di impostare una strategia di sviluppo per una università che è tra le più antiche al mondo e che coinvolge circa 24.000 studentesse e studenti e in cui prestano servizio quasi 2.000 dipendenti. Ho molto sottolineato, in questi mesi, la mia volontà di rinforzare spirito di appartenenza, entusiasmo e voglia di determinare il futuro. Assicuro ascolto per tutte le istanze, progettualità e suggestioni in una dialettica franca e a tutto campo ma che non dimentichi l’urgenza delle decisioni, in una fase di importante evoluzione del sistema universitario. Quale la situazione attuale nella formazione superiore? Da un lato, l’Italia è, in Europa, il Paese con il minimo numero di laureati rispetto alla popolazione. Dall’altro, soffre di una sempre più accentuata emigrazione di giovani laureati colti, talentuosi ed ambiziosi. Le ragioni di ciò sono complesse ed una loro analisi va ben al di là degli scopi della mia relazione. Sicuramente il tema coinvolge la Società italiana nel suo insieme. Ciò non toglie che il sistema universitario debba contribuire ad una riflessione che contrasti questa tendenza. Non è in discussione il valore della formazione dei laureati delle Università italiane, anzi molto apprezzati anche all’estero. Esiste, se mai, un tema di aspettative di carriera in un mondo produttivo percepito come più statico rispetto a diversi Paesi stranieri. E, non del tutto secondario, esiste un problema di riconoscimento economico, spesso penalizzante. La spirale che ne deriva è negativa perché non solo il Paese non mette a frutto le competenze che ha contribuito a creare, ma, di più, l’investimento in formazione può apparire comunque eccessivo proprio perché meno generativo di quanto potrebbe. Da qui, a mio parere, l’errata percezione di un sistema universitario mai veramente incline ad impartire una formazione utile, ma piuttosto interessato ad approfondimenti scientifico-culturali per pochi eletti. Ritengo la soluzione di questo problema ineludibile se vogliamo pensare all’Italia come ad un Paese in grado di giocare un ruolo da protagonista nel mondo futuro. In questo quadro, il sistema universitario può e deve fare la sua parte, essendo di stimolo alla nascita di nuove imprese ad alto contenuto innovativo, luogo ideale per laureati e dottori di ricerca. Ma anche incrementando la relazione con Aziende già esistenti, piccole e grandi, attraverso stage, collaborazioni e laboratori condivisi, soprattutto in epoca di innovazione aperta o “open-innovation”. 

 

 

 

“L’Università di Pavia vuole favorire l’insediamento di nuove aziende nel territorio” 

 

  

Abbiamo già intrapreso questa strada in modo convinto. Nel corso del 2019 abbiamo sottoscritto una convenzione con ENI, per attività di ricerca, di durata triennale e che coinvolge sette Dipartimenti. Abbiamo poi avviato un nuovo Laboratorio congiunto, con il colosso cinese Huawei, che si occuperà di microelettronica e abbiamo rilanciato l’attività del Laboratorio congiunto con STMicroelectronics. L’Università di Pavia potrà e vorrà fare la sua parte insieme agli altri attori del Territorio, per l’insediamento di nuove aziende. Si tratterebbe di una grande opportunità, sia in termini di nuova occupazione ed indotto, sia di incremento di progetti scientifici congiunti non solo con i Dipartimenti universitari, ma anche con i tre IRCCS, lo IUSS e gli altri centri e fondazioni con finalità di ricerca. Un’assunzione di responsabilità dell’Università, purché sostenuta anche dall’Amministrazione comunale e dall’Ente regionale, è importante, data la capacità, che chi fa ricerca ha, di attrarre imprese interessate alle tematiche più avanzate. A tale fine sarà considerata l’ipotesi di ospitare un parco dell’innovazione su terreni edificabili, anche di proprietà universitaria: nuovi insediamenti produttivi, in sinergia con un centro di ricerca dedicato, potrebbero avere un impatto straordinario. La gestione va affidata a seri professionisti del settore. Alle mie spalle, un esempio di una soluzione che dimostra come sia possibile coniugare eco-compatibilità, bellezza ed efficienza. Confido, per portare avanti questa idea strategica, anche nelle capacità e nell’entusiasmo del ProRettore alla Ricerca e del ProRettore alla Terza missione. Il recupero della centralità dell’università nella catena socio-economica è ancor più importante nella prospettiva di maggiori investimenti nella formazione pubblica, universitaria soprattutto, da troppi anni molto distanti da quelli di altri Paesi avanzati. Infatti, senza scomodare le punte internazionali, quali Finlandia o Danimarca, ma anche limitandoci a Paesi Europei a noi più paragonabili, quali Germania e Francia, il divario è significativo, come potete notare da questo grafico. L’investimento del Paese in formazione universitaria, in percentuale rispetto al PIL, è metà della media Europea. A tal proposito, non posso non rivolgermi, in questa occasione e davanti a tanti studenti, alle Istituzioni e al Governo per chiedere un impegno convinto: pensate al futuro di questo Paese partendo seriamente dai giovani, che sembrano sempre più colpevolmente dimenticati. Non solo diritto allo studio e formazione ma anche e, forse più, misure per l’inserimento in un mondo del lavoro che sia sempre più al passo con l’innovazione e il cambiamento. Solo così potremo pensare di frenare il trasferimento all’estero di tanti giovani di valore, solo così potremo tornare a essere legittimamente orgogliosi di vivere in un Paese con una storia unica e di profonda cultura. Al quadro negativo degli investimenti, si associa una tassazione degli studenti significativamente superiore, se pensiamo che in Germania l’università è sostanzialmente gratuita e in Francia il contributo si limita ad alcune centinaia di Euro. 

 

 

 

“L’impegno volto a garantire politiche inclusive degli studenti”

 

 

 

Il mio personale impegno, nei prossimi sei anni, sarà volto a garantire politiche inclusive degli studenti. Nessun giovane meritevole e desideroso di accedere alla nostra università rimarrà escluso per ragioni legate al reddito familiare. L’Università di Pavia, anche per il contributo offerto dalle rappresentanze studentesche, è all’avanguardia nell’affrontare queste problematiche e già oggi il 30% dei nostri studenti è esentato dal pagamento delle tasse. Credo però che di più si debba fare, proprio nel rispetto etico della missione di una Università pubblica, per scovare giovani con potenzialità, ovunque si trovino ed in qualunque condizione siano, ed incoraggiarli da subito verso il nostro percorso formativo.In questa prospettiva, l’Università di Pavia proseguirà nell’impegno a favore degli studenti disabili, nella convinzione che la disabilità sia un dato non tanto bio-medico, quanto sociale, dipendente cioè dalle condizioni in cui una persona si trova a vivere e operare. Includere vuole dire anche contrastare gli abbandoni, mettendo in campo tutte le azioni necessarie. Il primo anno è quello in cui si concentrano in misura maggiore le rinunce agli studi. La percentuale di passaggio degli studenti dal I al II anno è in media pari al 75%, mentre è del 95% per quanti passano dal II al III anno. La percentuale di passaggio dal I al II anno si riduce per le Lauree scientifiche e si attesta al 65%.  Per contrastare il fenomeno, abbiamo capito che il servizio di tutorato può essere di grande efficacia. E in questo senso proseguiremo nei significativi investimenti fatti. Ma vorrei pensare anche ad altri strumenti. A titolo di esempio, i nostri collegi, pur continuando a ospitare e sostenere studenti di ogni ambito disciplinare, potrebbero aprirsi a matricole non residenti in strutture collegiali iscritte a specifici corsi di laurea, individuati in base al tasso di abbandono. I non residenti accederebbero al collegio di loro pertinenza, acquisendo il diritto di partecipare alle attività interne, studiare negli spazi comuni ed avere un tutor a loro supporto. Questo compito sarebbe affidato a studenti maturi, iscritti a corsi di laurea magistrale o al Dottorato di ricerca, e perché no anche a docenti disponibili. In questo modo potremo ampliare significativamente il numero degli studenti che beneficerebbero del sistema dei collegi. Grande attenzione sarà posta alle modalità della didattica, sia per quanto riguarda gli aspetti infrastrutturali, cioè aule e laboratori, sia per quanto riguarda le modalità di erogazione. La scarsa disponibilità di aule di capienza elevata suggerisce un nuovo e tempestivo intervento. L’idea è quella di costruire una struttura modulare, capace di contenere una unica grande aula, da 600-700 posti, che sia divisibile in più aule di capienza più ridotta. Una simile struttura sarebbe di interesse non solo universitario ma anche degli IRCCS e dell’Amministrazione Comunale. I vertici di queste Istituzioni, qui presenti in aula, si sono dimostrati subito favorevoli e li ringrazio. La prospettiva didattica dello “studente al centro” spinge per un incremento di un suo ruolo attivo. Verso questo obiettivo l’Università di Pavia, con una tradizione di elevato rapporto docenti-studenti, si incammina in modo naturale. Si tratta di acquisire maggior consapevolezza degli approcci metodologici in classe e delle opportunità esperienziali in Laboratorio, anche attraverso un’attività di formazione mirata per tutti i docenti interessati. Nel rispetto delle peculiarità dei singoli corsi di laurea e insegnamenti, saranno da valutarsi estensioni delle modalità cosiddette “blended” e sperimentazioni di quelle che vengono chiamate “flipped-classes” quelle in cui i momenti in aula sono caratterizzati da attività collaborative e in cui il docente svolge un ruolo di guida e stimolo.

 

 

“Frequentare l’Università vuol dire aprirsi a nuove opportunità ed esperienze”

 

 

 

 Occorre poi un ripensamento dei Laboratori e delle esperienze dirette in archivi e biblioteche, soprattutto per gli studenti del I livello, che si presti in misura maggiore ad un lavoro di collaborazione, quanto più possibile inter-disciplinare. Le strumentazioni ed i mezzi coinvolti, spesso costosi, vanno concepiti in spazi condivisi in un’ottica di integrazione. Per la definizione di un progetto su queste tematiche, la ProRettrice alla didattica costituirà a breve un gruppo di lavoro dedicato. Frequentare l’università vuol dire aprirsi a nuove opportunità ed esperienze. Tra queste, un periodo di soggiorno all’estero, reso possibile dal progetto europeo “Erasmus”. Per gli studenti che vi accedono si tratta di una esperienza umana fondamentale. Non sempre lo stesso si può dire per l’esperienza formativa, il più delle volte di valore ma spesso non pienamente integrata nel corso di studi pavese. Per questa ragione, e confidando nella determinazione del ProRettorato all’internazionalizzazione, vorrei selezionare alcune, poche, università con cui stringere alleanze su più corsi di Laurea. L’idea è garantire agli studenti che sceglieranno queste università, per il loro periodo formativo all’estero, che gli insegnamenti saranno automaticamente integrati nel loro piano di studi. Saranno i consigli didattici omologhi dei due Atenei a studiare il percorso. Vanno vagliate opportunità di scambio anche in contesti extra-europei, sia perché ci sono diversi segnali di interesse verso l’Italia dalle Americhe e dai Paesi asiatici. Sia perché i nostri giovani sono sempre più motivati ad esperienze anche fuori dell’Europa. Per ora, mi fa piacere annunciare un corso estivo, nel prossimo mese di Giugno, pensato e preparato per studenti del bachelor, che frequentano la TUFTS University a Boston. Riguarderà le tecnologie dell’informazione e l’analisi dei dati e si terrà a Pavia, a Palazzo Vistarino. I profili professionali richiesti dal mondo del lavoro vanno modificandosi a ritmi decisamente più rapidi che in passato. La formazione universitaria va rinnovata con altrettanta rapidità ed intelligenza. Come Università cercheremo nuove competenze, ovunque siano, in modo da migliorare l’offerta formativa, ma anche l’impatto su ricerca ed innovazione. Sono personalmente favorevole a separare le progressioni di carriera del personale già nei ruoli d’Ateneo dal reclutamento di nuovo personale dall’esterno. Da un lato, i Dipartimenti vengono responsabilizzati con scelte di merito sulle progressioni dei colleghi, dall’altro nuove immissioni dall’esterno, in misura maggiore rispetto agli obblighi di legge, vedrebbero la regia dell’Ateneo. Un Ateneo attento alle legittime ambizioni di colleghi meritevoli, ma anche consapevole dell’urgenza di rapidi cambiamenti.

 

  

“Una moderna Università ha bisogno di un’Amministrazione che ragioni in termini strategici”

 

 

Una moderna Università ha bisogno di un’Amministrazione che ragioni in termini strategici, che prenda carico degli adempimenti dettati dalle norme, ma sia sempre più proattiva, lavorando insieme ai docenti nella ricerca di nuove opportunità nel contesto di formazione, ricerca e terza missione. C’è bisogno, cioè, di una Amministrazione che aggiorni e integri le proprie competenze e in cui le persone operino in un clima di rispetto, siano soddisfatte del loro lavoro e coinvolte nella visione strategica complessiva. A tali fini, un’attenzione particolare va posta alla formazione specialistica e a tutte le iniziative a favore del benessere nell’ambiente di lavoro. L’obiettivo della partecipazione e dell’efficienza dei processi è prioritario e trarrà vantaggio da una politica attenta alle esigenze individuali e alla valorizzazione delle qualità dei singoli. Si attuerà un sistematico confronto con quanto realizzato in altre università di elevata qualità per importare le migliori pratiche sia nei processi di lavoro, sia nelle modalità di riconoscimento anche economico delle persone: la nostra università non deve avere situazioni deteriori o meno favorevoli di altre. Proprio per facilitare un sempre più efficace coinvolgimento, confermo che a breve sarà dato avvio alla costituzione della Consulta di Personale Tecnico-Amministrativo e Collaboratori Esperti Linguistici: 10 / 15 membri eletti da tutto il PTA e CEL con funzioni consultive e di proposta agli organi.Questa giornata di inaugurazione è dedicata alla Ricerca. Diremmo alla Ricerca di base, perché verremo abbagliati da affascinanti concetti di Fisica fondamentale e di Medicina personalizzata. Ma se pensiamo anche che il prof. Gerard Mourou è stato insignito del premio Nobel per le sue scoperte rivoluzionarie nel campo della Fisica dei LASER, e se pensiamo a quanto oggi sia pervasivo l’utilizzo del Laser, rileviamo una lezione acquisita ma che è utile ripetere: la ricerca di base non è un esercizio intellettuale fine a se stesso, ma al contrario premessa per ogni avanzamento della conoscenza e per l’avvento di rivoluzionarie applicazioni. Va sostenuta, evitando di cadere nella trappola della verifica di impatto economico, soprattutto di breve periodo. A questo proposito, condivido con voi un aneddoto. Mi raccontavano proprio alcuni pionieri dello studio della Fisica dei Laser che, all’inizio, l’introduzione del Laser veniva anche un po’ canzonata. Ricordo a tutti che la parola ‘Laser’ è un acronimo e che la lettera L sta per Light, Luce, e che il Laser amplifica la luce. Le frasi di scherno erano del tipo: “Bravi, una brillante soluzione alla ricerca di un problema”. Oggi sappiamo che di problemi ne risolve tanti e, nella maggior parte dei casi, non ce ne rendiamo neanche conto. Se ci soffermiamo un attimo, ci accorgiamo che di esempi analoghi ne ricaviamo in tutti i campi del sapere, dalle scienze naturali a quelle sociali ed umanistiche.

 

 

“Il sostegno alla ricerca. L’incremento del 10% del numero di borse per il dottorato di Ricerca”

 

 

La ricerca fondamentale va sostenuta e, a livello italiano, andrebbero garantiti con continuità bandi per Progetti di rilevante interesse nazionale. Pensiamo sempre che la cifra che fino a qualche tempo fa veniva stanziata per questo scopo era pari a 120-130 milioni di Euro all’anno, come se ogni italiano donasse 2 caffè all’anno alla ricerca nazionale. Riflettiamoci! Un peccato, viceversa, sarebbe impedire a tanti ricercatori universitari la possibilità di applicarsi per nuove ricerche e scoperte, nell’interesse del Paese. D’altro canto, una opportunità interessante e di prestigio è offerta dai bandi dello European Research Council, dove ambiziosi programmi pluriennali di ricerca possono essere proposti. A questa opportunità devono guardare, sempre più, i nostri ricercatori e l’Ateneo proseguirà ad impegnarsi per orientarli in questa prospettiva, attraverso ad esempio la guida di colleghi che hanno già conseguito un successo in bandi precedenti. Progetti che richiedono grandi risorse e/o un elevato numero di partecipanti, non solo universitari, possono trovare nei programmi europei il loro più coerente supporto. A tale fine, l’interazione con i decisori europei deve aumentare in quantità e qualità e, Università, Istituzioni ma anche imprese italiane dovrebbero coordinarsi in modo molto più sistematico per la proposizione di progetti di elevato livello scientifico e di significativo impatto sociale. Dichiaro sin d’ora il mio interesse e la mia disponibilità per una intesa che, partendo da Pavia e dalla grande area di Milano, abbia quest’obiettivo. Una università che fa ricerca e innovazione è una università che coinvolge i giovani. Il numero di studenti del Dottorato di ricerca ed il numero di assegnisti rappresentano metriche di riferimento importanti. A titolo di esempio, vi propongo un confronto tra l’Università di Pavia e l’Università Cattolica di Leuven: due università storiche, multidisciplinari. L’Università di Pavia ha circa 950 docenti, 24.000 studenti e 600 dottorandi. L’Università di Leuven ha circa 2200 docenti, 56.000 studenti ma 3000 dottorandi. Quindi, Leuven conta un po’ più del doppio di docenti e studenti dei corsi di Laurea ma 5 volte tanto per il numero di studenti di dottorato. E’ evidente la sproporzione. Non si tratta esclusivamente di disponibilità economica per istituire borse di studio. Il tema è più complesso e coinvolge ancora il tessuto produttivo in cui il dottore di ricerca andrà ad inserirsi una volta conseguito il titolo. In questo senso abbiamo la fortuna, come Università di Pavia, di essere inseriti in una delle regioni economico-produttive più vivaci di Europa, condizione cruciale per assorbire figure di elevato profilo ed in grado di dare contributo decisivo all’innovazione. Recuperare la distanza con le migliori università europee è un obiettivo da tenere a mente, sarebbe oltretutto un segnale di salute per il generale contesto innovativo e culturale. Darò impulso alla Scuola di dottorato, confidando nel ProRettore alla Ricerca e nella Scuola di alta formazione dottorale, nell’ottica sia di un incremento delle borse disponibili, con un bilanciamento di risorse pubbliche e private, sia di iniziative volte all’inserimento dei dottori nel mondo del lavoro e dell’innovazione. Ho il piacere di annunciare che proporrò agli organi di governo di Ateneo, nelle loro prossime riunioni, di approvare un incremento del 10% del numero di borse per il dottorato di Ricerca. Con l’auspicio che le Aziende ci seguano proponendo un analogo incremento di borse private. Penseremo anche ad una giornata dedicata all’esposizione dei risultati ottenuti nel corso del triennio dagli studenti, coinvolgendo imprenditori ed investitori. Benché ancora poco frequente, uno sbocco possibile per diversi lavori di dottorato potrebbe proprio essere una nuova iniziativa imprenditoriale volta alla realizzazione e commercializzazione delle idee sviluppate. Infine, promuoverò l’organizzazione di ambiziose scuole estive di dottorato, relative a tutte le nostre tre aree macro-disciplinari, in cui siano coinvolti i docenti più esperti sul tema, a livello internazionale. La partecipazione non sarà affatto limitata agli studenti del nostro Ateneo ma al contrario è intesa per studenti nazionali ed europei. Guardiamo, e con sempre maggior attenzione guarderemo, all’impatto che formazione e ricerca hanno sulla Società. Ma mi fa piacere sottolineare il rapporto che si è instaurato con la città di Pavia e con il nostro territorio. Perché sempre più tangibili stanno diventando le iniziative che coinvolgono non solo gli studenti ma tutti i cittadini pavesi. 

 

 

 

La Biblioteca di San Tommaso

 

 

 

Quelle che vedete alle mie spalle sono alcune fotografie della Biblioteca di San Tommaso. Quanti hanno avuto modo di visitarla e viverla ne hanno apprezzato qualità, bellezza e comodità. Propone circa 150mila volumi a scaffale e 250mila custoditi in magazzino. L’orgoglio del corpo docente di poter fare ricerca in una realtà proiettata verso il futuro, all’altezza della nostra prestigiosa tradizione negli studi umanistici, si unisce al desiderio dei nostri studenti di poter frequentare e studiare in un luogo inclusivo e centrale. E’ stata Inaugurata poco più di un anno fa, e posso scherzosamente dire che è stata subito oggetto di contesa, tanto che il Senato Accademico ha dovuto deliberare in merito ai criteri di accesso. Dal primo progetto alla sua realizzazione, l’opera ha però richiesto 12 anni e ha visto il forte coinvolgimento dei Rettori Schmid, Stella e Rugge, tutti qui presenti oggi e che saluto affettuosamente. Insisto nel sottolineare la bellezza della Biblioteca e della struttura di San Tommaso. Non posso e non voglio però sorvolare sulla durata complessiva di quest’opera, davvero eccessiva. Difficile pensare di essere capaci di reagire prontamente alle esigenze di una Società che cambia se il ritardo tra il momento in cui una necessità è riconosciuta ed il momento in cui si giunge a realizzazione è così elevato. Molte le ragioni, ma la prima di tutte risiede nella complessità delle normative e delle procedure che governano l’iter attuativo delle opere pubbliche. La Biblioteca di San Tommaso restituisce slancio alla ricerca in ambito umanistico. Nel prossimo sessennio, l’obiettivo è un nuovo progetto per la conservazione e lo sviluppo del patrimonio librario nelle scienze giuridiche, politiche e sociali. Veniamo da una lunga tradizione che rischia di essere dispersa, mentre un rinnovato sostegno e nuovi spazi potrebbero dare un rilevante beneficio anche alla ricerca. Ma dove si intravvede una svolta nei rapporti Università – Città è nel nuovo Museo di Storia Naturale “Kosmos – il mondo di Spallanzani”. E’ stato inaugurato da poco, a fine settembre, anche grazie al sostegno di Regione Lombardia e Cariplo, e permette la fruizione delle collezioni in maniera inedita. I reperti sono collocati, spiegati e messi in mostra con l’obiettivo di incuriosire non solo professori e studenti ma bambini, famiglie e semplici appassionati. L’obiettivo è quello di favorire il turismo culturale. Il desiderio è di proseguire, in futuro, nell’allestimento di nuove porzioni del Palazzo mantenendo al centro Cultura ed Università. La scelta di Palazzo Botta, in pieno centro, non è casuale visto che rappresenta di per sé un luogo di rilievo per la storia delle scienze naturali. A titolo di esempio, in quel Palazzo è stata scoperta la serotonina ed è uno dei luoghi a più alta densità di scoperte scientifiche in Europa. 

 

 

 Gli interventi in edilizia: Scienza del Farmaco e Campus della Salute

 

 

 

Mi pare rilevante, infine, un cenno alle impegnative iniziative in Edilizia che si svilupperanno, fino a completamento, in questo Rettorato. Sarà realizzato un nuovo polo didattico di Scienze del Farmaco, più grande dell’attuale. Il progetto esecutivo è stato consegnato a settembre, il cantiere vedrà l’avvio nel 2020 e la consegna è prevista per il 2022. Il Campus della Salute occuperà un’area di circa 8.500 mq. E’ prevista la realizzazione di aule, biblioteche, uffici amministrativi e un centro integrato di didattica simulata, che contribuirà ad incrementare l’attrattività della nostra Facoltà di Medicina. Il cantiere è stato aperto lo scorso Settembre. Prevediamo la consegna dell’opera entro la fine del 2023. Sembra un periodo particolarmente lungo, ma i lavori sono significativi, tanto più che avverranno in un contesto di piena operatività. Al raggiungimento di questo obiettivo mi impegnerò personalmente, così come alta priorità ho dato all’area amministrativa di competenza. Per le opere di Edilizia in particolare, ma più in generale per tutte le progettualità, mi piacerebbe che, nei prossimi anni, la mentalità del nostro Ateneo fosse improntata ad una pragmatica determinazione. Nel cinquecentenario dalla morte di Leonardo, mi fa piacere citare una sua frase particolarmente calzante “Costanzia: non chi comincia, ma quel che persevera”. Perseverare in questa ed altre imprese sarà il nostro impegno. Per focalizzare l’attenzione su queste opere, vediamo insieme questo breve video. Nell’avvicinarmi a concludere, mi piace immaginare i prossimi sei anni come base per lo sviluppo strategico di un Ateneo che ha profonde radici storiche, lunghe centinaia di anni, ed è stato capace di accogliere docenti e studenti da tutta Italia, anche grazie al sistema dei collegi, consegnando così grandi professionalità alla Società italiana. La visione per cui mi impegno è la seguente: Un’università con alleanze strategiche nazionali ed internazionali. Inclusione e attrattività verso gli studenti. Una Sanità pavese con forte identificazione in assistenza e ricerca. Una città dei Collegi, rivisitati e moderni. Un rapporto strutturale con le Aziende (ricerca e placement). Convinto che tutto ciò sarà ancor più bello perché realizzato in un contesto di Università pubblica, guiderò con orgoglio l’Università di Pavia nei prossimi anni e dichiaro ufficialmente aperto l’anno accademico 2019-2020. 

 

W l’Università italiana, 

W l’Università di Pavia.

 

Prof. Francesco Svelto

(Magnifico rettore dell’Università di Pavia)

 

(Nella foto il rettore Francesco Svelto a destra accanto al prof. Gérard Mourou, premio Nobel per la Fisica 2018 durante la cerimonia al Teatro Fraschini)