Villa Gaia, una raccolta fondi per recuperare la struttura di Rea Po

“Villa Gaia è il mio sogno di casa di accoglienza per donne maltrattate e per i loro figli, e se ora non ci mobilitiamo tutti insieme, rischiamo di perderla per sempre”. Isa Maggi (nella foto), responsabile pavese di Sportello Donna, ha lanciato un ultimo accorato appello per tentare di salvare Villa Gaia, la struttura di Rea Po (presso l’antica dogana) che lei stessa aveva acquistato anni fa con lo scopo di farne un centro per accogliere, proteggere e reinserire al lavoro e nella società le donne vittime di violenze, anche con bambini piccoli; la villa e l’omonima fondazione sono in memoria di sua figlia Gaia, morta a 23 anni nel 2008. Ma il sogno rischia di sfumare: “Dopo l’acquisto, il cambio della destinazione d’uso e l’avvio dei primi lavori di ristrutturazione, la Regione Lombardia ha revocato 550mila euro di finanziamenti – ricorda ancora Isa Maggi -; gli interventi realizzati nella struttura di Rea Po, infatti, non sono risultati a norma; ma noi abbiamo sempre ritenuto che la responsabilità fosse dell’impresa che li ha realizzati che invece ci aveva fatto causa per il mancato pagamento ed ha vinto”. Una vera doccia fredda per la fondatrice di Sportello Donna, che da sempre si batte per tutelare e difendere le donne: “Villa Gaia era stata pensata per essere completamente diversa dalle strutture di accoglienza attualmente esistenti: ha operato solo per 18 mesi ma disponeva di spazi riservati ad attività sociali e culturali, era un luogo di rifugio e incontro e non qualcosa di asettico e impersonale. E’ chiusa dal 2011 a causa della questione legale e oggi è stata anche vandalizzata: ci hanno portato via mobili e porte e si rischia che venga di nuovo utilizzata da senza tetto e abusivi in cerca di un riparo”. Ma come fare, visti i tempi particolarmente ridotti (l’asta si terrà il 29 novembre)? “Penso che non sia più possibile pensare a dei centri di accoglienza finanziati interamente dallo Stato che rimangono senza soldi di punto in bianco e forniscono servizi a singhiozzo. Le case per le donne vittime di violenza e in fragilità economica e sociale sono beni comuni. Il progetto nasce con l’obiettivo di stimolare una riflessione collettiva sul valore sociale delle donne e promuovere un cambiamento nei comportamenti per la risoluzione concreta dei problemi generati dalla violenza. Oggi è necessario che il sostegno parta dal basso, da tutti noi: chiediamo che cinquemila persone versino 30 euro. Così raggiungeremo la cifra di 125 mila euro e riscatteremo Villa Gaia. So bene che è un obiettivo altissimo, ma è necessario che ognuno si faccia carico di questa situazione. A Pavia non esistono attualmente residenze di questo tipo e non possiamo continuare a lasciare sole le donne”. 
 
Simona Rapparelli