“Pensare una nuova Vita insieme dopo il Covid-19”

La riflessione di Gustavo Cioppa, già Procuratore Capo della Repubblica di Pavia

Dopo aver compreso che Homo Sapiens Sapiens è tale in quanto animale pensante, qualcuno si chiede: ma vi è stato realmente il tempo per riflettere durante questi lunghi mesi di quarantena? O hanno prevalso cattive abitudini, oramai croniche nell’imperio dei social?
Per alcune categorie il tempo del lavoro nella quarantena si è raddoppiato – pensiamo ai disagi della didattica a distanza – e ve ne sarebbero altre, di categorie di lavoratori, i quali, tuttavia, in nome del dovere civico hanno dato il meglio di sé, scoprendosi eroi inconsapevoli, e senza nemmeno ricevere un grazie. Il lavoro smart è piombato dall’alto come un dovere imprescindibile.
Vi è poi l’amara questione dei lavoratori i quali, ahimè, si sono trovati a disporre di tanto tempo per pensare poiché hanno perduto la propria occupazione.
È il dramma della crisi economica innescata dalla crisi epidemica.
La certezza nella scienza e nella tecno-scienza è deflagrata. Gli uomini non sono i padroni della Terra. È bastato un banale virus ad arrestare il processo di globalizzazione che si pensava fino a prima di Covid-19 inarrestabile.
Per contro il virus è stato lui ‘globale’ in tutti i sensi, e virale. Ma un microscopico virus che altro può essere se non virale? Il mondo è divenuto epidemico. Già altre volte è accaduto, ma ora l’eccezionalità è senza paragoni. Il rischio di contagio è ancora globale e invisibile, almeno fino alla creazione di un vaccino.
Adesso, oltre al vuoto, si fa strada, mai estinta, l’immaginazione: pensare una nuova vita insieme.
Immaginare la Vita, perché il punto non è sopravvivere, ma vivere, e la vita umana non è mai disgiunta dalla dimensione politica, economica e sociale. L’uomo, proprio in quanto animale sociale, è anche un animale politico. Premesso che la vita senza felicità non è vita, quale sarà l’impegno reale dei politici quando si saluterà finalmente l’uscita di scena di Covid-19?
Per la costituzione americana l’uomo ha diritto alla felicità.
Non si conosce chi per primo, fra i costituenti americani, abbia avuto  la brillante quanto temeraria intuizione.
Ma che cosa è la felicità? Quasi tutti i grandi filosofi l’hanno cercata, ma nessuno ha potuto declinarne chiaramente l’ “in sé”.
Quaesiverunt ac non invenerunt: forse perché, semplicemente, la felicità non esiste o, almeno, non esiste per come noi siamo portati ad immaginarla,  senza, tuttavia, saperla neppure definire. Proviamo, allora, col procedere “a contrario” e col rinunciare ad una ricerca e definizione ontologicamente universale.
Cos’è l’infelicità per l’uomo nei tempi che viviamo? L’infelicità oggi è la presenza del contagio, della pandemia. E la felicità è la sua assenza.
Certo, una felicità temporanea, contingente, relativa, passeggera e, per di più, da conquistare e saper gestire: la felicità del domani, del dopodomani e nulla di più.
Quando l’avremo raggiunta, dopo un po’, non conterà più, quale categoria aprioristica dell’essere e del pensiero.
Nondimeno, dovremo contentarcene e riprendere il cammino: magari ripensando alla folgorante immagine di Pascal, che vede l’umanità correre  allegramente verso il precipizio, dopo essersi posta davanti qualche cosa che ne impedisca la vista.
Ecco una riflessione che può venir buona in questi tempi: almeno stiamo in guardia per  non correre verso il precipizio con la velocità cui siamo adusi.
Ricordiamoci di quella breve frase in latino,  che era impressa negli anni ’70 su molti libri di scuola, come invito agli studenti, un ossimoro che può guidarci: festina lente,  affrettati lentamente.
Ma forse oggi è più comprensibile ed attuale la stessa indicazione data in inglese con la locuzione hurry but slowly.

 

Dott. Gustavo Cioppa

(Magistrato, già Procuratore Capo della Repubblica di Pavia, già Sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia)