Davanti a piazza San Pietro gremita di 80mila giovani e fedeli accorsi da ogni parte del mondo – senza considerare quanti hanno seguito la celebrazione dagli schermi sparsi per le città di Roma e di Assisi – il Santo Padre Leone XIV ha presieduto il rito di Canonizzazione dei Beati Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati, ora proclamati Santi della Chiesa.
Un momento storico, che ha visto radunarsi una folla innumerevole di giovani, in coda fin dalla notte per entrare in piazza. L’emozione e la gratitudine hanno portato il Santo Padre a un inconsueto saluto ai presenti, sia prima della celebrazione eucaristica sia dopo, a bordo della papamobile. Un evento carico di fede e di attesa, segnato dalla proclamazione come Santo del primo millennial, coetaneo di tanti, esempio di una fede autentica vissuta nel quotidiano.
Carlo Acutis, nato a Londra il 3 maggio del 1991, viveva con la sua famiglia a Milano ma amava viaggiare per il mondo, specialmente nei luoghi di più intensa spiritualità: Fatima, Assisi, Monte Sant’Angelo e molti altri. Attraverso la preghiera, la partecipazione quotidiana all’Eucaristia e numerosi gesti di carità, come l’aiuto ai poveri e l’evangelizzazione sul web, Carlo modellò la sua vita sul Vangelo di Cristo. Ricevette la prima comunione all’età di sette anni e mantenne sempre un legame profondo con l’Eucaristia, tanto da affermare: “L’Eucaristia è la mia autostrada per il Cielo”.
Era un adolescente dal cuore buono, allegro e solare, che non nascondeva la sua fede, ma anzi dichiarava apertamente “Essere sempre unito a Gesù, ecco il mio programma di vita”.
Nell’ottobre 2006 gli venne diagnosticata una forma aggressiva di leucemia che peggiorò rapidamente. Offrì le sue sofferenze per il Papa, per il bene della Chiesa e per il Paradiso.
Morì il 12 ottobre 2006, a soli quindici anni, ma “come quando le campane suonano a festa”, il giorno del suo funerale fu anche un giorno di gioia: molti percepirono la nascita di un nuovo amico in cielo.
Conclusa l’Inchiesta diocesana a Milano nel 2016, nel 2018 l’allora Santo Padre Francesco ne riconobbe le virtù eroiche e, dopo un primo miracolo avvenuto in Brasile, fu possibile la sua beatificazione, celebrata il 10 ottobre 2020 nella basilica superiore di San Francesco ad Assisi.
Il secondo miracolo, avvenuto a Firenze nel 2022, compiuto da Dio per l’intercessione del Beato Carlo Acutis, ha aperto la strada verso la sua canonizzazione.
Le parole che papa Leone XIV ha rivolto ai fedeli durante l’omelia sono illuminanti per comprendere la Grazia speciale della vita di San Carlo Acutis.
“Cosa devo fare perché nulla vada perduto?”. Cari giovani, il rischio più grande della vita è quello di sprecarla al di fuori del progetto di Dio.
Gesù, nel Vangelo, ci parla di un progetto a cui aderire fino in fondo. “Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo”, ci chiama, cioè, a buttarci senza esitazioni nell’avventura che Lui ci propone, con l’intelligenza e la forza che vengono dal suo Spirito.
Tanti giovani, nei secoli, hanno affrontato questo bivio. Pensiamo a San Francesco d’Assisi o a Sant’Agostino. Spesso li immaginiamo come grandi personaggi, dimenticando che tutto è cominciato quando, ancora giovani, hanno risposto “sì” a Dio, donandosi a Lui senza riserve.
In questa cornice, oggi guardiamo a San Pier Giorgio Frassati e a San Carlo Acutis.
Carlo ha incontrato Gesù in famiglia, grazie ai suoi genitori Andrea e Antonia,
poi a scuola e soprattutto nei Sacramenti, celebrati nella comunità parrocchiale. È cresciuto, così, integrando naturalmente nelle sue giornate di bambino e di ragazzo preghiera, sport, studio e carità.
Entrambi, Pier Giorgio e Carlo, hanno coltivato l’amore per Dio e per i fratelli attraverso mezzi semplici, alla portata di tutti: la santa Messa quotidiana, la preghiera, specialmente l’Adorazione eucaristica.
Carlo diceva: “Davanti al sole ci si abbronza. Davanti all’Eucaristia si diventa santi!”, e ancora: “La tristezza è lo sguardo rivolto verso sé stessi, la felicità è lo sguardo rivolto verso Dio. La conversione non è altro che spostare lo sguardo dal basso verso l’Alto, basta un semplice movimento degli occhi”.
Un’altra cosa essenziale per loro era la Confessione frequente. Carlo ha scritto: “L’unica cosa che dobbiamo temere veramente è il peccato”; e si meravigliava perché – sono sempre parole sue – “gli uomini si preoccupano tanto della bellezza del proprio corpo e non si preoccupano della bellezza della propria anima”. Tutti e due, infine, avevano una grande devozione per i Santi e per la Vergine Maria, e praticavano generosamente la carità.
Perfino quando la malattia li ha colpiti e ha stroncato le loro giovani vite, nemmeno questo li ha fermati e ha impedito loro di amare, di offrirsi a Dio, di benedirlo e di pregarlo per sé e per tutti.
Carlo amava dire che il Cielo ci aspetta da sempre, e che amare il domani è dare oggi il meglio del nostro frutto.
Carissimi, i santi Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis sono un invito rivolto a tutti noi, soprattutto ai giovani, a non sciupare la vita, ma a orientarla verso l’alto e a farne un capolavoro. Ci incoraggiano con le loro parole: “Non io, ma Dio”, diceva Carlo. Questa è la formula semplice, ma vincente, della loro santità. Ed è pure la testimonianza che siamo chiamati a seguire, per gustare la vita fino in fondo e andare incontro al Signore nella festa del Cielo.
Con San Carlo Acutis, Dio e la Chiesa ci offrono un Santo vicino, un giovane che ha condiviso la vita e le passioni dei suoi coetanei, che ha saputo usare internet come strumento di evangelizzazione e di amicizia.
La sua storia mostra che la santità non è un titolo lontano o riservato a pochi, ma un cammino concreto e possibile per tutti: basta orientare la vita verso Dio, con semplicità e amore, nel quotidiano.
(Articolo e foto a cura di Marco Laluce – pubblicato su “il Ticino” di venerdì 12 settembre)






