Cassolnovo (Pavia), agli arresti domiciliari il comandante e il vice della polizia locale

Sono accusati di concussione continuata, falso in atto pubblico, indebita induzione a dare o promettere utilità e anche di atti persecutori ai danni di un loro collega

Il comandante e il suo vice del comando di polizia locale di Cassolnovo (Pavia), un comune della Lomellina vicino a Vigevano (Pavia), sono stati arrestati questa mattina, lunedì 16 gennaio, dai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della Procura di Pavia (unitamente ai loro colleghi di Vigevano), con le accuse di concussione continuata, falso in atto pubblico, indebita induzione a dare o promettere utilità e anche di atti persecutori ai danni di un loro collega. Ai due sono stati concessi gli arresti domiciliari. La indagini della Procura di Pavia (nella foto l’ingresso del Tribunale, ndr) sono partite dopo la denuncia presentata dalla madre di un adolescente. La vicenda riguarda procedure “del tutto anomale e arbitrarie” (si legge in una nota della Procura) riguardanti il fermo di due moto da cross, prive di targa e assicurazione e non abilitate a circolare da parte dai pubblici ufficiali. Il comandante e il suo vice sono accusati di essersi fatti consegnare le moto in assenza di una formale contestazione e senza provvedere al sequestro amministrativo. I veicoli sarebbero stati così trattenuti per diversi giorni al comando della polizia locale di Cassolnovo (Pavia). A quel punto il comandante e il suo vice avrebbero comunicato ai possessori che, al fine di evitare sanzioni pecuniarie e la confisca dei mezzi, “avrebbero dovuto cederli in vendita a soggetti individuati dagli indagati – sottolinea la Procura – ed al prezzo dai medesimi stabilito, comunque inferiore al reale valore di mercato dei veicoli”. Le moto sono state restituite ai proprietari solo dopo le ripetute proteste dei familiari, che hanno deciso di presentare denuncia in Procura e di rivolgersi al Comune. Dalle indagini sono poi emerse anche le presunte pressioni che sarebbero state esercitate dal comandante e dal vice nei confronti di un loro collega al fine di “annullare le contestazioni amministrative già elevate nei confronti di soggetti legati agli stessi per motivi professionali o di amicizia”. Il giovane agente si sarebbe rifiutato di assecondare queste richieste, andando incontro a presunte aggressioni verbali e anche fisiche che l’hanno costretto ad assentarsi dal lavoro per sottoporsi a terapie psichiatriche.