Benedetto XVI: nel gesto delle sue dimissioni “la fede di un credente, di un discepolo del Vangelo”

L'addio al Papa Emerito: la riflessione di don Michele Mosa

L’elicottero bianco lasciava il Vaticano e, dopo aver fatto un giro su Roma – il Vescovo voleva salutare la sua Diocesi per l’ultima volta – si dirigeva verso Castelgandolfo.
Fra lo stupore del mondo intero Benedetto XVI tornava Joseph Ratzinger. Avrebbe continuato a firmarsi Benedetto XVI è vero, avrebbe continuato a indossare la talare bianca è vero ma tutti noi eravamo consapevoli che la Storia scriveva una pagina straordinaria davanti a noi.
Quando mai un Papa dava le dimissioni – o come dicono i canonisti – rinunciava al ministero petrino? Certo si cominciò a parlare di Celestino V e del dantesco “gran rifiuto” fatto per viltà, ma qui la viltà non aveva casa.
Quel gesto raccontava – testamento – la fede di un credente, di un discepolo del Vangelo. Era il sigillo del suo affidarsi allo Spirito. (E forse nasceva anche dalla riflessione sul motu proprio di Paolo VI che poneva a 80 anni il limite di età per i Cardinali in Conclave: si intitola “Ingravescente aetate”).
Si era presentato come “umile lavoratore nella vigna del Signore” dalla loggia di San Pietro: così lasciava i sacri palazzi. Usciva di scena come un semplice credente in Cristo. E come tutti sentiva di doversi disporre ad accogliere il suo Signore.
Quasi dieci anni di veglia, intensa: un lungo Avvento che non poteva se non sfociare nel Natale senza tempo. Il Vaticano è di qualche giorno. Betlemme è per sempre.

Don Michele Mosa

 

(Foto, Avvenire)