A Confagricoltura Pavia un incontro sull’uso dei fitofarmaci

"Risicoltura a rischio con limiti al glifosate"

E’ uno degli erbicidi più usati al mondo. Il glifosate viene utilizzato in agricoltura per combattere le erbe infestanti: in particolare nella coltivazione del riso serve per la pulizia del “letto di semina”, sia in acqua che, soprattutto, in quella in asciutta. Ma in futuro questo fitofarmaco rischia di non poter essere più a disposizione degli agricoltori. C’è infatti chi ha avanzato dubbi, sostenendo che potrebbe provocare seri danni alla salute. L’autorizzazione all’uso del glifosate scade il 15 dicembre, ma la Commissione Europea – su parere favorevole dell’ Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) che ha affermato che non presenta rischi per l’uomo – ha autorizzato la proroga di un anno in attesa che l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) raccolga tutti gli elementi utili per esprimere una valutazione. Spetterà poi agli organi politici della UE prendere una decisone. Una scelta dalla quale dipende, in particolare, il futuro della risicoltura. Il tema è stato dibattuto oggi, martedì 13 dicembre, in un incontro svoltosi a Confagricoltura Pavia, moderato dal giornalista Tommaso Cinquemani. Eleonora Miniotti, del Centro Studi dell’Ente Nazionale Risi, ha ricordato che “l’Italia oggi occupa una posizione di rilevo in questo comparto, con il 57 per cento dell’intera produzione risicola europea. Un’attività che si svolge prevalentemente nell’area del Nord-Ovest tra Piemonte e Lombardia”. “Sono 34mila gli ettari coltivati a riso tra Lomellina e Pavese – ha sottolineato Alberto Lasagna, direttore di Confagricoltura Pavia -. Gli agricoltori non difendono l’uso del glifosate in nome di una battaglia ideologica: se questa molecola non va bene, si trovi un’alternativa. Però va garantita la produzione. Il problema è anche etico: dobbiamo pensare a sfamare oltre 8 miliardi di persone nel mondo. Inoltre se viene meno un’attività agricola, è a rischio anche la biodiversità di un territorio”. “Gli agrofarmaci vengono introdotti in commercio solo dopo un percorso di autorizzazione molto scrupoloso e addirittura più lungo di quello previsto per i medicinali di uso umano”, ha aggiunto Flavio Barozzi, presidente della Società agraria lombarda. Il ricercatore Alberico Loi ha ipotizzato che “in caso di mancata riautorizzazione all’uso del glifosate, si potrebbe arrivare a una riduzione di produzione del 30 per cento per il riso e del 20 per cento per il frumento tenero”.

(nella foto, da sinistra, Flavio Barozzi, Alberto Lasagna, Alberico Loi, Eleonora Miniotti e Tommaso Cinquemani)