Prevenzione delle “malattie infettive emergenti”: l’Università di Pavia capofila della Fondazione INF-ACT

La presentazione in Aula Magna. Silvio Brusaferro, presidente dell' Istituto Superiore di Sanità: "Serve un monitoraggio continuo"

“La sfida non è più di reazione ma di pro-azione in alcuni ambiti particolarmente sensibili per la tutela della salute individuale e pubblica: virus emergenti e riemergenti, patogeni trasmessi da vettori e patogeni multi-resistenti alle attuali terapie antibiotiche. Grazie al progetto e all’attività della Fondazione, queste tematiche verranno affrontate sia a livello di ricerca di base, che traslazionale”. Lo ha dichiarato oggi, lunedì 5 dicembre, Francesco Svelto (nella foto il suo intervento), rettore dell’Università di Pavia, nell’Aula Magna dell’Università di Pavia all’evento che ha inaugurato ufficialmente la Fondazione INF-ACT: un consorzio con 25 membri, tra Atenei, enti pubblici e privati, in collaborazione con l’ Istituto Superiore di Sanità (ISS) e il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Capofila è proprio l’Università di Pavia. Il progetto è stato selezionato dal Ministero dell’Università e della Ricerca e finanziato con 114,5 milioni di euro nell’ambito del Pnrr. “Ruoli fondamentali trasversali a queste aree di intervento – ha aggiunto il prof. Svelto, anche nel suo ruolo di presidente pro-tempore della Fondazione – saranno la costituzione di reti di sorveglianza, lo studio di modelli matematici di diffusione dei patogeni e di identificazione di nuovi target terapeutici e di nuove molecole anti-microbiche”. Riguardo alla Fondazione INF-ACT, il rettore ha aggiunto che “è stata valorizzata molto positivamente sia la scelta di investire soprattutto sui giovani, attivando complessivamente oltre cento posizioni di ricercatore a tempo determinato, sia l’ambizioso obiettivo di istituire un dottorato nazionale, con sede principale a Pavia, sulle tematiche in oggetto, supportato da oltre novanta borse di dottorato distribuite su tre cicli”. Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), ha spiegato che “l’Italia si è dotata di un sistema di monitoraggio delle malattie infettive molto sofisticato, che consente di avere quotidianamente numerosi dati e si è rivelato prezioso per affrontare la pandemia che stiamo ancora vivendo. E’ un sistema necessario per il bene del Paese: dovrà essere mantenuto e consolidato anche in futuro. Come ci ha insegnato la pandemia da Covid-19, è necessario fare rete per affrontare queste emergenze. Oggi in Italia sono attivi 138 laboratori in grado in ogni momento di individuare microrganismi che potrebbero sviluppare nuove infezioni. E’ fondamentale sostenere questo sistema garantendogli anche più profondità: la Fondazione che nasce oggi dovrà essere sempre attiva, accedendo anche a nuove forme di finanziamento”. Maria Chiara Carrozza, presidente del CNR, ha sostenuto “l’importanza di collaborare al meglio tra enti pubblici e privati, Irccs, Istituti zooprofilattici e associazioni non profit. Una collaborazione che deve essere finalizzata alla ricerca scientifica, con più comunicazione e meno barriere burocratiche. Dovremo puntare molto sui giovani ricercatori coinvolti in questa Fondazione”.