Università di Pavia, il discorso del rettore Francesco Svelto per l’apertura dell’Anno Accademico 2022-2023

La cerimonia si è svolta al Teatro Fraschini

Di Prof. Francesco Svelto (Magnifico Rettore dell’Università di Pavia)

 

 

Autorità civili, militari, religiose, Onorevoli Parlamentari, Magnifici Rettori, Illustri Docenti e Ricercatori, Stimati Tecnici e Amministrativi, Cari Studenti, Gentili Ospiti,

la Comunità accademica pavese si appresta a celebrare l’inaugurazione del 662-mo anno accademico, a partire dall’istituzione dello Studium Generale ad opera di Galeazzo II Visconti, vicario dell’Imperatore Carlo IV di Lussemburgo. Abbiamo oggi con noi, come ospite d’onore, un grande pianista, ritenuto uno dei migliori interpreti al mondo di Bach: il Maestro Ramin Bahrami. Tra poco avremo il privilegio di ascoltarlo al pianoforte durante la sua prolusione. Vi prego di unirvi a me nel tributargli un caloroso applauso di benvenuto.

Meno di tre anni fa, in questo splendido teatro, inauguravamo l’anno accademico, senza immaginare che a distanza di pochi mesi avremmo avuto una prospettiva del mondo così diversa. Mi voglio però soffermare oggi sugli aspetti positivi che ci riguardano. Ricordo di avere allora sottolineato, nel mio discorso inaugurale, la scarsa attenzione del Paese verso la ricerca, quella di base in particolare. Ma, di più, il disinteresse per i giovani, sia ricercatori che studenti. E per riaffermare la centralità dei giovani, ho voluto che accompagnassero anche visivamente questo mio discorso di oggi: vedrete scorrere le immagini di alcuni tra i più giovani componenti della nostra comunità accademica: docenti, personale tecnico-amministrativo e studenti. Anche loro, simbolicamente su questo palco.

 

Rispetto a tre anni fa, lo scenario mi sembra cambiato significativamente ed in positivo. In parte grazie ad energie che abbiamo attivato a livello locale, e in parte grazie a misure governative. Fondi per la ricerca di base attraverso i PRIN, molte più borse per il dottorato di ricerca, più posti da ricercatore. Maggior sostegno economico per gli studenti, anche con attenzione alla parità di genere. Tra gli aspetti positivi voglio poi menzionare la reazione dell’Unione Europea per contrastare le conseguenze socio-economiche della pandemia, reazione che si è concretizzata nel grande intervento denominato “Next Generation Europe”: un’occasione importante di investimento per il futuro del nostro Paese. Diverse le articolazioni previste nel PNRR, dai centri nazionali alle infrastrutture di ricerca ed innovazione, dagli eco-sistemi territoriali ai partenariati estesi. Il denominatore comune è rappresentato da tematiche scientifiche che avranno impatto sulla società per i prossimi anni, se non decenni.

 

L’Università di Pavia partecipa ai centri nazionali: “High Performance Computing”, “RNA a terapia genica” e “Biodiversità e salute”. Nel centro “High Performance Computing”, il nostro contributo scientifico si concentrerà, sulla matematica multi-scala, sulle piattaforme di simulazione per trials clinici, e sulla ricerca finalizzata alla realizzazione di quantum computer. Per quanto riguarda il centro “RNA a terapia genica” la nostra ricerca verterà sulle malattie metaboliche e cardio-vascolari da un lato e sulla ricerca di nuovi farmaci a RNA, dall’altro. Infine, nel centro “Biodiversità e salute” ci occuperemo di benessere umano, insieme a monitoraggio e ripristino della biodiversità in ecosistemi terrestri. Nell’ambito delle “Infrastrutture per la ricerca”, puntiamo su una iniziativa volta ad integrare competenze teoriche e sperimentali nelle neuro-scienze. Mentre nelle “Infrastrutture per l’Innovazione”, ci impegneremo su tre fronti: un centro nazionale per lo sviluppo di radio-farmaci, una infrastruttura per la simulazione e monitoraggio del sistema energetico ed una piattaforma per il metaverso alimentare.

 

Ho avuto modo di sottolineare, in più circostanze, quanto sia importante che l’Università rappresenti un volano, anche per lo sviluppo socio-economico, sia attraverso nuove iniziative imprenditoriali che scaturiscano dalla ricerca ed innovazione, sia attraverso la valorizzazione delle specificità del territorio. Questo non significa pensare ad università che si provincializzano, ma al contrario che realizzino appieno la terza missione unendo le proprie competenze alle risorse locali. È con questo spirito che l’Università di Pavia ha sviluppato una proposta di Eco-sistema territoriale, insieme a tutte le università del Piemonte, all’Università dell’Insubria ed all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il nostro Ateneo avrà la leadership nello sviluppo di tecnologie digitali per la trasformazione industriale della produzione agricola, con grande attenzione al nord-ovest italiano, dal fiume Po alle Alpi, e evidente concentrazione sulle colline dell’Oltrepò. L’Economia circolare, per garantire processi verdi di produzione industriale, costituisce un ulteriore obiettivo in cui siamo coinvolti. Scopo generale dell’Ecosistema è l’accompagnamento delle aziende, in particolare medie e piccole, verso un futuro di sostenibilità ecologica e transizione digitale. Nell’ambito dei partenariati estesi, che abbracciano 14 tematiche di grande rilevanza internazionale, abbiamo l’onore e la responsabilità di essere guida per la tematica delle “malattie infettive emergenti”. L’obiettivo è quello di rispondere in modo tempestivo alle necessità determinate dalle emergenze infettivologiche in ottica ‘One Health’. Sono direttamente coinvolti 40 enti nazionali. Contribuiremo poi a diversi altri partenariati, in veste di partner istituzionale o partecipando a bandi a cascata. Infine, avremo un ruolo trainante in almeno altri quattro progetti promossi dal Ministero della Salute.

 

L’Università di Pavia svilupperà il suo impegno complessivo, nei progetti del PNRR appena descritti, attraverso il lavoro di circa 190 ricercatori strutturati e riceverà circa 55 MEuro. Un aspetto molto rilevante dell’iniziativa nazionale è l’accento posto alla presenza attiva di ricercatrici e ricercatori giovani: ne prevediamo di poter coinvolgere complessivamente 55 a tempo determinato. Nel presentare gli obiettivi e i programmi di questo mandato rettorale, avevo messo ai primi posti il sostegno alla ricerca. Saluto, quindi, con gioia questo ambizioso piano nazionale e la possibilità di creare nuove opportunità per chi alla formazione e alla ricerca ha dedicato tempo, passione ed energia. Con altrettanta soddisfazione, posso fare un bilancio della nostra offerta dottorale, con particolare riferimento alla disponibilità di un buon numero di borse di studio, altro aspetto posto in cima agli obiettivi distintivi d’Ateneo. Il sostegno di Fondazione Banca del Monte e di Intesa Sanpaolo ci ha consentito di incrementare la nostra dotazione di borse per cinque cicli consecutivi. A questo va aggiunto l’apporto proveniente dal PNRR. Il nostro Ateneo ha così ricevuto più di 100 borse straordinarie per il ciclo 38°, con avvio ad inizio 2022, più 200 per i prossimi 3 cicli. Avvieremo poi un dottorato nazionale in Nanoelettronica, ambito di ricerca applicata in cui la nostra Università ha una lunga tradizione e che sta ricevendo rinnovata linfa dal “Chips Act” europeo.

 

Da quanto – seppure sinteticamente – ho detto, credo che emerga la misura del grande impegno del nostro Ateneo nel PNRR. Non va dimenticato però il contesto in cui tale piano ha avuto la sua genesi ed il limitato arco temporale in cui vedrà il suo sviluppo, cioè da qui al 2026. Dobbiamo pertanto avviare e quindi consolidare nuove reti di collaborazione nazionale, per poi individuare nuove fonti di finanziamento in progetti nazionali e, ancor più, europei. La stella polare per le nostre ricercatrici e i nostri ricercatori deve restare la programmazione europea, che vede attualmente in corso il nono programma “Horizon Europe”. La ricerca italiana riceve fondi in misura inferiore, benché attualmente in crescita, rispetto ad altri Paesi Europei. Dobbiamo assolutamente evitare di retrocedere rispetto al nostro scenario internazionale di riferimento.

 

Più di due anni di pandemia hanno forzatamente modificato la nostra vita accademica, aprendo a nuove opportunità che le tecnologie rendono possibili, ma evidenziando minacce molto evidenti. La fruizione della didattica a distanza è stata una necessità. Potrà essere un ottimo strumento integrativo per la didattica tradizionale, oltreché venire in soccorso di specifiche categorie quali studenti disabili o lavoratori. In futuro, la tecnologia sarà poi di ausilio cruciale per la didattica innovativa, più esperienziale e con lo studente maggiormente al centro. Su questo ci stiamo impegnando. Non può però e non deve essere un’alternativa alla lezione in presenza, non può e non deve indurre ad abbandonare la vita accademica, fatta di relazioni e crescita umana, oltreché di lezioni ed esercitazioni. Favoriremmo gli abbandoni, favoriremmo l’allontanamento dall’Università. Con questa forte convinzione, il nostro Ateneo sta lavorando per arricchire le esperienze formative in presenza e per incrementare la propria identità di città campus. Il primo pilastro è costituito da una maggiore integrazione formativa tra Università e Collegi, facendo leva su una rete collegiale, unica in Italia. Il secondo pilastro è rappresentato dall’edificazione di nuovi collegi e dal rinnovamento di altri. Il progetto formativo, denominato “collegiale non-residente”, ha preso avvio con questo nuovo anno accademico 2022/2023 e si svilupperà in tre direzioni: il tutorato sia di sostegno che di approfondimento, i laboratori sulle competenze trasversali e la Faculty estesa. Per quanto riguarda i tutorati, essi si articoleranno in due serie disegnati sulle esigenze dei partecipanti. La prima serie – tutorati di sostegno – dedicata soprattutto agli esami che rappresentano i classici “colli di bottiglia” nel percorso universitario, è pensata per gli studenti, in particolare del primo anno, delle Lauree Triennali e delle Lauree Magistrali a ciclo unico. La seconda serie – tutorati di approfondimento – è invece dedicata a temi specialistici, in cui piccoli gruppi di studenti insieme a giovani ricercatori approfondiscono aspetti del programma svolto a lezione, con un supplemento formativo e riflessivo. La seconda direzione del progetto “collegiale non-residente” è quella dei laboratori sulle competenze trasversali. Nuove abilità e competenze, a partire dalle così dette soft-skills, quali public speaking, comunicazione inter-personale, scrittura creativa, ma anche conoscenze sui cambiamenti climatici ed eco-sostenibilità ambientale, sono sempre più richieste dal mercato del lavoro, a prescindere dalla specifica professione. Abbiamo quindi ideato workshop interattivi e corsi esperienziali da proporre agli studenti di tutti i corsi di Laurea. La terza direzione del progetto “collegiale non-residente” è quella della Faculty estesa e prevede un ampliamento del corpo docente, oltre il personale strutturato in Ateneo, attraverso il coinvolgimento di studiosi ed esperti di altri Enti ed Istituzioni, in grado di incrementare l’offerta formativa con competenze attualmente assenti nei percorsi di laurea. Avremo quindi nuovi insegnamenti per le lauree magistrali riconosciuti come crediti curriculari che saranno tenuti da docenti esterni che si fermeranno in un collegio per una intera settimana rimanendo a disposizione degli studenti e svolgendo in forma compatta le loro lezioni. Gli studenti potranno così incontrarli non solo a lezione, ma anche in altri momenti, per discutere e chiacchierare, approfittando della dimensione “comunitaria” che si vive nei Collegi. L’intero progetto, nelle sue tre direzioni, si svolgerà interamente nei collegi universitari che, senza eccezioni, hanno aderito in modo convinto e fattivo. Grazie a questa iniziativa tutti gli studenti della nostra università, in diversi momenti della loro vita accademica, avranno modo di prendere contatto con la vita collegiale. Individueremo poi anche modalità di coinvolgimento negli avvenimenti sociali e nelle attività sportive, favorendo l’effetto squadra e lo spirito di emulazione determinante negli studi così come nel prosieguo della vita sociale e lavorativa.

 

Ad una accelerazione nell’integrazione formativa, vogliamo unire un incremento di capacità di ospitare studenti nelle nostre strutture collegiali. Ciò è coerente anche con un nostro obiettivo più generale di accogliere un più elevato numero di studenti nella nostra università che è già in misura significativa un campus universitario. Con intento primariamente inclusivo, abbiamo elevato tutti i limiti nei corsi di studio a numero programmato. A titolo di esempio, abbiamo aumentato del 50%, nell’arco di due anni accademici, il numero di matricole iscritte ai Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia e di più del 20% i posti disponibili per il Corso di Laurea in Chimica. Analogamente, stiamo aumentando le disponibilità per il i corsi di Laurea in Scienze sanitarie. L’impulso verso nuove soluzioni e verso il rinnovamento delle strutture esistenti deriva invece dalla disponibilità di un finanziamento pubblico, attraverso un bando dedicato all’edilizia residenziale. Abbiamo presentato una proposta per un nuovo Collegio da realizzare in una parte dell’area un tempo occupata dall’Istituto Neurologico Mondino. Quest’ultimo si sviluppava su una superficie di circa 10000 mq e la prima metà, in direzione sud, ospiterà una nuova biblioteca, giuridico-politico-sociale, unitamente a due aule: il progetto esecutivo è stato ultimato e nei primi mesi del 2023 sarà avviato il cantiere dei lavori. È nell’ala nord, nella restante metà, che vorremmo fosse ospitato un collegio con 100 posti letto, aula per la formazione e palestra. Se finanziato, sarebbe il 12° collegio di EDiSU. Lo vorremmo intitolare al dott. Luigi Bolognesi ed a sua moglie Anna Maria Ghizzoni. Il dott. Bolognesi ha infatti deciso di nominare la nostra Università erede universale dei suoi beni. La volontà del dott. Bolognesi nasce dalla memoria degli enormi sacrifici fatti per conseguire la Laurea e dal desiderio di aiutare l’accesso agli studi a chi ha maggiori difficoltà economiche. Ci impegneremo, grazie a questo lascito, a sostenere i meritevoli privi di mezzi dei nostri collegi pubblici. Vi chiederei un applauso per il dott. Bolognesi che oggi è qui con noi.

 

Sempre per il bando dedicato all’edilizia residenziale, ulteriori richieste sono state avanzate da EDiSU per il rinnovamento dei collegi Castiglioni e Golgi. Purtroppo è assai difficile che tutte queste proposte potranno sortire successo, visto che le domande, su scala nazionale, superano abbondantemente le risorse disponibili. Ma è il giusto modo di gestire un patrimonio edilizio così cospicuo: attraverso la predisposizione di progetti, in modo da essere pronti per future iniziative pubbliche di finanziamento. Attraverso i nostri collegi si realizza una parte importante del diritto allo studio a Pavia. E per le nostre studentesse e per i nostri studenti, con basso reddito famigliare e che non trovano spazio nei collegi, abbiamo messo a punto una ulteriore misura di sostegno economico. Riguarda uno sgravio del canone di affitto degli appartamenti. L’ammontare è stato pari a 750kEuro.

 

Ho detto che stiamo intensificando molto il rapporto Università – collegi, peraltro un unicum nel sistema della formazione italiana. Ma c’è di più. Siamo consapevoli che diverse nostre strutture edilizie sono prestigiose, plurisecolari e di rilievo artistico. Di questo siamo orgogliosi, ma allo stesso tempo consapevoli della necessità di aprirli ancor di più alla conoscenza di cittadini e turisti. Abbiamo intenzione di avviare un percorso, volto al riconoscimento del valore culturale rappresentato dai collegi storici e dai cortili del Palazzo centrale dell’Ateneo, non solo per Pavia, ma per tutta l’Italia ed a livello internazionale. Nella direzione di una sempre maggior condivisione e apertura dell’Ateneo a città e società.

 

E nei cortili storici del Palazzo Centrale, sono passati alcuni dei grandi studiosi e scienziati che nei secoli hanno fatto grande questo Ateneo. Tra loro c’è sicuramente Maria Corti. La voglio ricordare oggi perché a lei dobbiamo il Fondo manoscritti che nel 2023 compie 50 anni. Successivamente sviluppatosi nel “Centro per gli studi sulla tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei”, conserva autografi di alcuni tra i più grandi scrittori del Novecento: da Montale a Gadda, da Calvino a Ginzburg, Quasimodo, Manganelli, Saba, Zanzotto, Eco e molti altri. In tutto, più di duecento fondi d’autore. Maria Corti, donna di grande creatività, credeva nell’Università degli studenti, luogo di didattica e ricerca, di promozione personale e culturale. Non sorprende che abbia descritto l’avventura del Fondo manoscritti come un dono da regalare al futuro e a chi sarebbe venuto dopo. “Sento il futuro- diceva- come qualche cosa che guarderà al passato e poiché saremo nel passato quando il futuro sarà presente, dobbiamo conservare ciò che non vogliamo finisca in oblio”. Questi primi cinquant’anni costituiscono un anniversario da celebrare, dando nuovo impulso alle attività. A promuovere eventi ed iniziative, insieme al Centro Manoscritti, la Fondazione Maria Corti, sorta nel 2007 per volere della scrittrice e destinataria di tutti i suoi beni. Tra gli eventi previsti, preannuncio un Festival della scrittura, aperto a vari luoghi della città e organizzato con il Comune. Incontri, nell’arco dell’anno, con prestigiosi scrittori italiani e stranieri, oltre ad un convegno internazionale sulle nuove frontiere dell’acquisizione, conservazione e studio di testi nativi digitali. Infine, un programma che mi sta particolarmente a cuore e che riguarda l’integrazione con le scuole superiori, da cui la Corti era partita, con corsi di aggiornamento per docenti. Siamo così orgogliosi del contributo dato da Maria Corti al nostro Ateneo che abbiamo deciso di ricordarla per sempre con una lapide.

 

 

Come ho detto in apertura, veniamo da anni difficili, destinati a condizionare e non poco il futuro. Penso che le università, come le altre grandi istituzioni del Paese, abbiano un ruolo di riferimento e guida importante. Il mio ottimismo nasce in questo momento dalla consapevolezza che la nostra Comunità accademica sta mettendo in campo nuove progettualità nella ricerca, nella formazione e nel dialogo con la società, anche facendo leva sulla lunga e prestigiosa storia di questo Ateneo. L’apporto che ricevo da tutte le componenti è veramente da sottolineare. Docenti, personale amministrativo, tecnico ed esperti linguistici stanno rendendo possibili, con un grande contributo di impegno, fantasia e senso di appartenenza, i progetti di cui oggi ho parlato, ma soprattutto i molti altri che non hanno trovato spazio in questo discorso. Dall’internazionalizzazione al sistema bibliotecario, dalla futura nuova offerta museale all’edilizia. Grazie davvero e di cuore a tutti! Convinto che i prossimi anni porteranno ulteriori idee e risultati, orgoglioso di quanto insieme stiamo facendo, dichiaro ufficialmente aperto l’anno accademico 2022-2023, il 662° dall’Istituzione dello Studium Generale.

 

W l’Università italiana, W l’Università di Pavia.

 

Pavia, 11 ottobre 2022