Due anni fa il Covid-19 giungeva in Italia; il prof. Raffaele Bruno: “Oggi sappiamo come combatterlo”

L’infettivologo del San Matteo in un'intervista a "il Ticino" fa il punto della situazione della pandemia e guarda al futuro

Sono passati due anni dal 20 febbraio 2020, il giorno in cui Codogno, da cittadina di provincia lombarda e quasi sconosciuta, divenne il centro dell’attenzione dell’Italia e dell’Europa intera per il primo caso riconosciuto e identificato di infezione da Covid-19. Fino a quel momento la temutissima influenza cinese sembrava a tutti un mero “affare” relegato all’altra parte del mondo: guardavamo quasi con tenerezza le persone che, chiuse in lockdown (parola che imparavamo in quei giorni, sinonimo di isolamento, che nelle settimane successive avrebbe dominato anche le nostre vite) nelle proprie case facevano passare il tempo allenandosi, cucinando, sentendosi e vedendosi solo tramite web. Poi, il caso di Mattia Maestri, il paziente 1. E dopo, la deflagrazione del dramma che anche noi abbiamo dovuto vivere sulla nostra pelle fino in fondo. Cosa è cambiato in questi due anni? Cosa ci riserva il futuro? Il professor Raffaele Bruno (nella foto, ndr), direttore del reparto di Malattie Infettive del Policlinico San Matteo di Pavia, in prima linea nella lotta contro il Coronavirus sin dal primo giorno, fa il punto della situazione della pandemia in un’intervista pubblicata sull’ultimo numero de “il Ticino”.

Professore, sono passati due anni. Cosa è cambiato in tutto questo tempo?

“Tutto. Siamo passati da una situazione di poca conoscenza del problema ad un’altra di consapevolezza: oggi abbiamo tante armi per trattare e limitare l’impatto del Covid sia in termini di malattia che di ospedalizzazioni. Ci sono le terapie precoci per i primi cinque giorni dall’inizio dei sintomi che limitano (soprattutto per i pazienti fragili) la gravità della malattia. E’ cambiato anche il nostro approccio, oggi basato sull’acquisizione di tutta una serie di elementi che prima erano assolutamente sconosciuti”.

Il Covid oggi fa meno paura?

“Non penso che in questo momento si debba essere pessimisti, anzi, sono per il cauto ottimismo dovuto proprio alla consapevolezza della conoscenza. Poi è chiaro che l’opinione degli esperti è divisa tra ottimisti e pessimisti: io penso che occorra semplicemente usare il buon senso che nasce da ciò che si sa e che ci permette quindi di gestire le situazioni”.

Simona Rapparelli

 

POTETE LEGGERE L’INTERVISTA INTEGRALE AL PROF. RAFFAELE BRUNO SULL’ULTIMO NUMERO DE “IL TICINO”, CHE TROVATE NELLE PARROCCHIE DELLA DIOCESI DI PAVIA O NELLE EDICOLE DI TUTTA LA PROVINCIA