La Sacra Scrittura di domenica 13 febbraio

Il commento di don Michele Mosa. «Ma se Cristo non è risorto»

Se Cristo non è risorto… la tua (mia) predicazione è vuota, senza contenuto: Paolo scrive Kenos. Una cassa acustica che non trasmette nulla a cosa serve? Se Cristo non è risorto… la tua (mia) fede è vana, anzi falsa. E i peccati ci restano incollati addosso. Niente risurrezione di Cristo, niente perdono. Nessuna salvezza. Spesso capita però di concentrare la nostra attenzione – e devozione – sulla croce: lì si compie il sacrificio cruento che placa l’ira divina e dona la vita agli uomini. Sulla croce si attua il gesto riparatore: il sangue del Maestro diventa il fiume che lava dal peccato. Croce sì, Crocifisso al centro e pian piano la risurrezione svanisce, il Risorto resta fuori dalla nostra predicazione. E dalla nostra vita. Come scrive il teologo Robert Cheaib «Gran parte della soteriologia – ovvero teologia della salvezza – ha trascurato la vita e la risurrezione di Gesù concentrandosi sull’atto della morte di Cristo e ha fatto della risurrezione l’happy ending di un infausto dramma». Nel testo paolino tutto ciò è espresso dai due aggettivi: vuoto e falso. Senza la risurrezione di Cristo (senza l’incontro con il Risorto), non ha senso l’annuncio del Vangelo, non ha senso il “correre per il mondo” della Chiesa, non ha senso la Chiesa stessa. Missione sarebbe consegnare un pacco vuoto. E la salvezza sarebbe il più grosso imbroglio perpetrato a danno dell’umanità. «Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini». La morte da sola non salva. Basta pensare ai martiri o agli eroi o semplicemente a un padre e a una madre che danno la vita per i loro figli: gesti coraggiosi che non ha nulla a che fare con il peccato e il perdono del peccato. Il Crocifisso non ti salva con la morte, ma con la morte e la risurrezione. Non si separa la morte dalla risurrezione: il Calvario – diceva don Tonino Bello – è una collocazione provvisoria. Dura da mezzogiorno alle tre del pomeriggio: «Una permanenza più lunga sarà considerata abusiva anche da Dio» (don Tonino). Non cancellerò mai la Croce. Passerò ancora lunghe ore davanti al Crocifisso. Ma vivrò nella luce della Risurrezione.

 

Don Michele Mosa