Letizia Moratti ha inaugurato il nuovo centro medico comunale di Dorno (Pavia)

Il vicepresidente di Regione Lombardia: "La pandemia non è ancora finita: avanti con la campagna di vaccinazioni"

“La pandemia di Covid-19 non è ancora finita. Dobbiamo prestare la massima attenzione e intensificare gli sforzi per la campagna vaccinale, convincendo chi non si è ancora immunizzato e aumentando l’adesione alle terze dosi”. Lo ha sottolineato oggi, martedì 9 novembre, Letizia Moratti, vicepresidente e assessore al welfare di Regione Lombardia, intervenendo a Dorno (Pavia), paese di 5mila abitanti in Lomellina, all’inaugurazione del nuovo centro medico comunale (nella foto il taglio del nastro).
“L’indice RT segnala che anche la Lombardia è sopra il livello 1, seppure ancora leggermente inferiore alla media nazionale – ha ricordato Letizia Moratti -. Vogliamo continuare ad essere tra le ‘regioni verdi’ in Europa: potremo farlo solo attraverso il vaccino. Ieri sono stati 3mila i cittadini lombardi che hanno prenotato la prima dose e 25mila quelli che si sono prenotati per la terza. Un percorso virtuoso che vogliamo continuare. In Lombardia il 91,83 per cento dei residenti ha ricevuto almeno una dose, e oltre l’89 per cento ha completato il ciclo: siamo quarti al mondo per percentuale di persone vaccinate, dopo Israele, Danimarca e Portogallo”.
Il vicepresidente regionale ha affermato che “il 95 per cento delle persone attualmente ricoverate nei nostri ospedali è costituito da non vaccinati: un dato che si commenta da solo. Il vaccino è l’unica vera arma per limitare la diffusione del virus”.
Letizia Moratti ha elogiato il Comune di Dorno (Pavia), a partire dal sindaco Francesco Perotti, per la realizzazione di un centro medico dove opereranno 3 medici generici e un pediatra, con la collaborazione di infermieri e altri professionisti della sanità: “E’ una visione avanzata di quella medicina di prossimità che vogliamo rafforzare con la revisione della legge regionale 23, la cui discussione inizierà domani in consiglio regionale. E’con strutture come queste, collegate alle ‘case di comunità’ e agli ‘ospedali di comunità, che riusciremo a garantire una migliore assistenza sul territorio, soprattutto agli anziani”.