Università di Pavia: il discorso del rettore all’inaugurazione dell’anno accademico

L'intervento del prof. Francesco Svelto davanti al Presidente Sergio Mattarella

Prof. Francesco Svelto (magnifico rettore dell’Università di Pavia) 


La Comunità accademica pavese celebra quest’anno i 660 anni dalla istituzione dello “Studium Generale” ad opera di Galeazzo II Visconti, vicario di Carlo IV di Lussemburgo, Imperatore del Sacro Romano Impero. Il 13 aprile 1361 si aprivano, infatti, le porte di una scuola giuridica, medica, filosofica e letteraria, in grado di richiamare da subito studenti da tutta Europa. In occasione del 660esimo anniversario, la presenza del Presidente della Repubblica è un grande onore di cui tutta la città è orgogliosa. In particolare, al termine di 18 mesi drammaticamente segnati dall’emergenza pandemica e in cui Pavia ha avuto un importante ruolo nella gestione sanitaria e nella ricerca scientifica con i suoi Dipartimenti medici e con il suo sistema ospedaliero. Grazie Presidente!

 

CENTRALITÀ DELLA QUESTIONE DEI GIOVANI E LORO INCLUSIONE

 

Un evento così improvviso e duraturo, che tanto ha sconvolto il mondo, deve essere occasione di profonda riflessione, per riuscire a ripensarsi verso un futuro davvero sostenibile. Ho fatto dell’inclusione degli studenti in questa università un tratto distintivo del mio mandato ed è dai giovani che voglio partire o meglio ripartire, visto che a loro ho dedicato l’esordio di tutti i miei discorsi pubblici. Il programma di interventi europei, varato a seguito dell’emergenza, prende nome di “Next Generation EU” e sollecita ad investire sul futuro e sulle nuove generazioni. Sembrerebbe scontato ma non lo è, visto che sono proprio i giovani, da troppo tempo, ad avere ricevuto, alla prova dei fatti, poca attenzione e poco ascolto. Da diversi anni, anche prima del Covid, e a prescindere dal colore dei governi, i giovani sono stati largamente dimenticati. Penso all’istruzione ed alla formazione universitaria in particolare, dove restiamo agli ultimi posti in Europa per numero di laureati rispetto alla popolazione. Ma, più in generale, alle opportunità di inserimento nella società italiana, al termine del percorso di studi, e alla possibilità di contribuire ai processi di innovazione di cui il tessuto sociale e produttivo ha tanto bisogno. Non ritengo di avere alcuna ricetta da suggerire, penso però che dobbiamo guardare ad alcuni riferimenti chiari.

 

PER INCLUDERE I GIOVANI, MIGLIORARE LE INFRASTRUTTURE

 

Una prima grande opportunità va colta sul versante delle infrastrutture per la formazione e la ricerca. Sappiamo che la qualità degli spazi di studio e la sicurezza degli edifici sono determinanti per rendere i giovani protagonisti del loro percorso formativo. Molte università, tra cui la nostra, possiedono un importante patrimonio edilizio, che si è accumulato nei secoli, con palazzi di pregio che sono motivo di legittimo orgoglio. Ma, insieme a questi, ci sono troppo strutture semplicemente vecchie ed ormai inadeguate per ospitare attività didattiche o di ricerca. È necessario intervenire estesamente e, in alcuni casi, ricostruire da zero, con soluzioni rispettose dell’ambiente ed economiche. Ma le università non hanno le risorse sufficienti, anche facendo leva su possibili risparmi di bilancio. Il rinnovamento profondo di intere porzioni di città universitaria, cui sto pensando, può essere colto solo attraverso un deciso cambio di marcia. Un ottimo esempio in questa direzione è stato il recente bando per l’edilizia universitaria e, ancor di più, i provvedimenti dedicati che il governo sta predisponendo con contributi ancor più ingenti.  È una grande occasione che va perseguita se vogliamo che le nostre università siano al passo con le migliori realtà internazionali.

 

INTERNAZIONALIZZAZIONE DEGLI STUDENTI

 

Proprio l’attrattività internazionale è, a mio giudizio, un altro nodo da sciogliere. Si devono bilanciare le auspicabili esperienze all’estero per i nostri giovani con la capacità di accogliere giovani stranieri che vogliano venire a studiare in Italia. Sottolineiamo molto, e a ragione, la fuga dei cervelli all’estero, ma ancora troppo poco lo scarso arrivo in Italia di studenti e ricercatori. Il problema è il saldo netto. L’Italia è ancora troppo indietro rispetto ad altri Paesi Europei: abbiamo metà della percentuale degli studenti stranieri della Francia ed un terzo rispetto al Regno Unito. Un valido strumento, nella giusta direzione, è offerto dalle reti Europee, destinatarie di finanziamenti per progetti di scambio, non limitati agli aspetti di formazione ma anche finalizzati allo sviluppo di esperienze in azienda. Ad oggi, poco più di 20 università italiane sono coinvolte in altrettante reti. L’Università di Pavia è entrata a far parte di una di queste reti, insieme a sei università straniere tutte appartenenti al Gruppo di Coimbra, l’associazione che raccoglie alcuni tra i più antichi e prestigiosi atenei europei.

 

IMPORTANZA DEL RAPPORTO CON LE IMPRESE E IL MONDO DEL LAVORO

 

La scarsa capacità di attrarre studenti stranieri dipende anche dalla minore attrattività delle opportunità di lavoro per un neo-laureato in Italia. Questo è vero soprattutto per quanto riguarda la motivazione degli studenti delle lauree magistrali. Pesa il fatto che il mondo del lavoro italiano sia percepito come statico e anche poco competitivo sotto il profilo della remunerazione. In questo quadro, il sistema universitario può e deve fare la sua parte favorendo e accompagnando nuova e rinnovata imprenditoria basata sulla conoscenza. Vanno create tutte le condizioni perché possa aversi sviluppo economico attorno ai centri di ricerca ed innovazione. Fa parte della missione dell’università, è un suo dovere sociale, ma anche un elemento importante per la sua stessa crescita.

 

IL PARCO CARDANO PER L’INNOVAZIONE SOSTENIBILE

 

In questa direzione si muove l’Università di Pavia, non solo sviluppando nuove collaborazioni con le imprese e favorendo la nascita di start-up, ma anche immaginando, insieme all’Ente Regionale e all’Amministrazione comunale, nuovi insediamenti che possano trarre particolare vantaggio dalla presenza dell’Università di Pavia e degli altri importanti centri di conoscenza operanti sul territorio: la Scuola Universitaria Superiore IUSS, tre IRCCS, il CNR, l’INFN – Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, il CNAO – Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica ed altre significative realtà dedicate alla ricerca di base ed applicata. A questo fine, abbiamo avviato, su terreni universitari, la realizzazione di un “Parco dell’Innovazione Sostenibile”, pensato per accogliere aziende ed ospitare progetti di ricerca in collaborazione tra istituzioni pubbliche ed operatori privati. Sarà dedicato a Gerolamo Cardano, poliedrico scienziato rinascimentale e docente della nostra Università. I temi di interesse saranno ambiente e salute. Partner di questa iniziativa sarà Arexpo. All’interno del Parco, nascerà presto un centro di formazione e ricerca, finanziato con 12 milioni di euro da Regione Lombardia – che ringrazio per credere, insieme a noi, in questa prospettiva di crescita.

 

BILANCIO DELL’ESPERIENZA COVID

 

Il discorso inaugurale è occasione per promuovere progetti futuri, ma anche per un bilancio, seppure sommario. di quanto accaduto. In un periodo, così drammatico e destinato a condizionare il futuro, ogni attività universitaria è stata costretta ad un radicale ripensamento. Nel giro di poco più di una settimana, tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo 2020, tutte le nostre attività sono state trasferite online. Abbiamo quindi attrezzato 305 aule per video-ripresa e registrazione, ri-organizzato tutti gli insegnamenti, accolte con tempestività le preferenze degli studenti che, quando ci era consentito, potevano optare per seguire in aula o da remoto. Nel dover prendere tante decisioni delicate ed in poco tempo, ho avuto il fattivo sostegno dell’intera comunità accademica: studenti, personale tecnico-amministrativo, esperti linguistici, docenti. E vorrei anche ricordare il coordinamento con tutti gli altri Rettori della Lombardia, che è stato decisivo nei momenti più difficili. Se mai ne avessimo avuto bisogno, abbiamo capito che senza un rapporto diretto con gli studenti in aula e senza la presenza dei giovani ricercatori nei laboratori e nelle biblioteche, l’università semplicemente sparisce. L’auspicio di un ritorno alla pienezza della vita universitaria resta dunque la stella polare, ma non deve indurci ad archiviare sbrigativamente quanto di buono l’esperienza del digitale ci ha lasciato. In particolare, dobbiamo proseguire nella strada, già tracciata prima della pandemia, verso una modalità didattica “blended”, che lasci più spazio per attività collaborative, in cui il docente svolga un ruolo di guida e stimolo. Un secondo obiettivo è quello di includere maggiormente gli studenti lavoratori, nonché raggiungere studenti stranieri all’estero.

 

NUOVE INIZIATIVE PER LA DIDATTICA

 

La riorganizzazione necessaria e radicale delle attività didattiche non è andata a scapito della progettualità di nuova offerta formativa. La strada che abbiamo imboccato e percorreremo con coerenza guarda a corsi di laurea che rispondano sempre meglio alle esigenze di una società in rapida e profonda evoluzione. In questa linea, si inserisce una nuova proposta per gli studenti di Medicina. La motivazione risiede nel fatto che è difficile oggi pensare ad un medico che non abbia nozioni di informatica, bio-materiali e robotica. Per questo, abbiamo avviato un percorso integrativo per gli studenti di Medicina, chiamato MEET – “Medicine Enhanced by Engineering Technologies”. Si tratta di un progetto che stiamo sviluppando insieme all’Università di Pisa, alla Scuola Superiore Sant’Anna e alla Scuola Superiore IUSS. Ma non è l’unica novità. Nell’ambito di un’ampia convenzione con ENI, che riguarda ricerca e formazione, abbiamo iniziato a condividere il prestigioso e storico Master MEDEA – “Master in Management ed Economia dell’Energia e dell’Ambiente”. I partecipanti ammessi sono 30. Abbiamo ricevuto 800 domande da 65 Paesi! Per l’anno accademico che sta per iniziare, sono poi lieto di annunciare l’avvio del Corso di Laurea Inter-Ateneo in Intelligenza Artificiale. Progettato e gestito con le Università di Milano Statale e Milano Bicocca su una tematica oggi di importanza centrale, può anche indicare una via per l’organizzazione di nuovi corsi. La forza di tre Atenei multi-disciplinari tra loro vicini può e deve essere sfruttata di più, proprio al fine di incrementare le opportunità per i nostri studenti. Ma anche per realizzare un’offerta didattica migliore in grado di attrarre più studenti a livello europeo. In generale, penso che la competizione tra Atenei sia stata di recente esaltata più della cooperazione, mentre l’auspicio è che in futuro anche le misure governative sottolineino maggiormente ciò che unisce rispetto a ciò che distingue. Insieme alla predisposizione di nuova offerta formativa, grande attenzione è rivolta ad altri aspetti della vita universitaria, a partire dallo sport. Il Centro Universitario Sportivo sta progettando nuove strutture per la pratica quotidiana e, come Ateneo, abbiamo approvato la cosiddetta “dual career”, per meglio accompagnare quelli tra i nostri studenti che fanno agonismo ad alto livello. In un 2021 segnato da un vero e proprio rinascimento dello sport italiano, di cui tutto il Paese è orgoglioso, ho il piacere di congratularmi con la nostra laureata e ora studentessa magistrale Monica Boggioni, che ha vinto ben 3 bronzi nel nuoto alle Paraolimpiadi, e con il nostro laureato Manfredi Rizza, argento olimpico nella 200 metri di canoa, che è qui con noi e saluto.

 

RICERCA E POTENZIAMENTO DEI DOTTORATI

 

Una università che fa ricerca è una università che coinvolge i giovani. Da questo profondo convincimento è maturato il progetto di incrementare stabilmente il numero degli studenti coinvolti nel dottorato di ricerca, riducendo così la distanza che tuttora ci separa dalle università europee di qualità. Il progetto ha trovato in Banca Intesa Sanpaolo e in Fondazione Banca del Monte di Lombardia due partner molto attenti, che si sono impegnati a sostenere 11 nuove borse di studio per cinque cicli consecutivi. L’apporto è davvero significativo e ci permette di aumentare del 10% all’anno le nostre borse di studio e per questo li ringrazio. I temi di ricerca abbracciano un ampio numero di discipline e sono quelli di maggiore impatto sociale: dalle fonti di energia rinnovabili allo studio della neuro-robotica, dalle minacce virali al trattamento automatico del linguaggio, dalla micro-fluidica al diritto societario. Mi fa, inoltre, piacere ricordare che abbiamo inaugurato una Piattaforma Avanzata per la Strumentazione scientifica di area biomedica. Ha richiesto un investimento di 8 milioni di euro ed è un nostro fiore all’occhiello. La Piattaforma è aperta alla collaborazione con altri Atenei e centri di ricerca. Ho voluto fin qui guardare avanti, anche per sottolineare come i 660 anni della nostra Università siano allo stesso tempo una grande responsabilità, un orgoglio ed uno stimolo. Ma, ora, è per me un onore sviluppare qualche breve riflessione in retrospettiva.

 

PERCHÉ IL 1361

 

Perché nel 1361 nasce qui, a Pavia, un’Università? Da due anni, Pavia era stata conquistata dai Visconti, che ambivano a creare uno Stato potente e prestigioso. Pavia aveva un passato degno delle loro ambizioni: nell’alto Medioevo era stata urbs regia, sede di re, capitale del regno longobardo. Fa riflettere il fatto che per riportare Pavia all’altezza del suo passato, Galeazzo II Visconti, fra i suoi primi provvedimenti, pensi di investire in un centro di istruzione superiore. Galeazzo chiama gli studenti a Pavia per riempire un vuoto. La città è infatti ancora desolata per l’assedio che aveva subito proprio ad opera di Galeazzo e anche per la recrudescenza della peste nera, cui accenna persino il diploma imperiale di Carlo IV («odiosa pestilentiae rabies»): muoiono sette pavesi su dieci, è il macabro conto delle cronache coeve. Per ridare vita alla città, Galeazzo chiama i giovani. E questa chiamata è emblematica del rapporto che lega Pavia ai suoi studenti fin dall’origine, come se, tolti loro, rimanesse priva di un elemento vitale. Ma quale era lo scopo dell’università immaginata da Galeazzo? Essenzialmente formare quadri dirigenziali dotati di cultura giuridica. Per questo i Visconti decisero un notevole investimento a carico delle casse pubbliche, secondo un modello che differenziava perciò l’università pavese dall’universitas di tipo bolognese, che era invece aggregazione corporativa di studenti che ingaggiavano il maestro. L’Università di Pavia ha cioè da subito natura pubblica poiché nasce in uno spazio politico dominato dalla signoria viscontea. E soprattutto ha la vocazione a essere ateneo di un territorio più ampio della città (e della provincia), alla quale è però geneticamente legato. Sono due tratti, questi ultimi, non scontati. Infatti, molte università medievali nascono per iniziativa privata, e molte hanno la vocazione a servire territori circoscritti.

 

LA NOSTRA STORIA E I NOSTRI SPAZI

 

Ricostruire 660 anni di vita dell’Università di Pavia, rivela una vera e propria metamorfosi dell’intera città. Basti ricordare un fatto fra i tanti: per quanto riguarda il versante esterno, quello edilizio, la crescita dell’Università nella città è avvenuta in buona parte attraverso il recupero di edifici di grande pregio storico, che avevano avuto nei secoli altre destinazioni. Il nucleo di questo palazzo in cui noi ora siamo, costruito intorno al 1488, si è accresciuto inglobando l’Ospedale San Matteo, di cui riconosciamo ancora l’impianto a crociera e i cortili. Pensate che in un’aula dell’attuale Collegio Fraccaro, qui alla mia sinistra, è avvenuto, per opera di Edoardo Porro, il primo parto cesareo della storia, in cui oltre alla mamma si salvò anche il bambino. Poi altri grandiosi monumenti, Palazzo Botta Adorno, San Felice, San Tommaso. La modernizzazione è avvenuta, paradossalmente, riportando a nuova vita l’antico. Insieme all’università, Pavia è celebre per i suoi collegi, basti citare l’Almo Collegio Borromeo e il Collegio Ghislieri fondati rispettivamente nel 1561 e nel 1567 ed ancora in piena attività come luoghi di eccellenza e di reale diritto allo studio. Il sistema dei collegi si è poi rafforzato dopo il 1945, per iniziativa dell’allora rettore Plinio Fraccaro, determinando l’unicità di Pavia nel panorama italiano, di avere ben 15 collegi universitari, di cui 11 gestiti dal nostro ente per il diritto allo studio: non semplici residenze, ma luoghi di cultura e di formazione umana. Ma tanti secoli di vita significano anche altro: intanto, la consuetudine a un dialogo fra discipline diverse. Poi le strutture di ricerca: basti pensare alla ricchezza delle nostre Biblioteche, che sono state create in secoli di acquisti giudiziosi. Da due anni questo immenso patrimonio, per la sua parte umanistica, è disponibile in una moderna biblioteca unificata, in cui i nostri studenti possono fare l’incontro con un deposito di cultura nella tradizione dei  nostri grandi maestri, da Ugo Foscolo a Contardo Ferrini, da Maria Corti a Emilio Gabba. Se poi consideriamo l’espansione al polo del Cravino, ognuno dei nostri attuali gruppi di ricerca si può ricollegare nella sua genealogia a Alessandro Volta, a Lazzaro Spallanzani, a Adolfo Ferrata, a Luigi Cavalli Sforza, a Enrico Magenes. Questa è la ricchezza della nostra storia. E se la percorriamo anche solo rapidamente, capiamo perché siamo così orgogliosi della nostra università, degli uomini e delle donne che da quel giorno del 1361 l’hanno animata con tutta la loro intelligenza e passione.

 

CONCLUSIONE

 

In conclusione, ho il piacere di condividere con voi, in anteprima, l’orario delle lezioni del nuovo anno accademico. Lo vedete alle mie spalle. Nella Facoltà Filosofica, all’ora terza ante-meridiana, farà lezione, come negli ultimi anni, il cittadino prof. Alessandro Volta che terrà l’insegnamento di Fisica sperimentale. Alla stessa ora, per la Facoltà medica, il prof. Antonio Scarpa insegnerà Clinica chirurgica. Non è ovviamente vero! Questo orario risale all’epoca della Repubblica Cisalpina. Ma quanto mi preme rimarcare oggi è che il nuovo anno accademico rivedrà gli studenti nuovamente nelle nostre aule. In piena sicurezza e di nuovo in presenza. Con affettuoso sguardo a questo importante passato, con forte richiamo alle ambiziose progettualità future, onorato dalla presenza del Presidente della Repubblica, dichiaro ufficialmente aperto l’anno accademico 2021-2022.

W l’Università italiana, W l’Università di Pavia.

 

 

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