La Sacra Scrittura di domenica 2 maggio

Il commento di don Michele Mosa. «Crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri»

Inseparabili. Indivisibili. Fede e amore. Dio e l’umanità sono un’unica realtà. Sono le due facce della stessa medaglia. Separarle causa la perdita di valore e di significato. Le svuota, le priva dell’anima: credere nella Trinità senza amare gli uomini e le donne che vivono accanto a te è astratta teoria. Amare il prossimo senza avere le radici nella Trinità è illusione, per non dire presunzione. Non cogliere il legame che lega fede in Dio e amore dei fratelli significa – a mio parere – perdere di vista la peculiarità, il “proprium” del cristianesimo: l’incarnazione. Il Vangelo diventa un libro affascinante ma fa parte della collana editoriale “Mille e una notte”: bello da leggere, affascinante da ascoltare. Favola che non si può vivere nel quotidiano. La fede senza la vita cos’è? Una bella dottrina. Un corso di teologia che attira molti studenti. Lettera morta. La fede ha bisogno di chi la vive. E vivendola la testimonia. La racconta. La rende visibile. Anzi vivibile. Non esiste infatti la fede; esistono uomini e donne di fede. Uomini e donne che credono e vivono la fede. L’amore senza radici cos’è? Entusiasmo di un momento. Seme tra le spine e casa sulla roccia, per usare il linguaggio evangelico. Ricorda spesso Papa Francesco che l’amore è «più nei fatti che nelle parole»: non è «un amore di telenovela, una fantasia», storie che «ci fanno battere un po’ il cuore, ma niente di più»; è «nei fatti concreti». È il superamento dell’eresia gnostica che portava a credere in un «Dio lontano… e non c’era concretezza». Invece, l’amore del Signore «è stato concreto, ha inviato Suo Figlio… fatto carne per salvarci». Fede in Cristo che si fa amore del prossimo. Amore per gli uomini che ha bisogno del nutrimento della fede in Cristo. Penso possa essere lo stile della Chiesa che vuole uscire da questa situazione di pandemia e di crisi: proposta concreta per ogni discepolo e discepola del Vangelo. Riprendere in mano il Vangelo: studiarlo, meditarlo e pregarlo. Farlo diventare la bussola della nostra quotidianità. E declinarlo in quelle che un tempo si chiamavano “opere di misericordia”, di amore concreto. Incarnato. Abbiamo due polmoni: non solo non possiamo separarli. Dobbiamo anche usarli entrambi. Fede e amore. Radici in cielo e piedi ben saldi sulla terra.

 

Don Michele Mosa