Uno studio del San Matteo di Pavia sulla correlazione tra Covid-19 e carenza di vitamina D

La ricerca condotta dal gruppo del prof. Riccardo Caccialanza, direttore dell’Unità di Nutrizione Clinica

Un gruppo di clinici e ricercatori del Policlinico San Matteo ha condotto uno studio, nei pazienti affetti da Covid e ricoverati in ospedale, per individuare la prevalenza della carenza di vitamina D, ponendola in correlazione con gli esiti clinici e i marker di gravità della malattia. Il lavoro è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista “Clinical Nutrition” e porta la firma del prof. Riccardo Caccialanza, direttore dell’Unità di Nutrizione Clinica, e dei suoi collaboratori. I ricercatori hanno rilevato “livelli molto bassi di vitamina D nei pazienti ricoverati in condizioni severe, anche se tali livelli non sono risultati associabili a variabili di esito, probabilmente anche in considerazione della criticità delle condizioni di molti pazienti all’ingresso in ospedale”. Lo studio ha fotografato, al momento del ricovero, i seguenti fattori: la prevalenza della carenza di vitamina D; l’associazione tra lo stato della vitamina e gli esiti clinici (come polmonite grave, ricovero in unità di terapia intensiva e mortalità intraospedaliera) e marcatori biochimici di gravità della malattia (come, ad esempio, conta dei linfociti, proteina C-reattiva). Lo studio è stato condotto nel periodo tra marzo e aprile su 129 pazienti ricoverati, 34 dei quali sono deceduti durante la degenza ospedaliera. “I livelli sierici di vitamina D sono stati valutati a 48 ore dal ricovero ospedaliero e il 54,3% ne era gravemente carente – spiega Riccardo Caccialanza -. Tuttavia, se l’adeguatezza della vitamina D possa prevenire l’infezione da Covid-19 o influenzare gli esiti clinici deve essere ancora valutato rispettivamente da studi di popolazione e studi di intervento adeguatamente dimensionati e progettati, che potrebbero essere molto rilevanti considerato l’andamento della pandemia a livello globale”.