Sequestrate ville e case per 2,5 milioni a ex capo di banda specializzata in furti e rapine

L'operazione della DIA di Milano e dei carabinieri del comando provinciale di Pavia

Ha investito i bottini di furti e rapine, messi a segno dalla sua banda in diverse province del Nord Italia, in operazioni immobiliari. Secondo quanto è emerso dalle indagini, grazie ai soldi ricavati illecitamente dalle azioni criminose, l’uomo (un 58enne nomade di etnia “sinti” residente ad Asti) ha acquistato 12 tra ville e appartamenti nelle province di Asti e Alessandria, a Pavia e San Genesio (Pavia) e a Finale Ligure (Savona), intestandole a propri familiari. Case nelle quali sono entrati in affitto diversi inquilini. Un patrimonio del valore di 2,5 milioni di euro che ora è stato posto sotto sequestro grazie ad un’operazione congiunta dei carabinieri del comando provinciale di Pavia e della Direzione Investigativa Antimafia di Milano (nella foto la conferenza stampa svoltasi giovedì 1 ottobre al comando provinciale dell’Arma a Pavia, ndr).
E proprio l’intervento della DIA ha consentito di rendere operativo il sequestro preventivo della case. Il Tribunale di Torino, sulla scorta di quanto segnalato dagli investigatori, ha disposto nei confronti del 58enne la misura di prevenzione patrimoniale con il sequestro di ville, appartamenti e diversi terreni. L’attività è stata eseguita da personale del centro operativo della DIA di Milano e dai carabinieri di Pavia, con il supporto dei carabinieri di Asti e del centro operativo DIA di Genova. Le case sequestrate sono ora state affidate in gestione ad un amministratore giudiziario nominato dal Tribunale, che si occuperà di riscuotere gli affitti dagli inquilini in attesa della decisione finale sul destino di questi immobili.
Il capo dell’organizzazione criminale era stato arrestato dai carabinieri, insieme ad altre 5 persone, nel 2015. Dalle indagini era emerso che la banda aveva messo a segno furti e rapine nelle province di Pavia, Piacenza, Brescia, Bergamo, Mantova, Cremona e anche in altre aree dell’Italia Settentrionale. La modalità di accesso alle abitazioni prese di mira era sempre la stessa: i banditi riuscivano ad entrare, presentandosi come appartenenti all’Arma dei carabinieri grazie a falsi segni distintivi (tesserini, placche e lampeggianti). L’associazione criminale è riuscita ad impossessarsi, oltre che di denaro contante, anche di gioielli, orologi di valore, auto, armi e beni di consumo elettronici. In un caso, in provincia di Piacenza, la vittima della rapina ha cercato di reagire ed è stata picchiata dai malviventi. (A.Re.)