La Sacra Scrittura di domenica 24 maggio

Il commento di don Michele Mosa. «Illumini gli occhi del vostro cuore»

Niente romanticismo. Nessuna smanceria. Paolo, o forse un suo discepolo, non sta scrivendo una lettera d’amore. O sì? Se – come scriveva Silvano Fausti parafrasando Sant’Agostino – si ama solo ciò che si conosce e si conosce solo ciò che si ama, allora è una lettera d’amore. In particolare, in questo brano diventa un’intensa preghiera al Padre perché ci faccia comprendere la speranza che sostiene il nostro cammino, accenda il nostro cuore del desiderio di conquista del tesoro del Regno. Il cuore: l’organo delle relazioni. Dell’incontro fraterno. Basta pensare ai discepoli di Emmaus: la durezza del cuore chiude gli occhi. O al rimprovero di Gesù ai farisei: il divorzio nasce dalla durezza del cuore. Cuore di pietra, avrebbe detto il profeta Ezechiele. Invocando da Dio il dono di un cuore di carne, che faccia scoprire il senso della Legge e la faccia vivere in pienezza e senza rigidità. Scoprire il tesoro, diventare uomini e donne di speranza è un modo nuovo di conoscere. Che non esclude lo studio e la ricerca ma che nasce innanzitutto dall’amore e dalla passione: “studio” in latino significa essere appassionato. E passione non è prima di tutto sinonimo di sofferenza ma di desiderio, attrazione, ricerca. Illuminare è allora accendere la luce sapendo che la sorgente di quella luce è la Parola di Dio: «lampada ai miei passi, luce sul mio sentiero». In questi mesi probabilmente abbiamo anche noi sentito la mancanza della celebrazione eucaristica ma siamo scivolati nella polemica messa sì o no invece di aprire la Scrittura e farci illuminare. Forse abbiamo pregato, e tanto, ma con le nostre parole invece che con la Parola che viene da Dio. Facciamo nostra questa preghiera e chiediamo che il Padre illumini gli occhi del nostro cuore e ci aiuti a innamorarci di Cristo e della Sua Parola.

 

Don Michele Mosa