La Sacra Scrittura di domenica 22 dicembre

Forse è solo una mia idea fissa: il mistero di Cristo – e del cristianesimo, di conseguenza – può essere compreso solo nella luce della Risurrezione: deve perciò essere letto a partire da quell’evento. Anche il Natale. Basterebbe guardare un’icona per comprenderlo. Il Bambino è fasciato come un morto e la mangiatoia è in realtà un sarcofago. Le fasce poi sono per i pastori segno di riconoscimento del Bambino, come saranno il segno tangibile della resurrezione per le donne e per Pietro e Giovanni davanti al sepolcro vuoto. In Occidente – e questo è ciò che segna profondamente la festa del Natale sia per l’aspetta cultuale sia per quello culturale – il legame con la Pasqua passa attraverso il simbolo, pagano, del Sole: il “Sol invictus”. Scriveva Hugo Rahner, fratello del più celebre Karl: «La Resurrezione dai morti fu per Gesù l’esordio di una vita nuova e destinata a non più finire: “La morte non ha più dominio su di lui” (Rom. 6,9). II Cristo è davvero il Sol invictus, la sua aurora è una nuova nascita, e questo era un pensiero familiare anche all’uomo antico, poiché ogni mattina rinasce Helios: “aliusque et idem nasceris”, canta Orazio nel “Carmen saeculare”. (Il Sole, Elio, rinasce ogni mattina nuovo e sempre uguale)». Clemente di Alessandria canta il Cristo come «Sole della Resurrezione, generato prima della stella mattutina, munifico di vita con i suoi raggi». Il sepolcro è come l’utero: la notte che precede il giorno, il buio che cede il passo alla luce. Lo spiega bene un’antica omelia greca per il Sabato Santo: «Di notte il Cristo nacque a Betlemme, di notte rinacque in Sion». Ancora più interessante sarebbe poter sviluppare la cosiddetta “teoria mistica” che mette in relazione Giovanni Battista e Gesù. Essa muove da Gv 3, 30: «bisogna che egli cresca e io diminuisca». Sul calendario il confronto fra la “Lucerna-Giovanni” e il “Sole-Cristo” ruota attorno al 24 giugno e al 25 dicembre. La cosa più interessante però – mi scuso per la brevità (chi vuole potrà approfondire però) – è che l’annunciazione a Maria avviene il 25 marzo, cioè il 14 di Nisan: la data della Pasqua ebraica. E l’esegesi rabbinica spiegava che in quel giorno Dio aveva creato il mondo, Eva aveva mangiato il frutto proibito, Abramo aveva immolato Isacco, il popolo Ebreo aveva attraversato il Mar Rosso e Mosè aveva ricevuto le Tavole della Legge. I Padri continueranno questa lettura esegetica e diranno: il 14 di nisan/25 marzo Dio creà la luce, Maria pronunciò il suo sì, Cristo morì sulla croce. Illuminati dunque dalla luce della Risurrezione andiamo come i pastori fino a Betlemme a contemplare il Signore. Sostiamo stupiti davanti a quel bambino/mummia, lasciamoci fecondare dallo Spirito come Maria, facciamo nostro il silenzio di Giuseppe: il Natale di Gesù diventerà il nostro Natale, sarà come rivivere il nostro Battesimo. 

 

 

Don Michele Mosa