La Sacra Scrittura di domenica 26 settembre

Il commento di don Michele Mosa. «Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni!»

Giorni in cui si presume verrà la carestia. Giorni in cui avremo bisogno di ricorrere alle scorte. Siete come le formiche: previdenti. Invece no! La ricchezza accumulata non è un bene: è spesso infatti frutto di ingiustizia. Scriveva Leone XIII nell’introduzione alla “Rerum novarum” (1891): «I portentosi progressi delle arti e nuovi metodi dell’industria; le mutate relazioni tra padroni ed operai; l’essersi in poche mani accumulata la ricchezza, e largamente estesa la povertà; il sentimento delle proprie forze divenuto nelle classi lavoratrici più vivo e l’unione tra loro più intima: questo insieme di cose e i peggiorati costumi hanno fatto scoppiare il conflitto». I pochi che hanno molto, anzi troppo. I molti che hanno poco, anzi niente. E sarebbe retorica a basso prezzo citare ad esempio i bambini che lavorano nelle miniere di cobalto del Congo. Giacomo mi piace: mi accoltella ma mi fa sentire vivo. Mi ricorda che la vita è essenzialmente gratuità: dal concepimento alla morte. Il filo che unisce i due capi non può essere quello del guadagno, dell’accumulo, del successo o del potere. Che, certamente pagano, ma non durano. E soprattutto non danno la felicità. E, forse, neppure la serenità. Penso non ai tormenti del ricco che deve custodire i suoi nuovi magazzini o difenderli dall’assalto della Banda Bassotti. No, penso al contrasto fra la preoccupazione per il conto in banca e la predicazione del Vangelo: come puoi avere nel cuore il sasso su cui stanotte poggerà il capo il Maestro e in mente Piazza Affari? Pianto e stridore di denti. Non nell’aldilà, qui sulla terra. Nel quotidiano di chi ti vive accanto. E nel tuo quotidiano, continuamente diviso fra ideale che ti spinge a sognare e i conti del dare-avere che non ti danno respiro. Beati i poveri: in spirito e nella gestione della quotidianità. Riscopriamo il dono della manna: gratuità che permette di gustare la vita senza assillo e senza affanno. La manna: dono che arricchisce proprio perché non si può accumulare.

Don Michele Mosa